La scarsa sicurezza dell’Europa

La scarsa sicurezza dell’Europa aiuta i terroristi islamisti

di Con Coughlin 6 dicembre 2020

Pezzo in lingua originale inglese: Europe’s Lax Security Aids Islamist Terrorists
Traduzioni di Angelita La Spada
“Spero che la malintesa tolleranza abbia fine e che tutte le nazioni europee si rendano finalmente conto di quanto pericolosa sia l’ideologia dell’Islam politico per la nostra libertà e per lo stile di vita europeo.” . Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, Die Welt, 3 novembre 2020.

“Vediamo molto chiaramente che le azioni terroristiche possono effettivamente essere condotte da alcune persone che utilizzano i flussi migratori per minacciare il nostro territorio.” – Il presidente francese Emmanuel Macron, Politico, 5 novembre 2020.

Per una volta, l’improvvisa recrudescenza degli attacchi terroristici sembra aver indotto i leader europei a riconoscere le palesi carenze nella loro capacità di proteggere l’Europa dagli atti di terrorismo di matrice islamista.

French President Emmanuel Macron (R) and Austrian Chancellor Sebastian Kurz (L) attend a video summit about an EU-wide response to recent attacks in Europe blamed on Islamist radicals, along with Dutch Prime Minister, German Chancellor, European Council President and European Commission President at the Elysee Palace, in Paris, on November 10, 2020. - The meeting comes a week after a convicted Islamic State group supporter killed four people in a shooting rampage in the heart of Vienna, which followed last month's attack on a church in Nice and the beheading of a teacher near Paris. (Photo by Michel Euler / POOL / AFP) (Photo by MICHEL EULER/POOL/AFP via Getty Images)
 La tardiva presa di coscienza da parte dei leader europei dell’inadeguatezza della loro capacità di difendere il continente da ulteriori atti di terrorismo di matrice islamista è tanto gradita quanto attesa da tempo. Nella foto: Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz (a sinistra) e il presidente francese Emmanuel Macron partecipano a un vertice per inviare un’ampia risposta da parte dell’UE ai recenti attacchi terroristici. (Foto di Michel Euler/Pool/AFP via Getty Images)

L’ultima ondata di attacchi terroristici di matrice islamista che ha colpito l’Europa ha ancora una volta rivelato le deplorevoli pecche nella capacità delle agenzie di sicurezza europee di fornire una protezione adeguata ai propri cittadini.

In tutti e tre i casi – gli attacchi a Parigi, Nizza e Vienna – è emerso che gli autori degli attentati avevano legami con le reti jihadiste mondiali che i funzionari della sicurezza europea non avevano rilevato.

Inoltre, la facilità con cui alcune delle persone coinvolte negli attacchi sono riuscite a circolare liberamente nel continente ha destato ancora una volta preoccupazioni in merito ai negligenti controlli alle frontiere come definiti dal Trattato di Schengen dell’Unione Europea e alla capacità dei jihadisti radicalizzati di trarne vantaggio.

Nell’ultimo attacco compiuto a Vienna il 2 novembre, è emerso che il giovane uomo armato di 20 anni che ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre 22, prima di essere freddato a colpi di arma da fuoco dalla polizia, a luglio si era recato nella vicina Slovacchia per acquistare delle munizioni.

Ciò è avvenuto dopo che l’attentatore di Vienna, Kujtim Fejzulai, era stato rilasciato in anticipo dal carcere dove aveva scontato due terzi di una condanna a 22 mesi per aver tentato di unirsi all’ISIS in Siria.

E mentre il ministro dell’Interno austriaco sostiene ancora che l’uomo armato abbia agito da solo, ci sono sospetti che possa essere stato in contatto con estremisti in altri parti dell’Austria e nella vicina Svizzera. E sebbene il nome di Fejzulai fosse su una lista di controllo dell’agenzia di intelligence interna austriaca BVT, ciò non gli ha impedito di recarsi in Slovacchia per acquistare munizioni.

