La Turchia prende ancora di mira la Grecia
di Uzay Bulut 14 maggio 2018
Pezzo in lingua originale inglese: Turkey Targeting Greece – Again
Traduzioni di Angelita La Spada
Con l’attacco illegale e l’occupazione di Cipro Nord nel 1974 e della città siriana di Afrin nel marzo di quest’anno – senza pressoché nessuna reazione globale – la Turchia sembra sentirsi incontrastata e impaziente di perseverare, e questa volta sembrerebbe aver preso di mira le isole greche ricche di gas naturale e petrolio.
“Mostrare interesse per l’Iraq, la Siria, la Libia, la Crimea, il Karabakh, la Bosnia e altre regioni fraterne è un dovere e un diritto della Turchia. La Turchia non è solo Turchia. Il giorno in cui rinunceremo a queste cose sarà il giorno in cui rinunceremo alla nostra libertà e al nostro futuro.” – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel 2016.
I bisogni turchi sono in realtà soddisfatti dai rapporti con gli Stati Uniti. I funzionari turchi di solito ottengono tutto ciò che vogliono dall’Occidente, ma sembrano aver scelto di allinearsi con l’Iran e la Russia, probabilmente nel tentativo di ricattare maggiormente l’Occidente.
La Turchia insidia sistematicamente la Grecia. Più di recente, il 17 aprile, l’elicottero sul quale volavano dall’isolotto di Ro a Rodi il premier greco Alexis Tsipras assieme all’ammiraglio capo delle forze armate greche Evangelos Apostolakis è stato infastidito da due F16 turchi.
Con l’attacco illegale e l’occupazione di Cipro Nord nel 1974 e della città siriana di Afrin nel marzo scorso – senza pressoché nessuna reazione globale – la Turchia sembra sentirsi incontrastata e impaziente di perseverare, e questa volta sembrerebbe aver preso di mira le isole greche ricche di gas naturale e petrolio.
Un’altra provocazione da parte del governo turco ha avuto luogo di recente quando tre giovani greci hanno reso omaggio a un pilota greco morto piantando cinque bandiere su alcuni isolotti del Mar Egeo.
Secondo i media turchi, la Turchia ha dapprima esortato la Grecia a rimuovere le bandiere, e poi ha condotto nottetempo un’operazione militare contro un isolotto minuscolo, Mikros Anthropofagos: unità operative speciali della Marina turca avrebbero rimosso le bandiere il 15 aprile.
“Non prendete provvedimenti pericolosi”, così il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha avvertito la Grecia: “I nostri soldati possono provocare un incidente”.
Molti mezzi di informazione hanno coperto con orgoglio l’operazione, come se la Turchia, in una battaglia trionfante, avesse conquistato nuovi regni. I media greci, hanno tuttavia riferito che secondo testimoni locali tutte e cinque le bandiere sono ancora piantate nel terreno.
Le isole dell’Egeo che la Turchia continua a minacciare di invadere, sono giuridicamente e storicamente greche.
Dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è recato nel dicembre scorso in visita ufficiale nello Stato ellenico, i media turchi hanno intensificato la loro campagna contro la Grecia e hanno assunto una posizione militarista riguardo “l’occupazione greca delle isole”. Alcuni quotidiani affermano che “la Grecia è diventata la patria di terroristi ostili alla Turchia”. Altri dicono: “La Grecia intende invadere la Turchia”. Secondo qualche editorialista, “la Turchia può combattere contro la Grecia nell’Egeo”, mentre altri accusano i funzionari consolari greci a Istanbul di cercare di far rivivere l’Impero bizantino attraverso una mostra organizzata dal consolato greco a Istanbul dal dicembre 2017 al gennaio 2018.
Perché sono molti i turchi ossessionati dalla Grecia?
Nel 1923, dopo un grande attacco sferrato contro i greci anatolici – il genocidio perpetrato dal 1913 al 1923 – fu fondata la Repubblica di Turchia. Da allora, gli obiettivi espansionisti della Turchia sembrano essere ispirati da un’apparente aggressione storica, dall’odio verso i greci, da un neo-ottomanesimo e da una tradizione islamica di conquista o di jihad.
