Germania: Spirali di violenza nei centri di accoglienza per profughi
di Soeren Kern 10 novembre 2017
Pezzo in lingua originale inglese: Germany: Violence Spirals in Refugee Shelters
Traduzioni di Angelita La Spada
Le autorità tedesche hanno giustificato la mancata informazione dell’opinione pubblica circa la portata del problema invocando il diritto alla privacy degli autori dei reati.
Gli esperti avvertono da tempo che ospitare insieme in alloggi affollati migranti con differenti background etnici e religiosi è il terreno fertile per la violenza.
“Un addetto alla manutenzione che ha lavorato in un centro di accoglienza per profughi ha denunciato atteggiamenti ‘mafiosi’ all’interno della struttura. I rifugiati sono tenuti a pagare per l’utilizzo delle prese elettriche.” – Der Tagesspiegel.
I crimini violenti, tra cui omicidi, stupri e aggressioni fisiche, dilagano nei centri di accoglienza per profughi in Germania, secondo notizie trapelate da un rapporto di intelligence. Le autorità tedesche, che sembrano incapaci di frenare la crescente ondata di violenza, hanno giustificato la mancata informazione dell’opinione pubblica circa la portata del problema invocando il diritto alla privacy degli autori dei reati.
Il report, reso pubblico dal quotidiano Bild, è stato redatto per Markus Ulbig, il ministro dell’Interno della Sassonia, land in cui sono stati accolti nei centri di accoglienza più di 40 mila migranti. Secondo il documento, nel 2016, all’interno di queste strutture, si sono registrati dieci casi di omicidio o di tentato omicidio, nonché 960 aggressioni fisiche, 671 casi di lesioni personali gravi, sette stupri, dieci casi di molestie su minori e 268 casi di traffico di droga. Nel report si parla anche di centinaia di episodi di furto, coercizione, rissa, incendio doloso e aggressione alle forze di polizia.
Queste violenze sono continuate nei primi sei mesi del 2017: sono stati compiuti molti omicidi, più di 500 aggressioni fisiche e centinaia di furti sono stati denunciati.
Gli esperti avvertono da tempo che ospitare insieme in alloggi affollati migranti con differenti background etnici e religiosi è il terreno fertile per la violenza.
Complessivamente, in Germania, durante i primi nove mesi del 2016, sono stati segnalati circa 40 mila – quasi 150 al giorno – perpetrati all’interno dei centri profughi, secondo quanto riportato in un altro rapporto trapelato dall’Ufficio federale della polizia criminale (Bundeskriminalamt, BKA). Questi crimini riguardavano 17.200 aggressioni fisiche, 6.500 furti, 510 violenze sessuali e 139 casi di omicidio o di tentato omicidio.
Gli osservatori dicono che questo è solo la punta dell’iceberg, poiché la maggior parte dei reati non viene denunciata per paura di vendette. Il BKA non rende pubblici i dati sulla criminalità all’interno delle strutture di accoglienza e non ci sono state altre fughe di notizie a riguardo. Ma voci non confermate indicano che i crimini compiuti dai migranti ai danni di altri migranti sono endemici in tutta Germania.
In Sassonia-Anhalt, ad esempio, un’inchiesta parlamentare in merito a un accoltellamento fra afgani, avvenuto in un centro per richiedenti asilo a Bernburg, ha rivelato che gli assalitori hanno aggredito altri migranti ospiti delle strutture del land, come Aschersleben, Ballenstedet, Bitterfeld-Wolfen, Burg, Dessau-Rosslau, Eckartsberg, Genthin, Haldensleben, Halle, Harbke, Kemberg, Leuna, Lutherstadt Eisleben, Magdeburg, Naumburg, Oranienbaum, Oschersleben, Salzwedel, Sangerhausen, Seegebiet Mansfelder Land, Stassfurt, Wanzleben, Weissenfels, Wolmirstedt, Zeitz e Zerbst. In questi episodi sono stati coinvolti migranti provenienti da Afghanistan, Albania, Algeria, Azerbaijan, Benin, Bosnia, Burkina Faso, Eritrea, Gambia, Guinea Bissau, India, Iran, Iraq, Kosovo, Macedonia, Mali, Niger, Nigeria, Pakistan, Russia, Serbia, Siria, Somalia, Turchia e Ucraina.
Secondo le statistiche ufficiali, in Baden-Württemberg, l’87 per cento di tutti i migranti vittime di reati nel 2016 è stato aggredito da altri migranti.
A Berlino, la polizia ha registrato più di duemila aggressioni fisiche avvenute nel 2016 nei centri di accoglienza per profughi, oltre a 800 furti, 86 stupri e tre omicidi. Der Tagesspiegel ha riportato:
“Il fatto che ci sia un aumento di reati penali nelle strutture di accoglienza per profughi non sorprende affatto. Spazi ridotti, tempi di attesa snervanti, rumore costante, disordini e un futuro incerto producono aggressività. Ci sono anche conflitti etnici e religiosi. Molti siriani non riescono a sopportare gli afgani, molti serbi non tollerano gli iracheni, parecchi musulmani non accettano i cristiani, tanti sunniti non vogliono avere a che fare con gli sciiti. Un addetto alla manutenzione che ha lavorato in un centro di accoglienza per profughi ha denunciato atteggiamenti ‘mafiosi’ all’interno della struttura. I rifugiati sono tenuti a pagare per l’utilizzo delle prese elettriche”.
