Impareremo?
È tutta questione di… bellezza scientifica.
Vi ho detto, scrivendolo qui, che ho la fortuna di essere in contatto con colleghi che ne sanno più di me. Mi riferisco alla realtà che tutto il mondo sta vivendo, anche se alcuni Paesi sembrano accorgersene solo ora.
Bene, vorrei spiegare a tutti voi, ciò che uno di questi colleghi mi ha spiegato: Paolo Manzelli, già citato. Riporto qui di seguito i suoi concetti, cercando di renderli il più possibile chiari. Mi scuso subito per la lunghezza dell’articolo, ma ho ritenuto fossero utili le sue considerazioni scientifico-evolutive.
La circolarità della evoluzione della salute include la mutazione dei virus come elemento di disequilibrio e riequilibrio tra fattori ecologici, di salute, e cambiamento ambientale. Il genoma virale muta la sequenza genetica e la forma, quando viene perturbato dal cambiamento ambientale. Il virus abbisogna, per riprodursi, del DNA di un ospite, capace di elevata mobilità, e le strategie che utilizza sono quelle che gli permettono di passare tra le diverse forme viventi, fino ad infettare il DNA umano, per ottenere la massima diffusione possibile. Per comprendere la circolarità evolutiva della salute, all’interno della quale agisce l’infezione del Virus Covid-19 , dobbiamo capire due azioni fondamentali del virus: a) il Tasso di Mutazione, causato dal cambiamento ambientale e b) la Dinamica di Diffusione (per contagio) della mutazione del virus.
È certo evidente quanto sia importante bloccare la diffusione del contagio tra uomini. Ma è necessario non dimenticare che l’origine della mutazione si attiva in risposta all’inquinamento ambientale, in particolare dell’aria. E noi ne respiriamo ben otto litri al minuto, per assorbire mediamente 50 litri di ossigeno al giorno. L’ISS pone in evidenza che, a proposito del contagio del ceppo di virus del tipo Covid-19 avvenuto in Italia, solo pochi casi sono stati trasferiti dalla Cina, mentre la maggior parte della diffusione ha avuto origine per mutazione del virus, causata dalle condizioni ambientali presenti in Italia e/o in Germania.
Purtroppo, vengono divulgate informazioni non proprio precise sul Covid-19. Se, falsamente, si ritiene che il Covid-19 abbia una data di nascita e infetti per primo un solo uomo (untore-zero) e successivamente, con progressione geometrica gli altri 2, 4,16, etc., si sta escludendo la relazione epigenetica che induce la mutazione evolutiva del generale ceppo Covid-19, che proviene da gli altri precedenti ceppi di Coronavirus. Questa idea (che si limita a mettere in evidenza l’importanza della diffusione esponenziale del contagio, causato della riproduzione nell’Uomo del Covid-19), può essere fuorviante. In effetti, essa non tiene conto del tasso di probabilità di mutazione biologica tra ceppi diversi di Coronavirus. Una mutabilità virale che, in ultima analisi, è conseguenza dello stato di informazione epigenetica dell’inquinamento e del cambiamento climatico dell’ambiente.
Una volta superata l’infezione da Covid-19, essa non verrà affatto cancellata definitivamente dalla sequenza del DNA umano. Infatti, noi sappiamo che la composizione del nostro DNA contiene circa lo 0,8% di retrovirus, provenienti da infezioni virali del RNA, e che non hanno più potere di infezione virale. E questo accade, perché sono bloccate dalla evoluzione immunitaria, sia innata che acquisita mediante i vaccini.
Nel 1976, facendo seguito alla scoperta del Biologo Russo A. Gurtwitsch, il biofisico austriaco Fritz-Popp e collaboratori, misurarono per mezzo di un fotomoltiplicatore, con modalità riproducibili, la debole emissione spontanea di biofotoni del DNA umano, assieme a quello di animali, piante, funghi e batteri. Tutto il sistema vivente, infatti, utilizza Quanti di Luce (biofotoni) e Quanti di Suono (biofononi) come segnali di comunicazione, emessi appunto dal DNA (nucleare e mitocondriale), capaci di regolare coerentemente il flusso di informazione della vita.
È probabile che l’introduzione del Covid-19 nel DNA umano faccia variare l’emissione dei segnali dei biofotoni e dei biofononi, e che questa variazione sia funzionale al sistema generale della vita, compreso il nostro.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).