Gli oggetti culturali
È tutta questione di… scienza utile.
Per gli antropologi culturali, gli oggetti culturali (a volte definiti anche manufatti culturali) costituiscono gli elementi della cultura materiale, ossia gli oggetti fisici creati da tutte quelle persone che condividono una cultura proprio attraverso la creazione di questi stessi oggetti.
Questi oggetti sono spesso variazioni di oggetti normali che si trovano nella vita quotidiana.
Si prenda come esempio le diverse varietà di pane: naan, bagel, baguette, rosetta e tortillas, sono oggetti culturali associati comunemente alle culture indiana, ebraica, francese, italiana e messicana.
Nella nostra occidentale contemporaneità, gli articoli elettronici di ogni genere, dal computer, telefoni cellulari al tablet, sono tutti oggetti culturali altamente significativi. Possederli o meno costituisce spesso occasione di giudizi socio-culturali anche profondamente discriminatori, all’interno delle relazioni interpersonali, proprio perché tali oggetti sono veri e propri status symbol.
Tuttavia, e fortunatamente, gli oggetti culturali non sono solo quelli che teniamo in casa nostra. Anche valevoli creazioni come le opere d’arte, oppure le icone religiose, sono oggetti culturali e i musei sono pieni di opere ordinarie e straordinarie, che raccontano appunto la storia di una particolare cultura.
Gli stessi palazzi che ospitano i musei, come altri edifici pubblici, le case, le strade, le autostrade che li collegano, le stazioni di rifornimento, i parchi cittadini e qualsiasi aspetto del paesaggio che venga utilizzato o modificato, sono altrettanti oggetti culturali.
Anche tutto ciò che producono i media popolari, i libri e le riviste, i film e i programmi televisivi, le canzoni e le fotografie, sono oggetti culturali e la loro analisi rivela parecchie informazioni sulla cultura che li ha prodotti, in un determinato momento storico.
Nonostante tutto ciò, e specialmente in riferimento ai media popolari, è possibile che sia difficile ritrovare i presupposti della propria cultura proprio in loro. Sono molti, e forse sempre di più, coloro che, come me, non si riconoscono affatto nella produzione degli oggetti culturali degli attuali media popolari.
In questi casi, risultare ed essere considerati dei disadattati diventa sempre più un vero e proprio complimento.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).