Ad Amburgo, nei primi sei mesi del 2017, sono state denunciate 219 aggressioni sessuali contro donne e bambini ospiti nelle strutture di accoglienza, a fronte di 200 aggressioni segnalate durante lo stesso periodo del 2016.
Nel land dello Schleswig-Holstein, bande rivali di migranti in competizione fra loro per il controllo del traffico di stupefacenti all’interno dei centri di accoglienza di Lübeck e di altre città si sono affrontate a vicenda in decine e decine di risse di massa. Le bande coinvolgerebbero migranti provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq e dalla Siria, e anche dal Nord Africa.
In Baviera, in un centro profughi a Arnschwang, un migrante afgano di 41 anni ha accoltellato a morte un bambino russo di 8 anni perché il piccolo era troppo rumoroso. In seguito è emerso che un tribunale bavarese aveva segnalato che l’afgano, che era stato in precedenza arrestato per incendio doloso, rappresentava una minaccia per gli altri. I funzionari bavaresi avevano ignorato quel monito e lo avevano collocato nella struttura dove si trovavano il bambino con la madre. In seguito all’omicidio, 6.500 madri single ospiti nei centri di accoglienza della Baviera sono state trasferite in unità separate.
Sempre in Baviera, un migrante kazako di 47 anni ospite di un centro profughi a Eggenfelden ha castrato un migrante ucraino di 28 anni, che poi è morto dissanguato. In seguito è emerso che l’uomo kazako era stato violentato dall’ucraino, che era stato aiutato e spalleggiato da un gruppo di migranti ceceni.
In Bassa Sassonia, un migrante sudanese di 26 anni ha abusato di una ragazzina serba di dodici anni, in una struttura di accoglienza a Braunschweig. Più di un centinaio di serbi hanno tentato di farsi giustizia da soli prima che la polizia intervenisse neutralizzandoli con la spray urticante al peperoncino.
Nel Nord Reno-Westfalia, in seguito a una rissa di massa scoppiata in un centro di accoglienza a Dortmund un migrante di 28 anni è stato accoltellato. Quando la polizia ha tentato di arrestate l’assalitore 19enne, gli agenti sono stati aggrediti da una folla inferocita di oltre 40 migranti. I poliziotti hanno utilizzato i cani per ristabilire l’ordine. A Colonia, un’altra rissa di massa fra gruppi di migranti africani è sfociata nell’accoltellamento a morte di un uomo di 22 anni. In un centro profughi a Espelkamp, un migrante libanese di 32 anni ha accoltellato a morte un altro migrante. L’aggressore è stato arrestato e poi rilasciato perché secondo la procura non c’erano prove sufficienti per incriminarlo.
Altri casi di accoltellamento si sono verificati nei centri profughi dell’Assia, a Bad Salzschlirf, Dillenburg, Ehrenberg, Fulda, Giessen, Helsa, Hilchenbach, Kassel e Wetzlar.
E così anche in altri luoghi del Paese, come accaduto ad Albbruck, Alsterdorf, Asperg, Bad Aibling, Beelitz, Bonn, Dorfen, Gelsenkirchen, Gera, Görlitz, Helmstedt, Hilchenbach, Iserlohn, Kirchheim, Leipzig, Neugablonz, Neustadt, Peine, Prenzlau, Schaidt, Simmozheim, Tröstau, Ulm, Usedom, Waffenbrunn, Wardenburg, Weißenbrunn, Weißkeißel e Wernau – solo per citarne alcuni.
Tornando alla Sassonia, in risposta a una domanda del Bild circa il motivo per cui tali crimini, che vengono raramente segnalati dalla polizia o dai media, sono tenuti segreti, un portavoce del ministero dell’Interno ha replicato dicendo che divulgare informazioni del genere non è nell’interesse pubblico: “I fatti che le autorità investigative ritengono opportuno rendere di pubblico dominio dipendono dalle circostanze del singolo caso”.
Secondo il ministero dell’Interno, gli alti livelli di violenza non sono sorprendenti:
“In genere, la sistemazione a lungo termine di molte persone in spazi ristretti, come possono essere le strutture di prima accoglienza, può provocare stati mentali temporanei e eccezionali che possono sfociare in aggressioni fisiche in casi specifici. Questo effetto è ulteriormente rafforzato da eterogenei background etnici e culturali”.
E il dicastero ha aggiunto che alcune delle violenze potrebbero essere evitate se si offrissero ai migranti “sufficienti attività di svago”.
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.