Giovani meravigliosi italiani
giovani positiviÈ tutta questione di… verità.
L’articolo della settimana scorsa è stato di altro tenore, rispetto al titolo di questo, con il quale iniziamo una settimana. Sì, perché penso sia giusto raccontare anche un’altra faccia della medaglia giovanile italiana, pur sapendo che è la medaglia che porto al collo io. E poi, i Vostri commenti mi hanno indotto ad una più approfondita riflessione, che voglio proporvi qui.
Da tempo ho la fortuna di lavorare con il Michele Massimo Casula e Monica Merafina, colleghi ed amici con i quali si è pensato di portare avanti questa idea: www.notude.it. Nei nostri seminari e incontri parliamo con molti giovani. Per la verità, costituiscono la maggioranza dei nostri contatti e notiamo che di fronte a stimolazioni cognitive, che sono anche stimolazioni emozionali, rispondono con forza, determinazione, speranza e desideri. Sono dentro le cose del mondo, con una consapevolezza che noi adulti, spesso, non abbiamo raggiunto, anche se sentono sulla propria pelle i fallimenti di questa cultura occidentale, di questa società lontana da una vera e sostanziale meritocrazia.
Certo, hanno bisogno di sogni, di grandi sogni, perché sanno che l’Italia, che amano molto, non ha nessun sogno per loro, non produce nulla di così significativo da farli sentire parte e attori del proprio futuro. Per questo motivo appaiono spenti, ma al loro interno esiste un invisibile fuoco ardente, che attende, anche con pazienza, di trovare quel luogo adatto dove esprimersi, e poter ravvivare l’ambiente.
E’ stata proprio un’esperienza di questo tipo, che abbiamo vissuto, Michele ed io, durante due seminari che abbiamo tenuto ai miei studenti genovesi, insieme ai quali si è cercato di costruire un metodo per realizzare i sogni, e, anche se alcuni non ci crederanno, siamo usciti dall’aula più forti, più felici.
Vi ho raccontato questo, perché solo in questo modo, almeno penso, costruiremo assieme ai nostri giovani quegli atteggiamenti che favoriscono la ricerca del lavoro, la sopportazione delle inevitabili difficoltà adulte e la speranza di farcela, consapevoli che nessuno è veramente solo.
E questo articolo è la nostra risposta concreta, a tutti gli studenti che hanno trascorso costruttivamente e serenamente quattro ore, parlando, emozionandosi e muovendosi, nella certezza che vi sono altri giovani, studenti o meno, disposti quanto loro a queste esperienze di vita.
27feb 17
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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