La sinistra è spenta ma circola il suo veleno

𝐋𝐚 𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐩𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐦𝐚 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐯𝐞𝐥𝐞𝐧𝐨
Non si fa in tempo a restare preoccupati dalle posizioni guerrafondaie del governo Meloni e dal suo appiattirsi sulla linea americana dei falchi democratici di Biden, che due piccole spie rosse si accendono nel nostro paese e ti fanno pensare a cosa accadrebbe se tornasse la parte opposta.

Continua a leggere⤵️

 

La sinistra è spenta ma circola il suo veleno

Non si fa in tempo a restare preoccupati dalle posizioni guerrafondaie del governo Meloni e dal suo appiattirsi sulla linea americana dei falchi democratici di Biden, che due piccole spie rosse si accendono nel nostro paese e ti fanno pensare a cosa accadrebbe se tornasse la parte opposta. La prima è l’intervista di Ignazio La Russa a Francesca Fagnani in cui il presidente del Senato, incalzato dalla belva o iena (non ricordo bene cosa sia), ammette che a lui sarebbe dispiaciuto avere un figlio gay; poi fa infiniti emendamenti alla frase per assicurare che un figlio gay lo avrebbe amato anche di più. Peccato mortale, avrebbe dovuto dire che sarebbe felice di avere un figlio gay, più felice dei figli veri ed etero che ha avuto. Non stiamo parlando di un fatto politico, non stiamo parlando di un fatto privato, anzi non stiamo parlando di un fatto accaduto. La persona in questione, il figlio gay, non esiste, è solo un’ipotesi astratta. Beh, per questa dichiarazione viene giù il mondo, e le truppe cammellate della stampa e propaganda, le boldrine e tutta questa bella gente, chiedono che la seconda carica dello Stato si dimetta subito, di corsa, per la gravità della sua dichiarazione. Torno a dire, che non si tratta di un comportamento, nè di una dichiarazione su persone e fatti reali, stiamo parlando di un’ipotesi astratta e capziosa.
Agli ipocriti basta il dire, e su questioni irreali, per chiedere cacciate, scomuniche e crisi istituzionali.
Se non fossimo un paese di ipocriti, vigliacchi e pecoroni, diremmo in tanti, se non quasi tutti, quello che l’umanità pensa da quando esiste. Quando sogniamo di avere un figlio lo immaginiamo sano, bello, intelligente, di buon carattere, che si sposerà e ci darà nipoti altrettanto sani, belli, intelligenti, che si faranno una famiglia e avranno i loro figli, eccetera eccetera. E’ un desiderio umano, umanissimo, benefico e sacrosanto, non lesivo e offensivo verso nessuno, che i figli e i nipoti proseguiranno il proprio nome, la propria famiglia.
Poi c’è la realtà. Hai un figlio che non risponde ai tuoi desideri immaginari. Che fai? Lo ami di meno, lo butti nel cassonetto, lo ripudi da grande, lo ritieni di serie b? Ma lo ami come gli altri, come se fosse quello che hai desiderato, se non di più. Questa è la realtà della vita. E si applica anche all’ipotesi di avere un figlio gay. In questo assurdo circo del politically correct bisogna invece dire quel che ti impongono di dire, e simulare se non la pensi in quel modo; altrimenti vai eliminato, non puoi avere incarichi pubblici, non sei considerato uomo civile. Non hai diritto a stare al mondo.
Secondo episodio, altrettanto noto. A Firenze ragazzi di destra fanno volantinaggio davanti al liceo; ma alcuni ragazzi di opposta tendenza ribadiscono l’imperativo territoriale, non avete diritto di venire qui con le vostre idee. Insulti reciproci, botte; stando a quel che si vede nel solo spezzone che ci è stato mandato all’infinito, le botte le danno più i ragazzi di destra. Insomma una deprecabile rissa, con colpe variabili tra le parti ma quasi sempre bilaterali. Episodio da condannare, protagonisti da punire. Punto. No. Viene fuori una preside, e nemmeno dello stesso liceo che, dopo aver citato Gramsci, sentenzia: si sta preparando il totalitarismo. Il pericolo proviene da destra, ossia da chi “decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi, in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri”. Intanto il muro lo alza lei, anzi mura vivo un intero mondo che la pensa in modo diverso dal suo. Dai uno calcio e sei di sinistra, sono scaramucce da ragazzi. Dai un calcio e sei di destra, e viene giù il giudizio universale: così cominciò Hitler, attenzione attenzione, sta risorgendo il fascismo. Se c’era un modo per eccitare il clima, eccolo trovato: da domani manifestazioni antifasciste che chiedono di cacciare tutti quelli che non la pensano come loro dalle scuole si affronteranno con contro manifestazioni di chi ribadisce le proprie idee di destra. Interviene il Ministro della Pubblica Istruzione per redarguire la Preside e soprattutto svelenire il clima, assicurando che non c’è nessun fascismo rinascente in Italia. Riapriti cielo. Il ministro si deve dimettere, ha parlato male dell’antifascismo (a cui si era genuflesso pochi giorni prima e in più occasioni), è fuori dalla Costituzione. Valditara stesso corre a Firenze per riparare il danno.
Risultato: il clima si accende e peggiora il livello del dibattito pubblico. La via d’uscita, per i custodi del Politically correct è una sola: chi si oppone al loro pensiero non merita di esistere, o quantomeno di esistere politicamente e di avere incarichi pubblici, anche se nati dal libero esercizio democratico del popolo sovrano.
Aggiungo un’altra considerazione: la destra al governo accende rancori e odi di mobilitazione che se dovessero incrociare lungo la strada le opposte delusioni di chi non si aspettava la Meloni completamente allineata a Biden, Draghi e Letta, c’è il rischio che si radicalizzi la situazione. Chi ci rimette, oltre il governo in carica, è il Paese intero.
Questi fatterelli che abbiamo raccontato sono un copione che va avanti dal millennio scorso e che col tempo anziché migliorare peggiora. Sono anch’io imbarazzato e preoccupato per la posizione assunta dal governo, c’è una propaganda di guerra imbarazzante, ci stiamo esponendo fino a rasentare la guerra nucleare. Ma poi quando vedo il trailer del prossimo film, ovvero il Ritorno dei morti furenti, con il loro fanatismo e il loro odio antropologico per chi dissente dal loro catechismo, allora mi dico: teniamoci questi al governo, perché quelli sono peggio. Poi speriamo in tempi migliori. Ma che brutta situazione, che voglia di non occuparsi più di queste cose feroci e dementi, di pensare altro, parlare d’altro, scrivere d’altro.

La Verità – 26 febbraio 2023