Dalla metà del XV secolo fino alla proclamazione della prima repubblica ellenica nel 1822, i confini della Grecia moderna furono occupati dall’Impero ottomano. Erdogan è stato franco riguardo ai suoi obiettivi di resuscitare l’Impero o quantomeno di espandere il territorio turco il più possibile:
“Ci sono frontiere terresti e frontiere nei nostri cuori”, egli ha detto. “Qualcuno ci chiede: ‘Perché siete interessati all’Iraq, alla Siria, alla Georgia, alla Crimea, al Karabakh, all’Azerbaijan, ai Balcani e al Nord Africa?’ (…) Nessuna di queste terre ci è estranea. È possibile dividere Rize [in Turchia] da Batumi [in Georgia]? Come possiamo considerare Edirne [in Turchia] separata da Salonicco [in Grecia]? Come possiamo pensare che Gaziantep [in Turchia] non abbia niente a che fare con Aleppo [in Siria], Mardin [in Turchia] con Al-Hasakah [in Siria], o Siirt [in Turchia] con Mosul [in Iraq]?
“Dalla Tracia all’Europa orientale, ad ogni passo che si fa, si vedono le tracce dei nostri antenati. (…) Dovremmo ignorare la nostra vera identità per pensare che Gaza e la Siberia, con cui parliamo la stessa lingua e condividiamo la stessa cultura, siano separate da noi. Mostrare interesse per l’Iraq, la Siria, la Libia, la Crimea, il Karabakh, la Bosnia e altre regioni fraterne è un dovere e un diritto della Turchia. La Turchia non è solo Turchia. Il giorno in cui rinunceremo a queste cose sarà il giorno in cui rinunceremo alla nostra libertà e al nostro futuro”.
Erdogan ha anche fatto riferimento al Misak-i Milli (“Patto nazionale”), una serie di decisioni prese dal parlamento ottomano nel 1920 riguardanti i confini che il futuro Stato turco avrebbe dovuto fissare nella Turchia ottomana. Il Patto nazionale viene in genere menzionato quando si invoca l’espansione territoriale turca.
Il quotidiano turco Hürriyet ha scritto:
“Alcuni storici dicono che, secondo il Patto nazionale, i confini turchi includono – oltre agli attuali confini della Turchia – Cipro, Aleppo [in Siria], Mosul, Erbil, Kirkuk [in Iraq], Batumi [in Georgia], Salonicco [in Grecia], Kardzhali, Varna [in Bulgaria] e le isole dell’Egeo.”
Il 18 aprile, il ministro degli Esteri turco ha asserito che “le rocce di Kardak [gli isolotti greci di Imia], le loro acque territoriali e lo spazio aereo sopra di loro sono sotto la sovranità turca”.
I principali partiti politici della Turchia sono tutti determinati a invadere le isole del Mar Egeo – non sono tuttavia d’accordo su chi sia colpevole di aver concesso la sovranità greca sulle isole. Il principale partito di opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp) accusa l’Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo, al potere, “di permettere ai greci di occupare le isole turche”; l’Akp accusa il Chp, partito fondatore della Turchia, “di aver permesso alla Grecia di prendersi le isole, grazie al Trattato di Losanna del 1923”.
Le brame turche di ottenere nuovi vantaggi economici dall’industria del turismo, ma soprattutto dalle risorse di gas e petrolio del Mar Egeo, sembrano aver rafforzato il rinnovato interesse della Turchia per la Grecia.
Nel 2011, dopo aver subito una crisi economica, la Grecia ha rilanciato le prospezioni petrolifere e di gas. Lo scorso anno, secondo quanto riferito dalla Reuters, la compagnia francese Total e l’italiana Edison hanno firmato un contratto per l’esplorazione di gas naturale e petrolio al largo della Grecia.
Anche se la Grecia potrebbe essere disposta a cooperare con la Turchia in accordi economici, Ankara sembra preferire “altri mezzi”.
I bisogni turchi sono in realtà soddisfatti dai rapporti con gli Stati Uniti. I funzionari turchi di solito ottengono tutto ciò che vogliono dall’Occidente, ma sembrano aver scelto di allinearsi con l’Iran e la Russia, probabilmente nel tentativo di ricattare maggiormente l’Occidente.
Nel frattempo, i politici turchi minacciano la Grecia e per farlo utilizzano la televisione nazionale turca. Yigit Bulut, consigliere capo di Erdogan, ha recentemente dichiarato di voler vendicare il sangue di suo nonno, che a suo dire fu ucciso dai greci:
“L’Anatolia [la Turchia] calpesterà la Grecia. E nessuno potrà impedirlo. La Grecia dovrebbe stare al proprio posto. Se cerca di attaccare e violentare questa geografia, come fece cento anni fa, fidandosi del [presidente francese] Macron, dell’Inghilterra, degli Stati Uniti, della Germania e di Angela Merkel questi tentativi finiranno malissimo”.
È arrivato il momento di fermare la Turchia.
Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca che vive a Washington D.C.