L’amore si impara
È tutta questione di… ignoranza.
Statue divelte; “imbrattamenti” vari, a monumenti che esprimono una tradizione intellettuale e storica di indubbio valore mondiale; divieti di fotografare la Cappella Sistina, a meno che non si sia due nullità neuro-cognitive (ma ricche, molto ricche…) presenti nei social; esaltanti discussioni sui comportamenti neuronali dei nostri politici, specialmente di fronte alla necessità o meno di portare la mascherina; polemiche a non finire nei confronti di alcune sopracciglia che caratterizzano il volto di una sconosciuta (specialmente su Twitter); insomma, tutte espressioni della qualità amorosa di molti cervelli italiani.
Nel mio testo intitolato La mente ama. Per sapere ciò che siamo con gli affetti e la nostra storia, giunto alla sua quinta edizione, per i tipi della Lucia Pugliese Editore – il Pozzo di Micene, Firenze, affermo ampiamente che l’amore si impara.
Tutto, nella nostra vita, da quando siamo concepiti fino alla morte, è apprendimento e siamo programmati affinché tale processo sia costante e continuo nel tempo, proprio per modificare in meglio i nostri comportamenti concreti, nella nostra quotidianità. Quando crediamo di apprendere nuovi concetti e nuove informazioni, che però non vanno a modificare il nostro comportamento nella vita di tutti giorni, in realtà non stiamo apprendendo nulla. Le modificazioni che ogni apprendimento produce nei comportamenti umani devono essere permanenti e procedere secondo una evoluzione positiva che accresca il livello della propria qualità di vita, sia al singolare quanto al plurale.
Il principio fondamentale di ogni forma di apprendimento si traduce quindi in un comportamento che potremmo definire accogliente, in base al quale, anziché affermare con ogni forza la validità della propria verità, si è in grado di tacerla, per fare spazio all’ascolto dell’altrui verità. Ecco perché ho anche affermato che la verità non è mai un giudizio ma sempre un incontro.
Imparare questi atteggiamenti significa apprendere la lezione più importante della nostra mente: accogliere la storia che ci precede, nel rispetto della sua identità, con lo scopo di modificare i nostri comportamenti presenti, e favorire il miglioramento comune e condivisibile della qualità della vita.
Questo significa amare. Questo è l’amore.
Bene, ho l’impressione che in questo periodo storico non vi siano solo espressioni di un malessere psichiatrico pubblico e politico (anche relativamente diffuso…), ma vi sia un malessere di fondo molto più pervasivo: quello educativo e formativo.
Per non imbrattare il mondo è necessario essere puliti dentro.
Altrimenti, il consiglio che posso dare, non è solo quello di lavarsi con una certa frequenza, ma di nascondere con attenzione la propria sporcizia.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
Scrivi una mail a Alessandro Bertirotti