Il quartiere Sanità, padre Loffredo e la riabilitazione di don Rassello “il profeta”
di Gigi Di Fiore
La Sanità, il quartiere di Totò, della chiesa del Monacone, dei clan di camorra e della morte di Genny Cesarano vittima innocente dei killer, ma anche quartiere della rinascita con il parroco don Antonio Loffredo. Una rinascita, che ha coinvolto i giovani, riconosciuta dalla facoltà di Architettura a Napoli che a don Loffredo ha assegnato una laurea honoris causa agli inizi di luglio.
Notizia di due settimane fa. Ma a molti è sfuggito che, nel discorso di don Loffredo, c’è un riconoscimento pieno all’azione di chi fu suo predecessore alla Sanità a partire dal novembre del 1989: don Giuseppe Rassello. “Un profeta” lo definisce don Loffredo ed è un riconoscimento, 30 anni dopo, a chi arrivò in un quartiere polveroso, inquinato da clan della camorra e da interessi politici, fermo in interessi inconfessabili, e tentò di scuoterlo.
Scosse interessi consolidati, don Rassello, di politici locali democristiani, agitò la pigrizia dei francescani che avevano gestito la chiesa di San Vincenzo fino al suo arrivo, coinvolse molti ragazzi a lavorare e tentare, nel recupero di monumenti antichi, una strada di rinascita. “Parroco troppo scomodo per la locale feccia politica e camorristica” ha scritto Ermanno Rea nel suo ultimo libro, pubblicato postumo nel 2016, “Nostalgia”.
Rassello fu fermato. Fu accusato da un quattordicenne che frequentava la chiesa, che aveva una famiglia difficile alle spalle e poca voglia di darsi da fare come i suoi coetanei. Antonio Borgo lo accusò di averlo violentato, verbalizzando più versioni successive. Alla Sanità quasi nessuno credette alle accuse ma, dopo un arresto spettacolo eseguito in chiesa, don Rassello venne condannato. Gli allievi del liceo “Genovesi” dove aveva insegnato, i parrocchiani firmarono più appelli di solidarietà, la Curia lo sostenne. E molti dubbi sorsero sulle accuse.
E’ il 1990. Dieci anni dopo, Rassello muore nella sua Procida. Le sue ceneri verranno poi trasferite alla Sanità nel 2009. Cinque anni prima, il suo accusatore Antonio Borgo era diventato sacerdote. “La Sanità in tutte le sue contraddizioni nel bene e nel male” ha scritto Ermanno Rea. Che nel suo libro ha aggiunto: “Rassello trovò nemici decisi a non mollare, a nessun costo, le posizioni conquistate”.
E’ padre Loffredo, da sempre, a riconoscere l’importanza del lavoro di don Rassello che gli spianò la strada. E, nella pubblicazione di undici anni fa sulla chiesa di Santa Maria della Sanità, la dedica iniziale era proprio a don Rassello: “Amò e fece amare il Rione Sanità, anche così amando e facendo amare la gente della Sanità”. Una convinzione che è da sempre anche di padre Loffredo che, il due luglio scorso, nel discorso dinanzi ai docenti di Architettura che gli consegnavano la laurea honoris causa, non ha dimenticato “il profeta don Giuseppe Rassello”.
Martedì 16 Luglio 2019
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