Il “naturale e il potere
È tutta questione di… serietà culturale.
In genere, tutto ciò che viene definito “naturale” è anche considerato più durevole e stabile, rispetto a ciò che è creato dall’uomo.
Si prendano, ad esempio, alcune situazioni socio-culturali che sono spesso considerate appunto naturali, e poniamole sotto forma di domande: è naturale che alcuni in questo mondo siano ricchi altri poveri?; oppure, che la maggioranza dei cittadini delle diverse nazioni si interessi poco di politica?; ancora, che la gente preferisca vivere in quartieri cittadini in cui abitano altre persone appartenenti alla stessa etnia?; in ultimo, che lo sviluppo evolutivo ed affettivo individuale debba coronarsi con il matrimonio?
Se di fronte a tutte queste domande si potesse affermare che sono inutili, perché essere problematizzano semplici situazioni naturali, allora non dovremmo assolutamente preoccuparci della disuguaglianza economica, dell’apatia politica, della segregazione residenziale, del benessere affettivo delle persone. In effetti, queste domande farebbero riferimento non a problemi sociali, ma all’ordine naturale delle cose.
E quando l’Uomo si trova di fronte a cose e situazioni che definisce naturali, la propria opinione non vincola certamente l’andamento della “naturalità“. Si tratterebbe di domande inutili e ridondanti, espressioni di falsi problemi.
Ecco perché diventa importante ricordare a tutti noi che l’azione di definire naturale e normale qualche cosa o situazione è il frutto di una costruzione ideologica, storicamente e spazialmente determinata.
Coloro che detengono il potere all’interno di una determinata cultura, per esercitarlo efficacemente, devono, quindi, rinforzare continuamente e confermare la concezione che alcune affermazioni siano semplicemente il frutto del “buon senso” e “naturali”. Tutto ciò è necessario al potere, perché, in realtà, è altamente probabile che le singole esperienze di vita conducano gli individui a mettere in discussione tali affermazioni.
Per esempio, negli ultimi decenni le convenzioni culturali che fanno riferimento alla concezione di matrimonio si sono fortemente indebolite, e molte altre classi di individui hanno rivendicato il diritto all’esercizio di questa scelta, nonostante le loro scelte sessuali siano completamente al di fuori dalla tradizione considerata naturale.
Ecco perché una discussione pacata sul concetto di “naturale” e “naturalità” dovrebbe essere condotta da qualsiasi forma di potere, mentre mi sembra di assistere alla solita strumentalizzazione elettorale, anche nei confronti di questo delicato tema esistenziale.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).