Perché, per le Nazioni Unite, un solo massacro in una moschea è molto peggio degli innumerevoli massacri perpetrati nelle chiese?
di Raymond Ibrahim 25 luglio 2022
Pezzo in lingua originale inglese: Why, for the UN, Is One Mosque Massacre So Much Worse than Countless Church Massacres?
Traduzioni di Angelita La Spada
Le Nazioni Unite hanno di recente designato il 15 marzo come “Giornata internazionale per combattere l’islamofobia”. Quella data è stata scelta perché quel giorno ha avuto luogo uno dei peggiori attacchi terroristici contro i musulmani: il 15 marzo 2019, un australiano armato, Brenton Tarrant, è entrato in due moschee in Nuova Zelanda e ha aperto il fuoco sui fedeli musulmani disarmati e indifesi, uccidendone 51 e ferendone 40.
Quest’episodio non è stato soltanto condannato in tutto l’Occidente, e a giusto titolo, ma ha anche indotto le Nazioni Unite a ritenere che l’Islam avesse bisogno di una protezione speciale.
Questa reazione, tuttavia, solleva una questione di fondamentale importanza: se un solo attacco non musulmano a una moschea è sufficiente perché le Nazioni Unite istituzionalizzino un giorno speciale per l’Islam, che dire degli innumerevoli, e spesso peggiori, attacchi musulmani ai luoghi di culto non musulmani ? Perché non hanno suscitato una risposta simile da parte dell’ONU?
Prendiamo in considerazione alcuni degli attacchi fatali sferrati negli ultimi anni dai musulmani contro le chiese cristiane, che sono numerosi ed evidenziano l’animosità religiosa, verificandosi soltanto a Pasqua o a Natale:
Sri Lanka (21 aprile 2019): Domenica di Pasqua, terroristi musulmani hanno bombardato tre chiese e tre hotel, uccidendo 359 persone e ferendone più di 500.
Nigeria (20 aprile 2019): Domenica di Pasqua, terroristi islamici hanno dato alle fiamme una chiesa gremita di fedeli, 150 dei quali sono stati uccisi.
Pakistan (27 marzo 2016): dopo le funzioni religiose della Domenica di Pasqua, i terroristi islamici hanno bombardato un parco dove si erano radunati i cristiani; più di 70 cristiani, per lo più donne e bambini, sono morti. “C’era carne umana sui muri della nostra casa”, ha raccontato un testimone.
Iraq (31 ottobre 2011): terroristi islamici hanno preso d’assalto una chiesa a Baghdad durante una funzione e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente prima di far esplodere i loro giubbotti suicidi. Quasi 60 cristiani, tra cui donne, bambini e neonati, sono stati uccisi (per le immagini grafiche delle conseguenze si clicchi qui).
Nigeria (8 aprile 2012): Domenica di Pasqua, ordigni esplosivi piazzati da musulmani sono esplosi vicino a due chiese gremite provocando più di 50 vittime e un numero imprecisato di feriti.
Egitto (9 aprile 2017): Domenica delle Palme, i musulmani hanno bombardato due chiese gremite di fedeli, uccidendone almeno 45 e ferendone più di 100.
Nigeria (25 dicembre 2011): durante le funzioni del giorno di Natale, terroristi musulmani hanno attaccato e hanno fatto esplodere tre chiese; 37 persone sono rimaste uccise e quasi 57 ferite.
Egitto (dicembre 2016): in un attentato suicida islamico contro due chiese sono morte 29 persone e 47 sono state ferite (per le immagini grafiche delle conseguenze si clicchi qui).
Indonesia (13 maggio 2018): i musulmani hanno bombardato tre chiese, provocando 13 vittime e decine di feriti.
Egitto (1 gennio 2011): terroristi musulmani hanno bombardato una chiesa ad Alessandria durante la Messa di Capodanno; almeno 21 cristiani sono stati uccisi. Secondo testimoni oculari, “parti del corpo erano sparse lungo tutta la strada all’esterno” e “sono state portate all’interno della chiesa dopo che alcuni musulmani hanno iniziato a calpestarle e a inneggiare slogan jihadisti”, come “Allahu Akbar!”.
