La fine
È tutta questione di… unione.
Anche questo complesso 2021 giunge al termine, o meglio… siamo noi ad aver calendarizzato il concetto di “fine” e dunque quello di “inizio”.
E, come sempre accade ogni anno, almeno per qualche giorno (e l’importante è che non siano comunque troppi…) ognuno di noi “tira le proprie somme”.
Ebbene, in quest’ottica, mi sembra chiaro che le somme più significative di questo anno siano legate alla pandemia, la quale porta con sé una serie di bilanci globali di fronte ai quali sarà difficile voltarci da un’altra parte per non prenderli in considerazione e valutarli. Una valutazione che è tanto individuale quanto sociale, personale e culturale e che, appunto, va oltre i confini della nostra Italia.
Come sapete, non amo particolarmente fare previsioni, anche se il modo in cui l’intero mondo ha affrontato questa emergenza ci fa comprendere che siamo bel lungi da considerarci, come specie umana, un tutto unico, con problemi localizzati eppure legati al pianeta stesso.
In sostanza, mi sembra che stia emergendo, a livello planetario, una duplice disconnessione: l’una interna alle stesse nazioni e l’altra tra le diverse nazioni di questo globo. Certo, so benissimo quanto sia difficile mettere insieme molte teste, specialmente quando ciascuna pensa di possedere la verità assoluta e il metodo migliore per rispondere alle sfide di questo periodo storico. Eppure, ho l’impressine che saranno necessari parecchi anni prima di giungere ad una consapevolezza che potremmo definire planetaria, mentre, intanto, procederemo a diverse velocità, aumentando in questo modo le già evidenti discrepanze economiche e i multiformi stili di vita oltre che la confusione.
In effetti, la storia dell’umanità insegna proprio questo, ossia che durante un periodo di crisi generalizzato si tende a ripararci (apparentemente tutti insieme…), ma quando si deve programmare una soluzione comune, ognuno procede a modo suo, senza tenere conto delle esigenze generali.
Avremo così bisogno di tempo, e la permanenza di questo zio Covid-19 sarà proprio funzionale allo sviluppo di una coscienza globale e universale, come esseri umani, sia potenti che meno potenti politicamente, senza della quale ogni soluzione resterà localizzata ed apparente.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).