La nostra pelle
È tutta questione di… onnipotenza.
Iniziamo da qualche dato significativo: a) L’attuale popolazione cinese è di 1.436.801.015 abitanti, sulla base delle ultime stime (2020) delle Nazioni Unite; La popolazione cinese è pari al 18,54% della popolazione mondiale totale; La Cina è al primo posto nella lista dei paesi più popolati; La densità di popolazione in Cina è 151 per Kmq; La superficie totale della Cina è di 9.388.211 Kmq; Il 59,3% della popolazione della Cina è urbana (838.818.387 persone nel 2018); L’età media in Cina è di 37,3 anni.
Ecco perché il Prof. Burioni afferma quanto potete leggere qui.( Burioni: “Se il coronavirus ha 3% di mortalità ed è così diffusa è una catastrofe” Secondo il medico ai seimila casi diagnosticati bisognerebbe aggiungere “come minimo uno zero”. Roberto Burioni © ANSA)
Vorrei solo soffermarmi, al di là delle personali considerazioni che ognuno di noi può fare rispetto a questa situazione, sulla dimensione culturale che caratterizza questa nazione. È un impero, sia dal punto di vista economico che da quello demografico, e dunque i suoi stili di vita, le sue concezioni politiche ed esistenziali vincolano, nolenti o volenti, il mondo intero. Noi ci preoccupiamo, e giustamente, dell’immigrazione africana in Italia, ma non ci siamo mai seriamente occupati di quella cinese, che continua inesorabilmente ad essere presente, senza barconi né troppo clamore in tutta la nazione. Ma questa è un’altra questione, rispetto a quella che voglio trattare qui.
Se circa il 60% della popolazione cinese è urbana, il restante 40% è rurale, e vive in condizioni esistenziali decisamente arcaiche, al di fuori di ogni regola igienica contemporanea, in semi-povertà e segue stili alimentari culturalmente accettati e praticati nelle campagne. Questo è il grande, unico e vero problema che il Coronavirus evidenzia, e non solo a livello cinese, ma in grado di riflettersi in tutto il mondo. E il governo cinese non ha mai affrontato la questione seriamente, ossia la dimensione igienico-sanitaria della popolazione rurale, perché sarebbe andato incontro a malumori e rivolte generali. Le conseguenze elettorali e politiche sarebbero state devastanti. Per questo motivo essenziale, hanno preferito non affrontare mai la questione. E poiché il denaro, il potere e lo sfarzo, fanno parte di nuovi efficaci valori globali, il coronavirus ha trovato l’ambiente utile alla sua proliferazione, creando questa situazione. E non sarà cosi semplice risolverla, perché la natura segue sempre il proprio corso, al di là delle conquiste scientifiche, le quali devono comunque e sempre a lei adeguarsi.
Insomma, la selezione naturale continua ad agire, e, come sempre, con la nostra inconsapevole collaborazione.
Impareremo mai a comportarci come ospiti e non padroni di questo pianeta?
A dire il vero, a questo punto, temo di no.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).