Filippine (27 gennaio 2019): terroristi musulmani hanno bombardato una cattedrale, uccidendo almeno 20 persone e ferendone più di 100.
Indonesia (24 dicembre 2000): durante le funzioni della Vigilia di Natale, terroristi musulmani hanno bombardato diverse chiese facendo 18 vittime e oltre 100 feriti.
Pakistan (15 marzo 2015): attentatori suicidi musulmani hanno ucciso almeno 14 cristiani in attacchi a due chiese
Germania (19 dicembre 2016): vicino alla Chiesa commemorativa dell’Imperatore Guglielmo, a Berlino, un uomo musulmano alla guida di un camion travolge la folla in un mercatino di Natale, uccidendo 13 persone e ferendone 55.
Egitto (29 dicembre 2017): uomini armati musulmani hanno sparato a una chiesa al Cairo, uccidendo nove persone.
Egitto (6 gennaio 2010): dopo la Messa della Vigilia di Natale (secondo il calendario ortodosso), i musulmani hanno sparato a sei cristiani mentre uscivano dalla loro chiesa.
Russia (18 febbraio 2018): un uomo musulmano con un coltello e un fucile a doppia canna è entrato in una chiesa e ha aperto il fuoco; cinque persone – tutte donne – sono state uccise e almeno cinque ferite.
Francia (26 luglio 2016): i musulmani sono entrati in una chiesa e hanno sgozzato il parroco 84enne, don Jacques Hamel, mentre stava celebrando la Messa, e hanno preso in ostaggio quattro suore liberate grazie all’intervento degli agenti francesi che hanno ucciso i terroristi.
Occorre osservare che l’elenco qui sopra, è poco esaustivo, visto che nel solo Egitto ci sono stati numerosi attacchi simili contro le chiese, si veda qui, qui, qui, qui, qui e qui. Ma poiché non ci sono state vittime o sono state solo poche, tali attacchi hanno ricevuto poca o nessuna copertura da parte della stampa occidentale.
Questo silenzio ha riguardato quelle aree remote e, a quanto pare, secondo i media occidentali, “non importanti”, come la Nigeria, dove i cristiani vengono uccisi a ogni ora in un genocidio di matrice musulmana. Pertanto, dopo aver rilevato che i musulmani hanno eliminato 60.000 cristiani solo tra il 2009 e il 2021, un rapporto dell’agosto 2021 afferma che, durante lo stesso lasso di tempo, i musulmani hanno anche distrutto o dato alle fiamme 17.500 chiese e 2.000 scuole cristiane. Quante anime prive di documenti sono morte in quegli attacchi terroristici in gran parte taciuti dai media?
L’elenco qui sopra degli attacchi mortali dei musulmani alle chiese non include nessuno dei tanti attentati falliti, ad esempio un attacco del 28 marzo 2021 contro una chiesa durante la funzione della Domenica delle Palme, dove sono morti unicamente gli attentatori suicidi: un uomo musulmano e sua moglie incinta.
Solamente in questi attacchi letali contro le chiese, i musulmani hanno massacrato centinaia di cristiani, senza nemmeno includere le migliaia di cristiani e di altri occidentali massacrati in attacchi che non sono stati sferrati contro le chiese, tra cui gli attentati dell’11 settembre 2001, quelli di Londra del 7 luglio 2005 che colpirono il sistema di trasporti pubblici, l’attacco alla redazione parigina di Charlie Hebdo e al teatro Bataclan, quello lanciato alle Ramblas di Barcelona, l’attentato di Nizza del 14 luglio 2016, l’attacco alla scuola ebraica di Tolosa, quello al mercatino di Natale di Berlino nel 2016 e gli attacchi terroristici avvenuti a Copenaghen, solo per citarne alcuni.
