𝗟𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗺𝗯𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮, 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗲𝗼
Ma da dove nasce questa imprevista apertura di credito del Corriere della sera e del neosegretario del Pd, Enrico Letta, nei confronti di Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia? Proprio ora che la Meloni è all’opposizione, da sola, contro il governo Draghi e cresce nei consensi di giorno in giorno…
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La colomba per Giorgia, il mattatoio per Matteo
matteo salvini, giorgia meloni
Ma da dove nasce questa imprevista apertura di credito del Corriere della sera e del neosegretario del Pd, Enrico Letta, nei confronti di Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia? Proprio ora che la Meloni è all’opposizione, da sola, contro il governo Draghi e cresce nei consensi di giorno in giorno…
Sarò malpensante ma conoscendo la linea di entrambi, ritengo che non si tratti di un improvviso attacco di ammirazione o di rispetto democratico nei confronti della destra italiana e della sua leader. Ma credo che sia da inserirsi nella campagna tesa a dividere la Meloni da Salvini, incrinare la leadership di quest’ultimo e indebolire il centro-destra che i sondaggi, anche quelli più pagliacceschi, danno da tempo come vincente in caso di elezioni. È bastato vedere il seguito all’editoriale di Ernesto Galli della Loggia per rendersene conto: un costante tentativo di separare Meloni e Salvini e metterli l’uno contro l’altra, in Italia come in Europa, approfittando della divergenza sul governo Draghi.
E da parte di Letta un tentativo smaccato, comprensibile da parte sua, di spaccare l’intesa “sovranista” sostenendo la richiesta della Meloni di ottenere in quanto unico partito di opposizione la presidenza del Copasir, attualmente in carico alla Lega. Un modo furbetto per seminare zizzania in campo avverso o quantomeno per alimentarla.
Il Corriere della sera negli ultimi tempi aveva tirato la volata all’alleanza grillosinistra e al governo Conte, facendo tandem con la Gruber & C (l’editore è lo stesso Cairo), arrivando in molti casi a scavalcare a sinistra la Repubblica; vi è approdato perfino Saviano, esule dal quotidiano romano. Il Corriere è l’organo della zona rossa, in ogni senso, affetto non solo da veltronite, benché i suoi lettori siano in larga parte refrattari a quella linea: moderati, in parte conservatori.
Poi, d’improvviso, avviene un piccolo miracolo: Galli della Loggia, da qualche tempo pubblicato un po’ in sordina dal Corriere, torna a firmare un editoriale in cui si riconosce e si apprezza, oltre qualche generica esortazione, la svolta conservatrice della Meloni. La leader di Fratelli d’Italia viene accreditata non solo rispetto a Salvini ma anche rispetto a Forza Italia. Per la prima volta dopo decenni non viene tirata in ballo la pregiudiziale antifascista o costituzionale; cade persino l’evocazione in linguaggio mieloso delle “lontane origini fasciste”; l’antica accusa d’impresentabilità della destra nazionale d’improvviso scompare. Del resto, dopo aver sostenuto un governo così impresentabile tra sinistra e grillini, tirare ancora in ballo la scarsa credibilità della destra sarebbe stato perlomeno grottesco. In questa situazione il tema della presentabilità e dell’affidabilità non ha più motivo di esserci a proposito della destra italiana.
Sì, non sono mancate generiche esortazioni a portare a compimento la svolta “moderna” (che è la cosa più antiquata che si possa dire, in epoca postpostmoderna, ha il tanfo del modernariato; oggi “moderna” evoca solo un vaccino) e a liberarsi degli ultimi scampoli di nostalgici. Ma la sostanza positiva rimane e la Meloni il giorno dopo prende la palla al balzo e ringrazia lusingata sullo stesso Corriere. Galli della Loggia ha riconosciuto alla destra italiana anche il suo tratto nazionale e sociale, non l’ha esortata a farsi liberale e liberista, come accadeva fino a ieri; ha elogiato perfino il suo spiccato senso dello stato, che fino a ieri valeva sul suo quotidiano come capo d’accusa di “statalismo”.
Non mi sorprende quel che scrive Galli della Loggia perché corrisponde coerentemente al suo pensiero di nazional-conservatore implicito, sottotraccia. Mi sorprende invece che rientri nella linea editoriale del Corriere della sera. O meglio non mi sorprende solo se lo inserisco all’interno della campagna volta a separare i due “sovranisti” per indebolirli. Oggi l’agnello da ammazzare e rosolare per Pasqua è Salvini; il “nemico” si azzanna uno alla volta, di volta in volta isolandolo dagli altri. Se i rapporti di forza e di leadership muteranno, si tornerà a massacrare la Meloni. Per ora a Giorgia la colomba e a Matteo il mattatoio.
La spiegazione più plausibile è quella: si pensa al dopo-Draghi e dovendo tirare la volata all’alleanza tra la sinistra e il partito di Conte, bisogna cominciare a lavorare per sfasciare l’alleanza “sovranista” data per vincente, tenendoli separati anche a livello europeo. Finora gli appelli a dissociarsi erano tutti rivolti a Berlusconi; ora la terapia successiva prevede di isolare e colpire Salvini, usando pure la Meloni. Perché i due partiti insieme, anche travasandosi i voti, sono da tempo assestati sul 40 per cento e leggi elettorali permettendo, sono la maggioranza in pectore, che diventa assoluta con l’estensione centrista dell’alleanza. Il travaso probabilmente continuerà, Salvini è un po’ in affanno per il sostegno a Draghi, è più facile essere all’opposizione; partiti da 35 a 5, presto si arriverà a 20 e 20…
Presumo che Giorgia abbia sufficiente capacità di giudizio per capire che si tratta di un pacco con finta colomba pasquale, è una mezza imboscata per minare l’alleanza; una Meloni che marcia per conto suo non arriverà mai al governo; e così Salvini. Intanto lei fa bene a rallegrarsi per il cambio di tono e ad apprezzare quel che scrive sicuramente in buona fede l’editorialista storico.
Tutto questo lo raccontiamo con un filo di sportivo distacco, sapendo che incide poco o nulla sulla gente; sono giochini di corte e di cortile. Così, per ingannare la quarantena, curiosiamo tra questi arabeschi a mezzo stampa…
MV, La Verità 3 aprile 2021