Il presidente francese Macron si sottomette al mondo arabo
di Giulio Meotti 16 gennaio 2018
Pezzo in lingua originale inglese: France’s Macron Submits to the Arab World
Traduzioni di Angelita La Spada
La tragica impasse della pseudo “laicità” francese consente le espressioni pubbliche della religione islamica in Francia, ma vieta quelle cristiane.
Il bilancio del frenetico viaggio di Macron nel mondo arabo? Contratti sontuosi, parole di scuse agli islamisti, pentimento del passato coloniale francese e silenzio sull’antisemitismo e l’Islam radicale. E intanto, in Francia, le autorità erano troppo impegnate a smantellare il retaggio giudaico-cristiano.
L’inviato speciale di Macron, Stéphane Bern – il quale ha il compito di studiare i modi per salvaguardare il patrimonio francese – ha proposto di far pagare l’ingresso nelle cattedrali e nelle chiese francesi, come se fossero musei.
Di recente, ad Abu Dhabi, i membri della vittoriosa squadra nazionale israeliana di judo sono stati costretti a salire sul podio senza inno e bandiera. Pochi giorni dopo, il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato ad Abu Dhabi, dove ha denunciato coloro che dicono che “l’Islam costruisce distruggendo gli altri monoteismi”. Macron non ha alzato un sopracciglio in merito all’antisemitismo e al razzismo mostrato dalle autorità degli Emirati Arabi. E ha semplicemente elogiato l’Islam in un paese che punisce con la morte quei musulmani che si convertono al Cristianesimo o che professano l’ateismo.
Alla base navale francese di Abu Dhabi, l’8 e il 9 novembre, rivolgendosi ad alcuni uomini d’affari, Macron ha insistito sull’importanza dell’alleanza con gli Emirati Arabi Uniti (EAU) come “partner essenziale con cui condividiamo la stessa visione della regione e ovvi interessi comuni”. Tale effusione sembra più del solito linguaggio della diplomazia. Macron mostra ora una empatia e un impegno strategico per il mondo arabo-islamico. Quest’affermazione è un preludio alla sottomissione?
Lungi dal difendere i valori giudaico-cristiani sui quali è fondata la Francia, l’Occidente e l’Europa stessa – come le libertà individuali, la libertà di espressione, la separazione tra Chiesa e Stato, nonché l’uguaglianza davanti alla legge – il presidente Macron di recente si è lanciato in un panegirico sull’Islam davanti ai dignitari arabi-musulmani.
Il 7 dicembre, Macron si è recato in Qatar; l’anno prossimo, visiterà l’Iran e si tratterebbe del primo viaggio di un capo di Stato francese nella Repubblica islamica dal 1971. A Doha, Macron e il Qatar hanno firmato contratti per circa 12 miliardi di euro. E lì, in un paese che ha promosso apertamente l’antisemitismo nella fiera internazionale del libro di Doha, Macron ha ripetuto di disapprovare la decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele.
Pochi giorni dopo, alle Nazioni Unite, l’ambasciatore del presidente francese ha votato con i regimi arabi e islamici e questo è stato un brutale tradimento dell’unico alleato democratico dell’Europa in Medio Oriente: Israele. In una sola settimana, la Francia ha votato due volte a favore di risoluzioni promosse dai paesi arabi contro la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, prima al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e poi alla sua Assemblea Generale. Come ha detto il viceministro israeliano per la Diplomazia Michael Oren: “Le Nazioni Unite negano i legami di Israele con Gerusalemme”. Ma i legami di Macron con il mondo arabo islamico sembrano molto forti.
Tornato a Parigi, Macron ha accolto re Abdullah II di Giordania nel palazzo presidenziale e ha elogiato il ruolo di Amman di “guardiano” dei luoghi santi di Gerusalemme. Ma l’obiettivo del sovrano giordano è un altro. Come afferma apertamente, Abdullah II vuole impedire la “giudaizzazione di Gerusalemme” – il che significa combattere la sovranità israeliana sulla città santa.
