La sinistra verità di Oliviero Toscani
Magliette rosseÈ tutta questione di… giusta misura
Ecco cosa leggiamo rispetto ad una intervista rilasciata dal grande (che dico? “Grandissimo, quasi immenso…) fotografo nazionale. Eh, sì, carissimi lettori. Se sei vicino al PD, e a tutte le trasformazioni storiche che hanno portato al rovinoso annientamento quel poco di moralità che ancora esisteva fra il popolo di sinistra, sei un grande. Come tanti altri, che abbiano o meno la scorta. Il fatto è che sarebbero una ruota di scorta in qualsiasi altro Paese del mondo, se non fossero l’espressione mediatica di quella mediocrità che attraversa la nazione da anni.
Parliamo delle sue foto. Amo la fotografia, ed ho avuto negli ultimi anni l’incarico di docente di Psicologia dell’immagine in diversi corsi di perfezionamento universitari. So quanto basta, dal mio punto di vista, per rendermi conto della mediocrità delle foto sensazionalistiche e pubblicitarie, che vengono spacciate per espressioni di alta cultura contemporanea. Un po’ come la letteratura del newyorkese Saviano: roba da rotocalchi estivi sfogliati sotto l’ombrellone.
Ora, affermare che i Benetton sono filantropi, dopo quello che sta emergendo circa il loro impegno nel reinvestimento degli utili per manutenere le Autostrade per Loro (altro che per l’Italia!), mi sembra avventato, proprio quanto è avventato affermare che loro sono i soli diretti responsabili. Ho l’impressione che questa faccenda sarà come tutte le altre faccende italiane: talmente complessa, a scatole cinesi, che avremo, come al solito, molti responsabili e corresponsabili. Ecco perché, secondo me, il grande intellettuale dell’immagine sinistra, questo Toscani, è esattamente identico, nello stile, a coloro che egli stesso accusa. E poi: dire che siamo incattiviti! Ma che originalità! Se ne è accorto solo ora?! Le elezioni non hanno forse dimostrato che questa cattiveria nasce dai comportamenti sempre più corrotti, collusi, impuniti e imbarazzanti di tutta la classe politica? E ci metto tutti, ovviamente. Perché vent’anni di Berlusconi non hanno certo migliorato le cose, ma hanno solo consegnato qualche seggio agli amici, oppure a nipoti di amici.
Pensavano forse che il popolo italiano, con l’avvento di internet, dei video, dei social, di youtube, avrebbe continuato a credere a quello che dicono i telegiornali di Stato? Ora le cose si possono sapere con maggiore affidabilità, nonostante le fake news. Quindi, il consiglio che potrei dare al mago della fotografia (e ve ne sono di migliori certamente, anche in Italia, ma non sono amici del PD…) è quello di continuare a fare le pubblicità con la propria “arte”, perché certamente vi sarà ancora qualcuno che non avendo alternative rispetto a qualche esposizione pittorica da visitare, continuerà a credere di trovarsi di fronte al bello.
Ma la bellezza è un’altra cosa. In genere, quella vera, non è targata.
Esiste, senza causa.
È lì, sotto gli occhi di tutti.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura e Visiting Professor ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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