Il legame pericoloso: la Russia e i mullah iraniani
di Majid Rafizadeh 20 novembre 2022
Pezzo in lingua originale inglese: The Dangerous Nexus: Russia and Iran’s Mullahs
Traduzioni di Angelita La Spada
(Image source: iStock)
Il regime iraniano fornisce armi e truppe alla Russia nella totale impunità. Cosa ottengono in cambio i mullah al potere in Iran?
Prima di tutto, l’establishment teocratico iraniano si sta affrettando a varcare la soglia nucleare per diventare uno Stato dotato di armi nucleari. L’Iran vuole che la Russia lo aiuti a potenziare e ad accelerare il suo programma nucleare. Il 24 ottobre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha puntualmente avvertito:
“In otto mesi di guerra su vasta scala, la Russia ha usato contro di noi quasi 4.500 missili. E la loro scorta di missili sta diminuendo. Pertanto, la Russia è andata alla ricerca di armi a prezzi accessibili in altri Paesi per continuare il suo terrore. Le ha trovate in Iran”.
Zelensky ha aggiunto:
“Ho una domanda da rivolgervi: secondo voi, in che modo la Russia paga l’Iran? L’Iran è solo interessato ai soldi? Probabilmente non al denaro, ma all’assistenza russa al programma nucleare iraniano. Probabilmente, questo è esattamente il significato della loro alleanza”.
Il regime iraniano, che da tempo sostiene che non intende sviluppare armi nucleari a causa della “fatwa” emessa dalla Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, che lo vieta, ha di recente cambiato atteggiamento e si vanta di essere attualmente in grado di costruire una bomba nucleare.
A luglio, Kamal Kharrazi, ex ministro degli Esteri iraniano, ha confermato ad Al Jazeera:
“Non è un segreto che siamo diventati uno Stato quasi nucleare. Questo è un dato di fatto. E non è un segreto che abbiamo i mezzi tecnici per produrre una bomba nucleare. (…) In passato, e nel giro di pochi giorni, eravamo in grado di arricchire l’uranio fino al 60 per cento e possiamo facilmente produrre uranio arricchito al 90 per cento”.
Kharrazi ha aggiunto che “quello che vogliamo è un Medio Oriente senza armi nucleari”, il che significa molto probabilmente che soltanto l’Iran deterrà tali armi, ma non lo faranno altri Paesi.
Anche altri funzionari iraniani hanno ammesso che il programma nucleare del regime è sempre stato concepito per fabbricare armi nucleari. Ad aprile, è stato riportato quanto dichiarato dall’ex vicepresidente del Parlamento iraniano Ali Motahari:
“Fin dall’inizio, quando abbiamo iniziato con l’attività nucleare, il nostro obiettivo era quello di costruire una bomba e rafforzare le nostre forze di deterrenza, ma non siamo riusciti a mantenere la riservatezza sul progetto”.
Anche l’ex capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica Iraniana (OEAI), Fereydoon Abbasi-Davani, ha confermato che il suo lavoro faceva parte di un “sistema” progettato per sviluppare armi nucleari. Secondo un articolo del novembre 2021:
“L’ex capo dell’OEAI ha anche detto a IRNA di aver lavorato con [lo scienziato nucleare Mohsen] Fakhrizadeh sulla ‘difesa nucleare’.
“Abbasi ha affermato che Fakhrizadeh era stato preso di mira dai nemici dell’Iran per anni, ma ‘quando è arrivata la crescita onnicomprensiva del Paese riguardo a satelliti, missili e armi nucleari, e [l’Iran] ha varcato le varie frontiere della conoscenza, la questione si è fatta più seria per loro'”.
La leadership inesistente dell’amministrazione Biden ha aiutato i mullah al potere a guadagnare tempo negli ultimi due anni e ad accelerare il loro programma nucleare, intensificando l’attività di arricchimento dell’uranio dal 20 al 60 per cento, conducendo attività di ricerca, sviluppo e produzione dell’uranio metallico e aggiungendo ulteriori centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio. L’imbaldanzito regime dei mullah ha persino annunciato che non avrebbe permesso all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica di vedere le immagini delle centrifughe.
Anche una dichiarazione congiunta rilasciata da Regno Unito, Francia e Germania ha rilevato che Teheran “non ha alcun credibile bisogno civile di perseguire delle attività di ricerca, sviluppo e produzione dell’uranio metallico, che costituiscono una fase chiave nello sviluppo di un’arma nucleare”.
La Russia e l’Iran hanno già lavorato insieme per costruire diversi reattori nucleari in Iran e per far progredire la tecnologia nucleare del regime.
Il nuovo accordo nucleare di Biden, se raggiunto, consentirà inoltre alla Russia di incassare un contratto da 10 miliardi di dollari per espandere ulteriormente l’infrastruttura nucleare iraniana. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha puntualizzato in modo sorprendente ai legislatori statunitensi che l’amministrazione Biden non ostacolerà la cooperazione nucleare russo-iraniana né impedirà alla Russia di incassare il contratto da 10 miliardi di dollari. Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha ribadito la posizione dell’amministrazione Biden precisando:
“Noi, ovviamente, non sanzioneremmo la partecipazione russa a progetti nucleari che fanno parte del ripristino e della piena attuazione del JCPOA”.
Purtroppo, questa sembra essere l’eredità che l’amministrazione Biden vuole lasciare: il regime rapace dell’Iran, il principale sponsor statale del terrorismo, armato di bombe nucleari, e una Russia autorizzata che non esiterà a usare l’aggressione e la forza militare per invadere altri Paesi.
Non c’è da stupirsi che Biden venga definito un “tirapiedi russo”.
Majid Rafizadeh, accademico di Harvard, politologo e uomo d’affari, è anche membro del consiglio consultivo della Harvard International Review, una pubblicazione ufficiale della Harvard University, e presidente del Consiglio internazionale americano sul Medio Oriente. È autore di molti libri sull’Islam e sulla politica estera statunitense.