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L’Acquedotto voluto da Carlo di Borbone sarà illuminato
Prove di illuminazione per l’Acquedotto Carolino-L’Acquedotto voluto da Carlo di Borbone sarà illuminato
Di Santillo il 23 novembre 2015 Editoriali, SlideHome
E’ una grande opera di ingegneria idraulica, una delle imprese più importanti realizzate dai Borbone. Parliamo dell’Acquedotto Carolino, grandioso progetto compiuto da Luigi Vanvitelli per il re di Napoli Carlo di Borbone, che presto presenterà una inattesa novità. I cosiddetti ‘Ponti della Valle’ (parte più importante dell’intero acquedotto che si trova nel comune di Valle di Maddaloni in provincia di Caserta), dopo un’opera di bonifica, saranno completamente illuminato. I lavori per l’installazione dell’impianto di energia elettrica sono già iniziati. Si tratta di un progetto ambizioso che, finalmente, renderà giustizia ad una opera innovativa ed esclusiva.
LA STORIA DELL’ACQUEDOTTO CAROLINO. L’Acquedotto Carolino, ricodiamo, è inserito nel 1997 nella lista dei beni tutelati dall’Unesco. Il condotto, attualmente ancora funzionante, è nato dall’esigenza di approvvigionare la grande città che sarebbe sorta intorno alla Reggia di Caserta. Vanvitelli per trovare una fonte d’acqua per alimentare la splendida tenuta del re, dovette risalire fino al Taburno e alla sorgente del fiume Fizzo nel beneventano. Proprio da questo punto nasce l’Acquedetto, che alla fine della sua costruzione misurerà quasi 38 chilometri, lungo i quali si trovano 67 torrini, caratteristiche costruzioni a pianta quadrata e copertura piramidale, destinati a sfiatatoi e ad accessi per le ispezioni. L’architetto napoletano, che prese spunto dagli acquedotti romani della Provenza e di Segovia, trovò non poche difficoltà per realizzare questa mastodontica opera. Basti pensare che, per traforare il monte Garzano, composto da roccia pura, gli operai impiegarono addirittura tre anni. Vanvitelli, oltre ad essere un grandissimo architetto, dunque, dimostrò anche eccellenti capacità di ingegneria idraulica. Una dimostrazione di tale maestria la troviamo alla fonte della struttura, dove fece costruire due grandi vasche per depurare l’acqua dai detriti. Nella realizzazione dell’Acquedotto Carolino, il padre della Reggia di Caserta non trovò solo ostacoli naturali, ma anche numerosi intoppi ‘burocratici’. Il progetto iniziale di Carlo era quello di realizzare una rete al fine di potenziare anche l’alimentazione idrica della città di Napoli. Infatti, l’Acquedetto del Carmigliano era in condizioni fatiscenti e non in grado di sostenere le esigenze di una città in totale espansione come quella partenopea. Ben presto, però, l’idea del re e di Vanvitelli fu ostacolata da Bernardo Tanucci.
Ministro e primo consigliere di Carlo, divenne ben presto il ‘re facente funzioni’ quando quest’ultimo si trasferì per dirigere il regno di Spagna e fu costretto ad abdicare a favore del figlio Ferdinando, che aveva appena 9 anni. Ecco che Tanucci face valere tutto il suo potere, bloccando il progetto, soprattutto per problemi economici: un’antica spending review. Questa era la versione ufficiale. I più maliziosi dicono che il ministro interruppe l’opera soprattutto per l’antipatia che aveva nei confronti di Vanvitelli. Insomma, tra i due non scorreva buon sangue. Nonostante tutto, l’opera fu completate e, in tutta la sua maestosità, è arrivata fino ai giorni nostri. Dalle sorgenti del Fizzo fino al nucleo agrario di Carditello, il Carolino ed il paesaggio circostante fanno da elemento unificante di un sistema di giardini, parchi, riserve di caccia e tenute che andrebbe completamente recuperato e riqualificato con interventi di restauro e di salvaguardia. L’opera di bonifica e la prossima installazione di un sistema di illuminazione è il primo passo in questa direzione.