Il boom economico italiano è dei rincari

𝐈𝐥 𝐛𝐨𝐨𝐦 𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐞̀ 𝐝𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐧𝐜𝐚𝐫𝐢
Quest’anno gli italiani sacrificheranno fino al venti percento delle loro entrate al caro-prezzi e al caro-energie.

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Il boom economico italiano è dei rincari

Quest’anno gli italiani sacrificheranno fino al venti percento delle loro entrate al caro-prezzi e al caro-energie. Un’impennata senza precedenti, lo dicono tutti. Tutti meno i giornaloni, le tv pubbliche, l’informazione di regime, che da un verso esaltano l’exploit economico dell’Italia, addirittura “senza precedenti” e dall’altro si commuovono ad annunciare che sulle mascherine risparmieremo qualche centesimo, perché le ffp2 sono state calmierate a 75 centesimi l’una. Bene, risparmieremo nei prossimi tre mesi qualche decina di euro per coprirci il volto, mentre rimetteremo per tutto l’anno qualcosa come tremila euro tra gas, luce, benzina, utenze e generi alimentari, compresi quelli di prima necessità, che saranno il volano di altri rincari in ogni altro genere. Aumenti di bollette non del 5,10 %, ma del 30, del 40 %, mai visti finora in un colpo solo.

Ma credete davvero che l’Italia stia vivendo una ripresa economica senza precedenti? O piuttosto stiamo subendo una crisi energetica di quelle serie? Non ho competenza in materia, ma osservo la realtà e la situazione effettiva degli italiani. Non c’è bisogno di essere economisti per vedere un paese in serie difficoltà, con tante attività e aziende che non hanno più riaperto dopo il covid, o che versano ancora in gravi condizioni; e con una depressione generale in cui tutto ci pare di vedere meno che il presunto boom economico annunciato dagli sbandieratori del Palio di Draghi. L’unica, robusta, dose di sostegno saranno i famosi fondi europei per la ripresa, che sono in larga parte ulteriori debiti pubblici e che dovranno finanziare il nostro rilancio. Ma le voci di spesa sembrano non sostenere i settori più delicati, sofferenti e nevralgici del Paese, se si considera che i maggiori investimenti rientrano nei capitoli di spesa sulla trasformazione digitale, la transizione ecologica, e poi l’inclusione e la coesione; e buona parte degli investimenti previsti per la sanità, correggetemi se sbaglio, andranno all’industria farmaceutica per farmaci e vaccini. Quel piano che sul piano fonetico somiglia a una pernacchia, il Pnrr, non ci sembra che affronti le priorità del paese, le povertà e le urgenze della crisi nei suoi snodi cruciali; e temo che in molti casi – come è già accaduto in precedenza – serva più a sostenere i circuiti bancari e finanziari che l’economia reale. Ma uso verbi cauti, come temere, sembrare, perché – lo ripeto – non oso giudicare campi in cui mi dichiaro incompetente.

Ma quando osservo la vita reale degli italiani e dall’altro la confronto con la rappresentazione mediatica che ogni giorno ne danno gli organi di regime, mi accorgo di una divergenza così vistosa da suscitare rabbia e indignazione. C’è malafede, c’è menzogna sfacciata, e la denuncia si aggrava se si considera che la situazione di semi-libertà vigilata in cui viviamo, la dispersione di ogni focolaio di opposizione e di critica, rende il ruolo dei media, soprattutto televisivi, ancor più decisiva fonte d’informazione per la gente, isolata in casa, in quarantena effettiva o prudenziale, comunque in ritirata da partecipazioni pubbliche e confronti d’opinione. Vedere ogni giorno i tg somministrare la solita overdose di terrore sul covid, le solite prediche sui vaccini, le solite interviste finte, ubbidienti e ottimiste ai cittadini ammaestrati e irregimentati o tagliate in modo da apparire tali, o limitate a banali ovvietà augurali o atmosferiche; e poi vedersi aprire un capitolo euforico, entusiasta, sui miracoli economici del Paese, lo straordinario balzo in avanti – ma dove, ma quando, ma chi? ̶ e il rilievo eroico e storico al risparmio di qualche centesimo sulle mascherine mentre passa sotto voce l’aumento effettivo record di ogni genere e utenza – dà l’idea di una orchestrazione della menzogna e della falsa rappresentazione come nei regimi dispotici. Una totale divaricazione dalla realtà che stiamo vivendo nei giorni.

Se poi a questo aggiungiamo la svolta monocratica in atto nel Paese: tutto-Draghi, tutto-Mattarella (e vorrei dire tutto-Amadeus, sul piano dello spettacolo, tanto per rispecchiare la monocrazia anche nell’intrattenimento), si ha davvero l’idea che stia avvenendo qualcosa d’inquietante nel nostro Paese.

La perdita della libertà e della democrazia si accompagna alla perdita del potere d’acquisto, ai rincari e dunque a periodi di ristrettezze economiche. Non hanno pane? Che mangino ffp2, sembrano ripetere le finte marie antoniette filo-governative. Stiamo arrivando per vie diverse a una situazione simile alla Grecia di qualche anno fa, considerando che prima o poi dovremo restituire anche i cospicui ultimi debiti accordati; ma con la strana percezione di andare incontro a chissà quale ripresa economica del Paese.

Mi rendo conto che Draghi premier da questo punto di vista è per l’Italia un ombrello, una protezione; i trattamenti cambiano se a gestire le situazioni ci sono eurocrati e insider come lui o trovatelli e outsider. Ma spaventa vedere che il Video Univoco esige dai telespettatori “A me gli occhi” sul covid e sui vaccini, e intanto il Paese viene gravato da un’onda insostenibile di rincari, con la promessa che stiamo vivendo una formidabile ripresa, siamo i primi, siamo i migliori… Finitela coi giochi di prestigio e le prese per i fondelli, scambiate per iniezioni di fiducia. Siamo stanchi di sentirci inoculare di tutto.

MV, La Verità (5 gennaio 2022)