Figli di…

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È tutta questione di… ineducazione.

Quando vomitiamo è perché lo stomaco rifiuta il cibo. Abbiamo mangiato troppo, molto spesso male, oppure abbiamo bevuto qualche cosa che ci ha fatto male. Alcune volte accade a nostra insaputa, altre volte sappiamo già che staremo male. Circa il bere, per esempio, sono molti i giovani che si dedicano all’esercizio di questa morte in differita.

Vi chiederete perché un simile inizio dell’articolo. In effetti, sono disgustato. E lo sono rispetto al vomito che alcuni giovani riversano nelle loro azioni sociali. Disabili picchiati a morte, continui ammazzamenti, e se qualcuno non la pensa politicamente nello stesso modo, nella civile Palermo assistiamo a pestaggi che ci riportano ad antiche tradizioni europee e sovietiche.

Se queste azioni sono emetiche, significa che ciò che è stato ingurgitato durante l’infanzia all’interno delle famiglie, o della società che ospitava le famiglie stesse, era cibo avariato. E in genere chi nutre i figli sono i genitori. Ecco perché scrivo queste cose.

È inutile cercare di rimediare quando l’educazione negativa si è perpetrata per molto tempo durante l’infanzia di questi giovani, e suona strano parlare di educazione, perché in alcuni casi probabilmente non ve ne è la minima traccia. Lassismo, permissivismo, menefreghismo genitoriale, perché, d’altra parte, abbiamo poco tempo e si deve lavorare in due. Educare un figlio è faticoso, impegnativo e richiede una continua messa a punto dell’essere genitore, mentre metterlo al mondo costa il piacere di un orgasmo. Bisogna riuscire a dire ai figli anche qualche no, bisogna giustificarlo (eventualmente ma non sempre), e centellinare i “sì”, all’interno di un processo temporale di fatica che garantisce la costruzione di un valore.

L’ho già scritto altre volte: per favore, cari futuri genitori, attendete prima di mettere al mondo un figlio, e non preoccupatevi se la natalità nel nostro paese è zero! Meglio averne di meno e non drammatizzare se non se ne hanno, se si ottengono solo risultati di questo tipo.

 

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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