I disagi della società narcisistica. “Filosofia dello sport con la pittrice Dina Pala.
Il Giovane Sportivo e Il Tempo”
29 novembre 2016
Partiamo dal solito assunto che ogni singola persona sente il bisogno di realizzare se stessa per dare un senso alla sua vita. Tale bisogno fa parte di un rigore imposto dall’anima. Ognuno di noi nella propria esistenza è come se si trovasse a fare uno sport per raggiungere l’obiettivo imposto dalla propria anima. Di fronte a ciò io credo che sia giusto che non tutto sia facile, bensì che tutto sia difficile: che vi sia una sfida da vincere.
Bisogna porsi nella possibilità di poter giocare questa sfida, altrimenti si perde il senso dell’esistenza e subentrano la frustrazione, la perdita di autostima in se stessi e tanta angoscia per un senso di fallimento. È da ricordare che nella società narcisista, la nostra, si formano spesso gruppi composti da individui, appunto, narcisisti. Questo, se da una parte è motivo di legame tra gli individui che fanno parte di quel gruppo, dall’altra parte è la matrice potenziale delle discriminazioni.
Discriminazioni che conducono i singoli ad allontanare o a tenere a distanza un proprio simile, in un contesto in cui si sente il bisogno di essere al centro di tutto e di tutti. Temiamo di scoprirci, d’indagarci, temiamo di scoprirsi non autentici, in un’epoca in cui il benessere ha portato tutto e di più e non c’è più da costruire e allora l’umanità distrugge quello che si è costruito pensando di costruire, ma nella disperazione di temere di non essere capace di farlo. Quindi l’individuo fugge da se stesso e dalle sue paure. Gli individui che si realizzano e si affermano nella propria quotidianità, plausibilmente, hanno l’impressione che quel loro affermarsi non corrisponda alle loro qualità o che attraverso quell’affermazione non raggiungano il loro obiettivo identitario. Così l’uomo sente il bisogno di poter rivestire la sua vita e l’immagine bella di sé e unica al mondo. È per tale ragione che l’uomo discrimina i suoi simili. L’uomo nella società narcisistica è un Narciso in crisi e lontano dalla riflessione. Un Narciso che non comprende che solo uniti si può giungere all’obiettivo, in un’epoca in cui fioriscono patologie che producono angoscia davanti al vuoto che contribuisce a provocare un deficit educativo della società, che a sua volta favorisce la diffusione del narcisismo. Si scatena così una perdita dell’autostima di se stessi. E’ importante dialogare con i propri simili perché “in ogni esperienza non c’è un individuo che ha solo da imparare e un altro che ha solo da insegnare bensì essi hanno da scambiarsi l’un l’altro: io ho da imparare da te come tu hai da imparare da me. Io ho da insegnare a te come tu hai da insegnare a me. E ancora io ho da donare o dare a te come tu hai da donare e dare a me”. Ogni incontro è un’esperienza in cui vale questa regola. Questo non si comprende oggi, perché siamo dei robot telecomandati da schermi che ci allontanano dalle nostre facoltà di costruire e di fare sperienze utili a cambiare le cose.
Oggi purtroppo a discapito del dialogo tra simili in un gruppo vince la legge del più forte, del narcisista più forte che riesce a far valere il proprio ego, forse anche ingannando gli altri. Non tutti però sono Narcisi ed è per questo che in alcune persone nascono le frustrazioni. In tale contesto un singolo individuo si trova come chiuso in una caverna con poca luce, senza essere legato da nessuna catena, ma libero e di fronte a sé ha una porta che cerca di aprire o di abbattere per giocare la sua partita, proprio come accade in questo dipinto dal titolo “Giovane Sportivo” di Dina Pala, dell’anno 1981, dove appare un giovane che sembra chiuso in una palla, come se questa fosse uno specchio che riflette lo stesso ragazzo, che pare voglia spingere qualcosa, come appunto una porta o un muro da abbattere.
Nel “Giovane Sportivo” è raffigurata una persona che lotta per abbattere quella barriera, ma non è detto che abbia tanta forza per distruggerla e non facendocela alla fine si abbatte, come accade ne “Il Tempo”, altro dipinto dell’autrice, che raffigura il personaggio in preda alla tristezza, rinchiuso ancora una volta all’interno di una palla che potre rappresentare il “suo” tempo. La vita quindi anche per l’artista sembrerebbe essere rappresentata in quanto uno sport, dove si può vincere o perdere.
Giuseppe Sanfilippo
tratto da : http://www.corrieredellospettacolo.net/