𝐋𝐚 𝐜𝐚𝐩𝐩𝐚 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐮𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚
Intervista di Claudia Presicce per Il Quotidiano⬇️
La cappa sovrasta pure la politica
Intervista di Claudia Presicce per Il Quotidiano
1)La Cappa: spieghiamo che cos’è e com’è arrivata nelle nostre vite? La Storia non inizierà davvero con la pandemia… R: Definisco La Cappa quel senso di oppressione, uniformità e perdita del cielo che avvertiamo diffusamente nel nostro tempo. E l’intrecciarsi di fattori diversi: dal clima restrittivo della pandemia che ci portiamo ancora addosso, alla sospensione della vita ordinaria per un’emergenza che muta la ragione ma che persiste; dal conformismo dell’informazione prima sul covid e ora sulla guerra in Ucraina, al politically correct e alla cancel culture che uccide la varietà, la realtà, la storia e la libertà.
2)Il peso delle tecnologie: com’è entrato nel modo di pensare omologante dell’uomo, e nel suo condizionamento, ha un ruolo? Quanto hanno spinto sul crinale dell’individualismo i social (ognuno col suo profilo da sponsorizzare col selfie)? R: La tecnologia accresce la nostra potenza, ma accresce insieme alla libertà anche la dipendenza; e se non si accompagna alla capacità di pensare e di governare la tecnica, produce asservimento e automatismo. Ma anche solitudine e narcisismo patologico. Rischiamo di perdere la realtà e di vivere solo del suo fantasma. Abbiamo più mezzi e meno chiavi per capire il mondo, più flussi informativi e meno conoscenza, più dati e meno cultura.
3)Quando ha scritto questo libro non poteva prevedere gli sviluppi bellici cui stiamo assistendo: in che rapporto sono questi eventi con quelle sue riflessioni? R: Sono state una conferma sul campo che esiste una cappa, anche in versione militare e nel suo relativo apparato propagandistico. Il rifiuto di comprenderne i presupposti, di capire le reali intenzioni di coloro che sembrano prendere a cuore le sorti dell’umanità; la riduzione di tutto agli stereotipi del passato o alla pazzia criminale di un leader…. C’è un clima di censura e di condanna a priori per chi non si piega a quel che passa il convento mediatico-militare.
4)Che cosa significa la parola “pace” oggi secondo lei oggi? Quali declinazioni può avere nei tanti conflitti sparsi per il mondo? Come cercarla, dove coltivarla? R: Distinguiamo la pace dal pacifismo che non ha mai fermato una guerra e di solito indebolisce solo una parte, la propria. La pace nasce dall’equilibrio, dalla trattativa, passa dai compromessi, e può esistere se nessuna delle parti in campo ritiene di essere gendarme del mondo, impero del bene, e si pone su un piano superiore rispetto agli altri.
5)L’Italia e le enormi spese per le armi che si vogliono aumentare ancora per l’emergenza (si parla di circa 70milioni al giorno), e intanto languono sanità, scuola, ecc. E l’ambiente e le energie rinnovabili scendono nei gradini delle urgenze. La sua posizione su questo sistema qual è? R: La corsa alle armi oggi risponde solo agli interessi americani e dell’industria bellica e nel caso specifico del conflitto in Ucraina, la fornitura delle armi serve solo a prolungare, allargare e aggravare il conflitto. L’Italia si è scoperta improvvisamente guidata da falchi e da militaristi a oltranza, a scapito delle nostre urgenze sociali ed economiche.
6)L’ultima domanda, non a caso, riguarda la politica: in tutto questo che fine ha fatto la politica in Italia? R: Divorata dall’antipolitica dei dilettanti e dall’antipolitica dei tecnocrati, svuotata di idee e di progetti, impoverita di risorse umane qualitativamente degne, piegata in un’indecorosa irrilevanza, oggi la politica offre uno spettacolo avvilente. Che diventa ancora più penoso se si considera che non c’è più traccia di sostanziali differenze politiche, non c’è più dialettica tra diversi orientamenti ma solo omologazione. La Cappa ha pervaso anche la politica, e ne ha imposto l’uniformità e l’allineamento generale. Su di noi veglia la Cupola, ovvero il potere economico, politico, mediatico. giudiziario, e il regime di sorveglianza che ne deriva.