I bulli di Germania…
È tutta questione di… realtà.
Non esiste la realtà oggettiva, e le neuroscienze lo hanno dimostrato da tempo. È il nostro cervello che, sulla base di una serie infinite di informazioni, vede ciò che desidera vedere, ascolta ciò che vuole ascoltare e decide ciò che gli permette di conservare di sé un’alta opinione.
Insomma, tutti noi siamo in preda ad autoinganni, grazie ai quali la vita si rende sopportabile e persino, molte volte, anche meravigliosa, nonostante le situazioni avverse. Certo, di fronte agli spettacoli della natura tutti siamo più o meno impressionati, positivamente, ma non è detto che le nostre reazioni siano altrettanto positive, basti pensare a come vengono lasciati i boschi alla fine di una giornata festiva dedicata al pic-nic.
Queste parole mi servono per ricordare la riflessione di un caro amico, Chef sopraffino, che mi faceva notare come rispetto all’ultima tragedia di follia metropolitana post-industriale della Germania, nessun media si sia soffermato a ragionare, pubblicamente, su ciò che il suicida dice nel video: essere stato vittima per anni di bullismo.
Che sia vero o no, proprio perché la realtà è creata da colui che la vive e la racconta, non è importante, mentre è senz’altro importante che lui lo abbia dichiarato.
Si vuole, per caso e fra le altre cose, ragionare sulla necessità di educare tutti noi su larga scala ad atteggiamenti che non siano aggressivi, anche quando sembrano solo competitivi? Si vuole comprendere che la follia nella quale stiamo cadendo ogni giorno che passa, in qualsiasi parte del mondo, mette in relazione integralismi, fallacie mentali e disordini psichiatrici? Si vuole, o no, comprendere che gli interventi da realizzare non sono affatto emergenziali ma strutturali, e che una società basata ancora su questi modelli è destinata solo ad abortire se stessa.
Ecco perché mi rivolgo a tutti, affinché nessuno rinunci ad educare al meglio qualsiasi essere vivente incontri per la strada e si faccia educare altrettanto al meglio da coloro che incontra nel proprio cammino. Il bullismo è uno stile di vita che si annida e cresce nella mente dei giovani, quando hanno accanto a loro esempi che legittimano questo tipo di relazione, frutto di una visione del mondo.
Resto fiducioso, e voi lettori lo sapete che lo sono, ma è necessario alimentare tutti noi questa fiducia in tutti, specialmente nei genitori e negli operatori della scuola. Spesso, troppo spesso, sono soli entrambi ad affrontare un mondo che è sempre meno sicuro e di sempre più difficile comprensione.
Alessandro Bertirotti, antropologo della mente, è nato nel 1964. Si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È Vice Segretario Generale dell’Organizzazione Internazionale della Carta dell’Educazione CCLP Worldwide dell’UNESCO, membro del Comitato Scientifico Internazionale del CCLP e Membro della Missione Diplomatica, per l’Italia, Città del Vaticano, Repubblica di San Marino e Malta, del CCLP Worldwide presso l’Unione Europea. È docente di Psicologia Generale presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Genova. Il suo sito è
www.alessandrobertirotti.it