Pertanto, la domanda iniziale: se un solo attacco non musulmano a una moschea, che ha causato la morte di 51 musulmani, è stato sufficiente perché le Nazioni Unite istituissero una “Giornata internazionale per combattere l’islamofobia”, perché così tanti attacchi musulmani contro le chiese, che hanno mietuto migliaia di vittime cristiane, non sono bastati all’ONU per istituire una “Giornata internazionale per combattere la cristianofobia”?
In altre parole, perché un episodio enormemente riprovevole, ma isolato, di un uomo occidentale che ha ucciso 51 musulmani è di gran lunga più importante per le Nazioni Unite rispetto agli innumerevoli casi di musulmani che hanno ucciso un numero incalcolabile di cristiani?
Se mai fosse messa alle strette e costretta a spiegare questa discrepanza, senza dubbio l’ONU direbbe che, per quanto deplorevoli possano essere tutti quegli attacchi alle chiese e anche altri, non rivelano uno schema, come fa “l’islamofobia”; che gli attacchi alle chiese sono tutte conseguenze del terrorismo (che secondo quanto riferito non è in alcun modo collegato all’Islam) alimentato da economia, controversie territoriali e disuguaglianza, in una parola, da “motivi di risentimento”. Si risolvano quei problemi laici e gli attacchi alle chiese cesseranno.
In realtà, sembra essere vero l’esatto contrario: mentre l’attacco alla moschea della Nuova Zelanda è stato davvero un’aberrazione – comprovata dalla sua singolarità – gli attacchi dei musulmani alle chiese sono estremamente comuni, non solo ora ma nel corso della storia. In Turchia, ad esempio, si può vedere che fine ha fatto il grande Impero cristiano-bizantino dopo che fu invaso per la prima volta dagli arabi nel VII secolo, fino a quando Costantinopoli cadde sotto il sultano Mehmed II nel 1453, e fino al genocidio dell’inizio del XX secolo di armeni, assiri e greci del Ponto.
Come si può vedere qui, raramente passa un mese nel mondo musulmano odierno, e sempre più in Occidente, senza che si verifichino numerosi assalti o molestie alle chiese. Sebbene alcuni di questi episodi, fortunatamente, non siano stati fatali, tutti sottolineano l’avversione dell’Islam nei confronti delle chiese e di qualsiasi struttura o simbolo religioso che non faccia parte dell’Islam.
È indicativo il fatto che coloro che terrorizzano le chiese spesso condividono poco tra loro: provengono da nazioni molto diverse (Nigeria, Iraq, Filippine etc.), sono di razze diverse, parlano lingue diverse e vivono in condizioni socio-economiche diverse. L’unica cosa che condividono – l’unica cosa che, a quanto pare, li induce ad assalire le chiese e ad uccidere i cristiani – sembra essere la loro religione.
In altre parole, gli attacchi dei musulmani alle chiese sembrano avere una fonte ideologica, sono sistemici, e pertanto sono un problema reale e costante a cui la comunità internazionale deve rivolgere l’attenzione e che deve arginare.
Eppure, le Nazioni Unite vorrebbero che ignorassimo e non prendessimo in considerazione tutti questi massacri continui contro la Chiesa cristiana come deplorevoli conseguenze di “motivi di risentimento” fuori luogo, e invece concentrassimo l’attenzione su un episodio isolato, anche se certamente orrendo.
Per le Nazioni Unite, evidentemente, un unico episodio costituisce uno “schema”, uno schema che ha un disperato bisogno di riconoscimento e di una risposta. La risposta è mettere a tacere, ignorare o attaccare tutti coloro che smascherano lo schema reale, ampiamente documentato, di abusi e violenze contro i non musulmani, il che, non c’è dubbio, è esattamente ciò che significa “combattere l’islamofobia”.
Raymond Ibrahim, autore di Crucified Again: Exposing Islam’s New War in Christians (pubblicato dalla casa editrice Regnery in collaborazione con il Gatestone Institute, nell’aprile 2013), è Shillman Fellow del David Horowitz Freedom Center e Judith Friedman Rosen Writing Fellow del Middle East Forum.