Il genio resta bambino per tutta la vita

Il genio resta bambino per tutta la vita
fanny e alexander

Qual è il segreto dell’artista geniale? Restare bambino per tutta la vita. Stupirsi e stupire, vedere il mondo come un sogno e un incanto. Penso a Ingmar Bergman senza entrare negli abissi dei suoi film. Film grandiosi, che ti restano dentro per una vita e non per una serata, quando riesci a superare il punto di rottura con la vita ordinaria. Ma è una cosa che riguarda non solo lui. Vi parlo di Bergman come eterno bambino, come genio vecchio e infantile. Così fu Salvador Dalì, per esempio. O Giorgio De Chirico. Così fu Federico Fellini, che vide il mondo con gli occhi sognanti e meravigliati di un bambino e per certi versi la stessa cosa accadde al cinema onirico di Bunuel e rischia di esserlo Almodovar, come rischiò di diventarlo Carmelo Bene. Così fu Borges, vecchio, cieco e bambino: c’era qualcosa di giocoso e fanciullesco nella sua poesia, come un bambino che costruisce e poi disfa i mondi come castelli di sabbia. Vi risparmio Pascoli ma ci siamo capiti.

Bergman fa parte di quella schiera di bambini eterni e creativi. I suoi novant’anni sfiorati lo restituivano all’infanzia, ma tutta la sua opera si può spiegare con il filo dorato dell’infanzia. Solo un bambino può pensare di rendere cinematograficamente l’invisibile, l’anima e gli stati d’animo, il silenzio e il sogno, la fede e la malattia, la morte, la luce e il buio. Bergman scoprì il bambino che covava dentro quando raccontò il mondo con gli occhi dell’infanzia in Fanny e Alexander (nella foto). Ora leggo con sorpresa una testimonianza di Tullio Kezich su Fellini che considerava Bergman un bambino, geloso dei suoi giocattoli, i film. Un bambino accusa l’altro di tenere ai suoi giocattoli. Entrambi rimasti bambini, entrambi da veri bambini amanti di Charlot, entrambi portati a descrivere il mondo con stupore infantile, ma l’uno in versione desolata e ibseniana, come si conviene ad un uomo del nord; l’altro in versione più festosa e giocosa, come si conviene ad un romagnolo mediterraneo e poi romanesco.

Tutta la grande poesia nasce dal bambino che si stupisce di vivere, di essere e di svanire. Vorrei dire tutta la grande arte è la ripresa giocosa del mondo, il tentativo di far coincidere creazione e ricreazione. Un bambino morto riposa dentro di noi, diceva Curzio Malaparte che amava bamboleggiare anche da grande; ma a volte si sveglia e sussurra, anzi in un vero artista non muore mai ma gioca a fare il morto, per poi risvegliarsi appena vanno via le apparenze idiote della vita adulta e rimettere in piedi il suo universo magico, sognante, infantile. La grande arte è un giardino d’infanzia, che somiglia al giardino supremo, il paradiso. Fitto di mele, angeli e serpenti, salvezze e dannazioni.

Sulla bellezza dell’artista bambino vorrei però dire due cose amare. La prima è che il vero artista è creativo ma guai se procrea, non sa essere padre e sforna figli sbagliati, che vivono male il rapporto col padre, sia quando lo imitano sia quando vogliono fare il contrario di lui. In entrambi i casi dipendendo da lui. Ho conosciuto il figlio di Salvador Dalì, dolcissima persona che divenne mio amico anche perché siamo nati nello stesso giorno. Lui, van Roy, fa il pittore come suo padre, anche se sa fare formidabili pizze nel forno della sua villa di Velletri. Ha vissuto l’incubo di essere “la reincarnazione anticipata di mio padre”. Ne ha imitato e stravolto lo stile, perfino i baffi all’insù, che per Dalì erano “antenne attraverso cui captare idee”, gli orologi squagliati e i gelati rigidi. Il suo periodo surrealista coincide con l’epoca in cui era spermatozoo. Il suo catalogo regge su tre righe dettate da suo padre: “van Roy vuole imitare soltanto Dalì e verrà fuori van Roy per quanto egli sia già Dalì”. Ma ogni ripetizione rischia di essere kitsch, ogni riproduzione del genio è un falso d’autore. No, un genio non può avere figli, è condannato alla virtuosa vasectomia, il suo sperma serve per dipingere, per scrivere, per generare corpi celesti e non umani. I suoi figli sono le sue opere. È questa la prima amara verità sul genio bambino.

La seconda verità amarissima riguarda invece la restante umanità. Da anni ormai, soprattutto dal 68 in poi, vogliamo tutti restare bambini, creativi, giocosi. Vogliamo vivere la realtà come sogno e capriccio, simulazione e piacere, vogliamo scaricarci di ogni limite e responsabilità, riteniamo che la vita vera coincida con la vacanza, l’eros, la fiction, il walkman, il lifting, insomma tutto ciò che ci allontana dalla realtà. Non vogliamo far figli perché i bambini siamo noi, non vogliamo concorrenti e intrusi. E invece sono i geni che non devono far figli, gli altri invece devono procreare: le loro opere sono le loro creature. Solo pochi geni possono permettersi il lusso di essere bambini a vita, perché sono creativi e non solo capricciosi; deliziano il mondo e non solo se stessi, colgono il cuore del mondo e non godono solo la vita. Bisogna esser grandi per restare davvero bambini e avere il diritto di esserlo a vita, anche da vecchi, anzi vorrei dire soprattutto da vecchi. La leggerezza fa bene a tanti, ma l’infanzia permanente è un privilegio che costa.

Qui torno a Bergman, genio bambino e alla magia del suo cinema.

Max Weber ironizzava con gli idealisti e i romantici, dicendo che chi vuole avere Visioni del mondo (weltanschauung, suona ancora più potente), vada al cinema. Le visioni del mondo di Bergman dimostravano che c’era poco da ironizzare. Perché Bergman la visione del mondo l’offriva davvero tramite un film. Non gli perdonarono di aver avuto una simpatia per Hitler, ma prima dello sterminio degli ebrei. Mi avvicinai ai suoi film da ragazzo, istigato dagli scritti di Adriano Romualdi, perché mi parve di vedere il miracolo che anche il cinema può raccontare l’anima e la metafisica, e non solo far ridere, arrapare o denunciare le ingiustizie. Ma questi miracoli può farli solo un Genio Bambino. La sua partita di scacchi con la morte è finita. La morte ha vinto sulla vita, l’infanzia ha vinto sulla morte.

MV, Amor fati (Mondadori 2009)