Anche l’attacco terroristico a Nizza, in Francia, ha sollevato interrogativi simili sull’efficacia del forze di sicurezza europee: è ora emerso che il terrorista sospettato di essere l’autore della strage era arrivato in treno dall’Italia, Paese da lui raggiunto dalla Tunisia dopo essere stato soccorso nel Mare Mediterraneo da un’organizzazione umanitaria.

In Francia, sono inoltre emerse indiscrezioni secondo cui Abdullakh Anzorov, il terrorista ceceno responsabile dell’omicidio dell’insegnante Samuel Paty, che è stato decapitato a ottobre davanti alla sua scuola in un sobborgo di Parigi dopo aver mostrato ai suoi studenti due vignette satiriche sul profeta islamico Maometto durante una lezione sulla libertà di espressione, era stato in contatto con un combattente islamista in Siria prima di condurre l’attacco.

Secondo il quotidiano francese Le Parisien, prima dell’omicidio, Anzorov aveva contattato in Siria un jihadista di lingua russa non ancora identificato, il quale è stato localizzato attraverso un indirizzo IP, legato a Idlib, una roccaforte jihadista nel nordovest della Siria.

Una stazione televisiva francese ha anche riportato la notizia che il killer, arrivato in Francia all’età di sei anni con i genitori ceceni e titolare del diritto di asilo e di un permesso di soggiorno fino al 2030, aveva avuto il primo contatto con il jihadista nel settembre scorso tramite Instagram.

In un messaggio audio in russo, Anzorov ha detto dopo l’uccisione di aver “vendicato il profeta”, che Paty aveva ritratto “in modo offensivo”. Tra i riferimenti al Corano e allo Stato Islamico, egli ha aggiunto: “Fratelli, pregate che Allah mi accolga come martire”.

Funzionari della sicurezza francese hanno successivamente fatto una retata in tutto il Paese contro sospetti estremisti islamici, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha ordinato la chiusura di una moschea di Parigi che pare avesse legami con il gruppo terroristico palestinese Hamas. Macron ha dichiarato che funzionari della sicurezza francesi hanno ritenuto che il collettivo “Cheikh Yassine”, che prende il nome da un leader di Hamas ucciso, andasse sciolto perché le autorità francesi avevano avuto informazioni che il gruppo era “direttamente implicato” nell’attacco.

Per una volta, l’improvvisa recrudescenza degli attacchi terroristici sembra aver indotto i leader europei a riconoscere le palesi carenze nella loro capacità di proteggere l’Europa dagli atti di terrorismo di matrice islamista.

In Austria, il cancelliere Sebastian Kurz ha chiesto all’Europa di formare un fronte comune in quella che viene definita “guerra all’islamismo” e ha detto che avrebbe spinto per una simile alleanza contro l’Islam politico, quando i leader europeisti si sarebbero incontrati per un vertice a fine novembre.

In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, Kurz ha così commentato:

“Spero che la malintesa tolleranza abbia fine e che tutte le nazioni europee si rendano finalmente conto di quanto pericolosa sia l’ideologia dell’Islam politico per la nostra libertà e per lo stile di vita europeo”.

In Francia, Macron ha risposto agli attacchi sul suolo francese invocando una “profonda revisione” del Trattato di Schengen. Apparendo al fianco del Ministro dell’Interno Gérald Darmanin e di quello per gli Affari europei Clément Beaune, il presidente francese ha promesso di raddoppiare il numero degli agenti alle frontiere nazionali che passeranno da 2.400 a 4.800 a causa della dilagante minaccia terroristica. “Vediamo molto chiaramente che le azioni terroristiche possono effettivamente essere condotte da alcune persone che utilizzano i flussi migratori per minacciare il nostro territorio”, ha dichiarato Macron.

La tardiva presa di coscienza da parte dei leader europei dell’inadeguatezza della loro capacità di difendere il continente da ulteriori atti di terrorismo di matrice islamista è tanto gradita quanto attesa da tempo. Perché senza controlli più severi e senza una sorveglianza più rigorosa gli agenti di sicurezza faranno fatica a impedire che ulteriori stragi di matrice islamista abbiano luogo nelle strade europee.

Con Coughlin è redattore del Daily Telegraph dove si occupa di difesa e affari esteri, ed è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.