I jihadisti stanno conquistando l’Europa?

I jihadisti stanno conquistando l’Europa?
di Giulio Meotti 21 giugno 2017

Pezzo in lingua originale inglese: Are Jihadists Taking over Europe?
Traduzioni di Angelita La Spada
Nei quattro paesi europei più colpiti dagli attacchi terroristici – Gran Bretagna, Francia, Belgio e Germania – il numero degli estremisti ufficiali ha raggiunto i 66.000. Un vero esercito, in servizio attivo.
Il riscatto chiesto dai terroristi è già visibile: hanno destabilizzato il processo democratico in molti paesi europei e stabiliscono le condizioni per l’esercizio della libertà di espressione. Una presa di controllo jihadista dell’Europa non è più impensabile. Gli estremisti islamici stanno già raccogliendo ciò che hanno seminato: sono riusciti a sconfiggere Geert Wilders e Marine Le Pen, gli unici due candidati europei che volevano davvero combattere l’Islam radicale.
L’Europa potrebbe essere conquistata nello stesso modo in cui lo Stato islamico ha preso il controllo di gran parte dell’Iraq: con soltanto un terzo del territorio iracheno.
Secondo alcuni media, “la Germania sta costruendo in silenzio un esercito europeo sotto il suo comando”. La cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo lo scontro con il presidente americano Donald Trump, sembra voler investire insieme alla Francia in un esercito europeo.
Attualmente, però, esiste un solo vero esercito in Europa: l’esercito jihadista, ovvero i terroristi che il 3 giugno hanno colpito Londra e ucciso sette persone, appena due settimane dopo la strage di Manchester.
Nei quattro paesi europei più colpiti dagli attacchi terroristici – Gran Bretagna, Francia, Belgio e Germania – il numero degli estremisti ufficiali ha raggiunto i 66.000. Un vero esercito, in servizio attivo. I funzionari dell’intelligence hanno identificato 23 mila estremisti islamici residenti in Gran Bretagna come potenziali terroristi. Questa cifra rivela la reale portata della minaccia jihadista nel Regno Unito. L’entità della sfida islamista che i servizi di sicurezza si trovano a dover affrontare è stata rivelata dopo le forti critiche espresse in merito alle numerose occasioni trascurate di fermare l’attentatore suicida di Manchester.
Le autorità francesi sorvegliano 15 mila islamisti, secondo un database creato nel marzo 2015 e gestito dall’Unità di coordinamento della lotta antiterrorista (Uclat). Altri sondaggi indicano che il numero degli islamisti radicali presenti in Francia potrebbe addirittura arrivare a 20 mila.
In Belgio, la lista delle persone schedate dai servizi antiterrorismo è sempre più lunga passando da 1.875 sospetti nel 2010 a 18.884 nel 2017. A Molenbeek, il celebre nido jihadista di Bruxelles, la capitale dell’Unione Europea, i servizi di intelligence monitorano 6.168 islamisti. Si pensi a questo: 18.884 jihadisti belgi rispetto a 30.174 soldati belgi in servizio attivo.
In Germania, il numero dei potenziali jihadisti è esploso da 3.800 nel 2011 a 10 mila, secondo Hans-Georg Maassen, direttore dell’Ufficio per la protezione della Costituzione (l’agenzia di intelligence interna della Germania).
Questi islamisti hanno costruito una potente infrastruttura del terrore nelle città europee. Tali basi del terrore sono enclave multiculturali, volontariamente isolate dal resto della popolazione, in cui i musulmani estremisti promuovono il fondamentalismo islamico e applicano la Sharia, la legge islamica – come i Tower Hamlets Taliban, nella parte orientale di Londra; le banlieu francesi e il “triangolo della sharia” dell’Aja, conosciuto nei Paesi Bassi come “mini-califfato”. Questi musulmani estremisti possono tranquillamente procurarsi le armi dai Balcani, dove, grazie alle frontiere aperte dell’Europa, sono in grado di recarsi con facilità. Essi possono anche ottenere il denaro dall’estero, grazie a paesi come il Qatar e l’Arabia Saudita. Questi islamisti hanno inoltre la capacità di autofinanziarsi con l’aiuto delle moschee che controllano e attraverso le “risorse umane” offerte dai migranti che attraversano il Mediterraneo in massa.
Ventitremila potenziali jihadisti nel Regno Unito, 18 mila in Belgio, 10 mila in Germania, 15 mila in Francia. Che cosa ci dicono questi numeri? Che si potrebbe avere una guerra in Europa “nel giro di pochi anni”, come ha dichiarato il capo dell’esercito svedese, il generale Anders Brännström, ai suoi uomini.
Si pensi agli attacchi terroristici che hanno avuto luogo in Europa dal 1970 al 2015:
“4.724 persone sono morte in attentati, 2.588 sono state assassinate, 2.365 sono state vittime di aggressioni, 548 sono state prese in ostaggio, 159 sono morte a causa di dirottamenti aerei e 114 in seguito ad attacchi ad edifici. Migliaia di persone sono rimaste ferite o sono scomparse”.
Il terrorismo in Europa ha ucciso 10.537 persone in 18.803 attacchi segnalati come tali e la situazione è sempre più grave:
“Negli attentati del 2014 e 2015 è stato registrato il più alto numero di vittime, i terroristi colpiscono civili, funzionari governativi, imprese e media, in tutta Europa dal 2004”.
Una presa di controllo jihadista dell’Europa non è più impensabile. Gli estremisti islamici stanno già raccogliendo ciò che hanno seminato: sono riusciti a sconfiggere Geert Wilders e Marine Le Pen, gli unici due candidati europei che volevano davvero combattere l’Islam radicale. E se domani questi islamisti armati attaccheranno il Parlamento a Roma, i seggi elettorali a Parigi, le basi dell’esercito in Germania o le scuole londinesi, sferrando un attacco simile a quello di Beslan?
Il riscatto chiesto dai terroristi è già visibile: hanno destabilizzato il processo democratico in molti paesi europei e stabiliscono le condizioni per l’esercizio della libertà di espressione. Sono riusciti a esercitare pressioni sull’Europa per spostare il fronte di battaglia dal Medio Oriente all’Europa stessa. Di tutti i soldati francesi impegnati nelle operazioni militari, la metà è stata utilizzata su tutto il territorio nazionale; e in Italia, più della metà dei soldati italiani è impegnata nell’operazione “Strade sicure”, per garantire la sicurezza nelle città della Penisola.

parigi

 

 

 

 

Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno deciso di combattere gli islamisti in Afghanistan e in Iraq, per non dover combatterli a Manhattan. L’Europa ha scelto di fare esattamente il contrario, come se avesse accettato di trasformare le proprie città in una nuova Mosul.
Se i leader europei non agiscono ora per distruggere il nemico all’interno, si potrà prefigurare uno “scenario afgano”, in cui gli islamisti controlleranno una parte del territorio dal quale lanciare attacchi contro le città. L’Europa potrebbe essere conquistata nello stesso modo in cui lo Stato islamico ha preso il controllo di gran parte dell’Iraq: con soltanto un terzo del territorio.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.