𝐋’𝟖 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐜𝐪𝐮𝐞 𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐍𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨
Non ci siamo più ripresi dall’8 settembre di ottant’anni fa, quando sull’Italia fu fatta una croce e il paese fu così spaccato in quattro: l’Italia fascista, l’Italia partigiana, l’Italia monarchica e l’Italia neutrale.
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L’8 settembre nacque l’Italia di Nessuno
di Marcello Veneziani
08 Settembre 2023
Non ci siamo più ripresi dall’8 settembre di ottant’anni fa, quando sull’Italia fu fatta una croce e il paese fu così spaccato in quattro: l’Italia fascista, l’Italia partigiana, l’Italia monarchica e l’Italia neutrale. Quella croce sul Paese pesa ancora, nonostante quei quattro spicchi d’Italia si siano rimescolati e disciolti, nonostante l’Italia abbia perso la memoria storica di quel che accadde e vive solo brucando nel presente. Ma quegli stampini, quei quattro spicchi d’Italia, separati ormai dalle loro matrici storiche e ideologiche, sono ancora i recinti in cui vive l’Italia, pur con attraversamenti continui e passaggi di campo: magari si chiamano conservatori, progressisti, moderati e fluttuanti e non hanno nulla a che vedere con gli spicchi del ’43, non ci sono più fascisti e comunisti, monarchici e democristiani; ma sono ancora il frutto di quella croce segnata sopra e di quegli agglomerati che ne derivarono, pur mutate le ragioni sociali e sparite le ragioni ideali. Fascismo e antifascismo sono ormai una via di mezzo tra edicole votive e semafori etici, regolatori del traffico e dei divieti. Ma non hanno più vita, servono solo per indicare il posto dove sorgevano templi di sepolte religioni e oggi i luoghi vietati al traffico.
Alcuni storici dissero che l’8 settembre avvenne la morte della patria. E alcune figure istituzionali, come i capi dello stato, negarono quel decesso per carità di patria. In realtà l’8 settembre l’Italia si dimise dalla storia, non volle più saperne, e non solo la storia tragica di quegli anni. Scelse la casa, si negò a ogni eredità, memoria e missione storica.
Ma allora cosa avvenne di preciso l’8 settembre, e cosa resta oggi di quell’evento? Nacque l’Italia di Nessuno, figlia di Nessuno. Restò L’Italia di ognuno, di tutti e di nessuno, ovvero individualista, corale e anarco-disfattista; pirandelliana. Con l’8 settembre l’Italia non rispose più di sé ma ruppe le fila, sciolse i vincoli pubblici e collettivi, si mise in aspettativa e passò a vita privata, si registrò all’anagrafe come trovatella; ciascuno badi a se stesso e ai propri cari. Non la morte della patria ma l’Italia di Nessuno. La dopostoria. Un popolo in fuga dalla storia, animato dalla volontà di vivere e aggrappato alla voglia di campare, per portare a casa la pelle; poi col benessere porterà a casa pure la pelliccia e altri beni di consumo. L’Italia di Nessuno è l’Italia di ciascuno, ognun per sé e Dio per tutti, almeno per chi ci crede. Per chi non crede, buona la prima.
Nessuno è il nome che la furbizia scelse per sopravvivere alla sorte. Ricorderete l’astuto Ulisse che disse a Polifemo di chiamarsi Nessuno per evitare che il gigante monoculare mobilitasse gli altri ciclopi contro di lui. E’ stato Nessuno, è la motivazione che da sempre assolve gli italiani di fronte alle responsabilità. Non ci sono mai responsabili, al più si individua ogni tanto un capro espiatorio che paga per tutti (successe anche allora) ma è un modo per assolvere tutti gli altri.
L’8 settembre restò il giorno dello spaesamento, nel senso letterale della parola: la perdita del paese e di ogni orientamento, il si-salvi-chi-può dell’egoismo e del familismo. Paese desolato, inteso come privato del suolo. Dell’8 settembre resta poi agli italiani il disprezzo per le classi dirigenti, la voglia di scappare dalla storia o quantomeno di defilarsi e passare inosservati; inclusa la via del tradimento e della resa pur di non caricarsi di responsabilità e tirare a campare. E restano i rancori tra le fazioni, anche se si è dimenticata la ragione storica e ideale che le animava. Resta il peggiore degli antifascismi, quello a babbo morto, a fascismo caduto e poi sepolto. Lo spirito dell’8 settembre è ancora in noi ed è il primo muro che ci separa dall’amor patrio, è un bagno freddo di disincanto. Dimenticato sul piano storico, l’8 settembre è diventato un riflesso condizionato, un’attitudine antropologica, non ha più un connotato storico o un legame consapevole con la storia del passato. Lo abbiamo metabolizzato, introiettato, giace in fondo ai nostri cuori e alle nostre menti come una specie di istinto di sopravvivenza e un certificato di delusione, una volta assodata la fellonia dei comandanti, buon alibi per l’ignavia di tutti. Alla fine il lascito dell’8 settembre agli italiani è tutta in un atto: chiamarsi fuori, dichiarare io “non c’entro”, vera ideologia prevalente che poi si rovesciò lungo la storia in centrismo, per evitare le posizioni nette e decise, con le relative responsabilità. Se stai in mezzo non puoi sbagliare, non ti notano e non hai fastidi.
L’8 settembre del ’43 è una falsa data. L’armistizio di Cassibile risale in realtà al 3 settembre e quel silenzio ufficiale di 5 giorni ebbe un peso rilevante sull’Italia, sull’atteggiamento dei tedeschi e sul piano internazionale. L’8 settembre fu una data per inscenare la drammaturgia nazionale; l’armistizio andò in scena per il pubblico sul palcoscenico nazionale, ma era già cosa fatta. Quel 3 settembre culminò poi nel 29 settembre quando l’Italia firmò a Malta l’armistizio vero e proprio (il cosiddetto armistizio lungo) e ufficializzò la sua posizione a fianco degli angloamericani; e il 13 ottobre completò l’opera dichiarando guerra all’ex alleato tedesco.
Con l’8 settembre venne il governo Badoglio, venne la Repubblica di Salò, venne la Resistenza, ma non venne più alla luce l’Italia nazione sovrana. Diventammo i collaboratori domestici di qualcuno, tedeschi, russi, americani e altri ancora. Restarono gli italiani, sfusi, per così dire, non più uniti in una realtà coesa e indipendente. L’Italia di Nessuno, a disposizione di tutti.
La Verità – 8 settembre 2023