Durante il suo recente viaggio in Algeria, Macron, il primo capo di Stato nato dopo la guerra di Algeria, ha definito i 132 anni di colonizzazione francese nel paese maghrebino come un “crimine contro l’umanità”. Il presidente francese non ha avuto parole di orgoglio per ciò che i francesi hanno fatto o si sono lasciati alle spalle in Algeria. In un apparente gesto di riconciliazione, Macron ha detto di essere “pronto” a rimpatriare in Algeria i teschi dei combattenti algerini uccisi dall’esercito francese intorno al 1850, che sono esposti al Musée de l’Homme di Parigi.
È stato questo, dunque, il bilancio dei recenti viaggi frenetici di Macron nel mondo arabo: contratti sontuosi, parole di scuse agli islamisti, pentimento del passato coloniale francese e silenzio sull’antisemitismo e l’Islam radicale.
E intanto, in Francia, le autorità erano troppo impegnate a smantellare il retaggio giudaico-cristiano. Il Consiglio di Stato francese ha ordinato di recente la rimozione di una croce da una statua che raffigura Papa Giovanni Paolo II, in una cittadina della Bretagna, perché la croce avrebbe violato il principio di laicità. Il Conseil d’État, la più alta corte amministrativa francese, ha stabilito che la croce violava una legge del 1905 che impone la separazione tra Chiesa e Stato. In seguito, lo stesso Consiglio di Stato ha decretato la demolizione del presepe allestito nella sala municipale della cittadina di Béziers. Poi, l’inviato speciale di Macron, Stéphane Bern – il quale ha il compito di studiare i modi per salvaguardare il patrimonio francese – ha proposto di far pagare l’ingresso nelle cattedrali e nelle chiese francesi, come se fossero musei.
Qualche giorno dopo, però, il presidente francese Macron ha mostrato la disparità di criteri e la vuota retorica di questa “laicità”. Le autorità francesi hanno consentito ai musulmani della comunità locale di Clichy La Garenne, alla periferia di Parigi, di pregare in strada. Per questo motivo un centinaio di politici e amministratori francesi hanno manifestato le loro proteste contro questa decisione. “Lo spazio pubblico non può essere occupato in maniera irregolare”, ha detto Valérie Pécresse, presidente del consiglio regionale dell’Ile-de-France.
È proprio questa la tragica impasse della pseudo “laicità” francese: consente le espressioni pubbliche della religione islamica in Francia, ma vieta quelle cristiane.
A Parigi, l’Arabia Saudita, un punto focale della politica estera di Macron, è impegnata in questi giorni a promuovere delle “iniziative culturali”. L’Arabia Saudita è stata coinvolta nella ristrutturazione dell’Institut du Monde Arabe, di Parigi. Jack Lang, direttore dell’istituto, ha scoperto una targa di ringraziamento all’Arabia Saudita per la donazione di cinque di milioni di euro fatta dal regno saudita all’istituto.
Poi, nella cattedrale di Notre-Dame de Paris, il luogo di culto più importante per i cattolici francesi, si è svolto un evento insolito. Sotto le sue immense volte, un gruppetto di uomini con i tradizionali abiti sauditi ha ammirato le sculture lì presenti. La delegazione era guidata da Mohammed al-Issa, segretario generale della Lega Musulmana Mondiale, nominato circa un anno fa a capo di questa organizzazione, con sede alla Mecca e dedita alla promozione dell’Islam nel mondo. Come ha osservato il quotidiano La Croix:
“L’Arabia Saudita è uno dei paesi musulmani più conservatori del mondo. Nessuna religione all’infuori dell’Islam è riconosciuta lì. Il clero, se non islamico, non ha il diritto di esercitare pratiche religiose e la costruzione di luoghi di culto diversi dalle moschee è proibita”.
Quindi, le autorità cristiane francesi stanno aprendo i loro luoghi più sacri agli islamisti – come fanno con tutti. Questi sauditi, però, proibiscono ad altri di praticare la propria fede in Arabia Saudita. Questo è il “suicidio francese”, come avverte Éric Zemmour nel suo libro più famoso, Le suicide français.
Il principe ereditario saudita ha acquistato il mese scorso a un’asta [di Christie’s] il dipinto di Leonardo da Vinci “Salvator Mundi” per la cifra record di 450 milioni di dollari. Poi, gli Emirati Arabi Uniti hanno twittato che l’opera “sta arrivando al Louvre di Abu Dhabi”, di recente inaugurato da Macron. Cos’altro venderà del proprio patrimonio l’Europa?
Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.