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Lāotto aprile di dieci anni fa Margaret Thatcher lasciava il Regno Unito per entrare nel Regno dei cieli.
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La Lady di ferro dopo gli anni di piombo
di Marcello Veneziani
Pubblicato il 03 Aprile 2023
Lāotto aprile di dieci anni fa Margaret Thatcher lasciava il Regno Unito per entrare nel Regno dei cieli. Era ormai fuori dalla politica da diverso tempo ed aveva ormai perso non solo la grinta ma la luciditĆ dei suoi anni ruggenti. Fu la leonessa degli anni ottanta, la donna con gli attributi, la lady di ferro che rilanciĆ² ā in coppia con Ronald Reagan ā lāoccidente liberale, liberista ma conservatore. Venivamo dallāubriacatura socialista, laburista e dem degli anni settanta; il Welfare state, con la relativa spesa pubblica, era ormai al collasso, lāegemonia sindacale e ideologica della sinistra avevano contribuito ad affossare la produttivitĆ , la vitalitĆ economica e la libera iniziativa. Insomma era nellāaria lāidea di riportare rigore nella finanza pubblica e severitĆ negli assetti statali; ridare spazio al privato e liberarsi dal pachiderma malato, lo statalismo. Accadde cosƬ che nel 1979 la Thatcher e lāanno dopo Reagan, determinarono una svolta nei loro paesi che diventĆ² anche per lāEuropa il paradigma di quegli anni. E che contribuƬ a liquidare anche il comunismo sovietico nella competizione tra i due modelli economici, spaziali e militari. Non riusciremmo a capire da noi il decisionismo di Bettino Craxi al governo, pur socialista e riformista, in tema di āscala mobileā, apertura al mercato e revisione dello statalismo e del pan-sindacalismo nostrano, senza quel punto di svolta rappresentato da quei due presidenti liberal-conservatori.
La Thatcher sottopose il Regno Unito a una cura da cavallo, drastica, inflessibile, a tratti spietata. Ma riuscƬ, va detto, a risanare e rilanciare lāeconomia e rilanciare il sistema-Paese. Tony Blair potĆØ governare felicemente dopo di lei, perchĆ© āMegā aveva preparato il terreno e risanato i conti e le malattie contratte dal vecchio laburismo. Il modello keynesiano era ormai degenerato. La Thatcher riuscƬ a risvegliare anche un discreto attaccamento alle tradizioni del paese, nonostante le sue tensioni con la Regina Elisabetta, e una rinnovata fierezza nazionale e imperiale, che si manifestĆ² non solo nella vicenda delle Falkland. E rilanciĆ² in Europa la definizione di conservatori, che era caduta in discredito negli anni precedenti.
E tuttavia la Thatcher va ricordata anche per due sue definizioni che configgono fortemente col pensiero conservatore e con lāidea stessa di tradizione e di libertĆ che pure erano alle basi della sua linea. La prima, famosa, ĆØ che la societĆ non esiste, esistono solo gli individui. Era una traduzione del pensiero liberale di Karl Popper e in generale della linea del pensiero liberale-liberista e individualista, da von Hayek a von Mises ed altri. Frase sciagurata ma fotografava lo spirito dellāepoca. Gli anni ottanta furono infatti il decennio della riscoperta dellāindividualismo rampante, e della liberazione dal socialismo e dal collettivismo degli anni di piombo.
Ma la premier britannica gettava il bambino con lāacqua sporca: cancellava la societĆ nel nome dellāindividuo. CosƬ tradiva il conservatorismo e il suo amor patrio. Era un cedimento allāindividualismo globale, la svalutazione dei legami comunitari, da quelli famigliari a quelli nazionali, passando per quelli sociali, locali e territoriali.
Certo, il conservatorismo di derivazione britannica, anzi piĆ¹ vastamente atlantica, ma anche di formazione protestante, ha questa spiccata matrice individualista, a differenza del conservatorismo continentale e soprattutto latino-mediterraneo che ĆØ fondato sui legami sociali e tradizionali, sui corpi intermedi, sulla visione cattolica e sui principi comunitari. Ma lāindividualismo corrode e alla fine inghiotte il conservatorismo, perchĆ© uccide quel prefisso āconā che indica il legame comunitario e sociale dei conservatori e lāidea stessa di tradizione. Conferisce allāindividualismo la funzione centrale e trainante della societĆ , e combinato con la riscoperta del privato e lāavvento del liberismo, accelera la globalizzazione, lo sradicamento universale e il primato del profitto su ogni altra considerazione di ordine sociale. Il conservatorismo finiva cosƬ per diventare la protesi nazionale del capitalismo, la variante ālocaleā di questo processo di uniformazione nazionale. Lāaltra metĆ della globalizzazione.
E che la Thatcher fosse consapevole nel sostenere questa One Way a livello globale, lo dimostra un famigerato acronimo che lanciĆ² e diventĆ² patrimonio comune del pensiero unico globale: T.i.n.a. ovvero there is no alternative, non cāĆØ alternativa. Che nella mente della Thatcher magari aveva il significato di un decisionismo irrevocabile, e dunque di un imperativo categorico da seguire per non affogare. Ma assunse col tempo il significato di una linea perentoria da seguire che non consente alternative, non prevede differenze e divergenze e dunque in definitiva non ammette libertĆ e variazioni di percorsi, un diverso futuro e una legittima, sacrosanta opposizione alle egemonie dominanti. Si completava cosƬ il paradosso prima indicato: la tesi che la societĆ non esiste ma esistono solo gli individui minava alle radici il conservatorismo; e la tesi che non ci sono alternative minava alle radici il liberalismo, perchĆ© uccideva la libertĆ nellāobbligo del senso unico.
Questo, a mio parere, ĆØ il vero naufragio della linea Thatcher: Margaret vinse la sfida dellāeconomia, seppure a caro prezzo, e vinse la sfida del rilancio del Regno Unito, dopo le mortificazioni subite dal declino dellāImpero. PerĆ² consegnĆ² la politica, i principi e i valori allāegemonia mondiale del tecno-capitalismo e alla subordinazione di ogni altro orizzonte a quello indicato dai poteri sovranazionali di natura economica-finanziaria e tenocratico-militare. Una ragione in piĆ¹ per distinguere il pensiero conservatore italiano ed europeo dalla deriva angloamericana. Grande premier nel suo tempo e nel suo paese, ma da non esportare nĆ© riproporre.
La VeritĆ ā 2 aprile 2023