Europa: I jihadisti sfruttano i benefit sociali
di Soeren Kern 7 settembre 2017
Pezzo in lingua originale inglese: Europe: Jihadists Exploit Welfare Benefits
Traduzioni di Angelita La Spada
Pur incassando il denaro dei contribuenti svizzeri, Abu Ramadan, un noto salafita, ha invocato l’introduzione della legge della sharia in Svizzera, esortando i musulmani a non integrarsi nella società elvetica. Ha anche detto che i musulmani che commettono reati in Svizzera non dovrebbero essere soggetti alle leggi elvetiche.
“Questo scandalo è talmente grosso che si fa fatica a crederci. Gli imam che predicano l’odio nei confronti dei cristiani e degli ebrei e coloro che criticano la depravazione dell’Occidente ottengono l’asilo e vivono comodamente di prestazioni sociali come rifugiati. Tutto questo con la complicità di vili e incompetenti autorità che danno carta bianca a subalterni ingenui e compiacenti del sistema di accoglienza e assistenza per migranti.” – Adrian Amstutz, parlamentare svizzero.
I funzionari comunali di Lund proseguono imperterriti e hanno lanciato un progetto pilota volto a fornire ai jihadisti svedesi di ritorno dalla Siria alloggio, impiego, istruzione e altri aiuti finanziari – tutto grazie ai contribuenti svedesi.
Secondo l’emittente pubblica radiotelevisiva svizzera SRF, un imam libico che ha esortato Allah a “distruggere” tutti i non musulmani ha ricevuto più di 600mila dollari sotto forma di benefit sociali e sussidi.
Abu Ramadan è arrivato in Svizzera nel 1998 e ha ottenuto asilo politico nel 2004 dopo aver dichiarato di essere perseguitato dal governo libico per la sua affiliazione ai Fratelli musulmani. Da allora, secondo SRF, l’imam ha incassato 600mila franchi svizzeri di aiuti sociali.
Anche se Ramadan vive in Svizzera da quasi venti anni, parla a malapena francese e tedesco e non ha mai avuto un lavoro stabile. L’uomo, 64 anni, presto avrà diritto a percepire una pensione statale elvetica.
Pur incassando il denaro dei contribuenti svizzeri, Abu Ramadan, un noto salafita, ha invocato l’introduzione della legge della sharia in Svizzera, esortando i musulmani a non integrarsi nella società elvetica. Ha anche detto che i musulmani che commettono reati in Svizzera non dovrebbero essere soggetti alle leggi elvetiche. In un sermone pronunciato di recente in una moschea nei pressi di Berna, Ramadan ha detto:
“Oh Allah, ti prego di distruggere i nemici della nostra religione, distruggi gli ebrei, i cristiani, gli induisti, i russi e gli sciiti. Dio, ti chiedo di distruggerli tutti e di restituire all’Islam la sua antica gloria”.
Saïda Keller-Messahli, un’attivista per i diritti umani svizzero-tunisina, ha dichiarato che Ramadan è pericoloso a causa della sua opposizione all’integrazione musulmana: “Si tratta di qualcuno che non invoca direttamente il jihad, ma crea il terreno fertile per esso”.
Adrian Amstutz, un deputato federale, ha accusato il multiculturalismo elvetico di essere la causa di questa situazione:
“Questo scandalo è talmente grosso che si fa fatica a crederci. Gli imam che predicano l’odio nei confronti dei cristiani e degli ebrei e coloro che criticano la depravazione dell’Occidente ottengono l’asilo e vivono comodamente di prestazioni sociali come rifugiati. Tutto questo con la complicità di vili e incompetenti autorità che danno carta bianca a subalterni ingenui e compiacenti del sistema di accoglienza e assistenza per migranti”.
Beat Feurer, un consigliere comunale di Biel, la città tedesca in cui vive da venti anni Ramadan, ha invitato le autorità tedesche ad aprire un’indagine: “Personalmente, penso che tali persone non abbiano niente da fare qui. Dovrebbero essere espulse”.
Lo scandalo Ramadan non è un caso a sé stante, è un fenomeno a cui si assiste in altri paesi europei, dove migliaia di jihadisti più o meno violenti potrebbero utilizzare i sussidi statali per finanziare le loro attività. Una guida per jihadisti presenti in Occidente – dal titolo “Come sopravvivere in Occidente” – diffusa dallo Stato islamico nel 2015 raccomandava loro: “Se riuscite a beneficiare di sussidi extra, fatelo”.
In Austria, più di una dozzina di jihadisti hanno incassato prestazioni sociali per finanziare i loro viaggi in Siria. Tra questi, Mirsad Omerovic, 32 anni, un predicatore islamico estremista che secondo la polizia ha raccolto centinaia di migliaia di euro per la guerra in Siria. Omerovic, padre di sei figli che vive esclusivamente di sussidi erogati dallo Stato austriaco, ha beneficiato di sussidi supplementari per congedo di paternità.
In Belgio, alcuni dei jihadisti autori degli attacchi di Bruxelles e Parigi, in cui nel 2015 e nel 2016 sono morte 162 persone, hanno ricevuto più di 50mila euro (59mila dollari) sotto forma di prestazioni sociali, che hanno usato per finanziare i loro piani terroristici. Fred Cauderlier, un portavoce del primo ministro belga, ha difeso i sussidi sociali dicendo: “Questa è una democrazia. Non abbiamo strumenti per controllare come le persone spendono le somme loro elargite”.
Secondo il Ministero della Giustizia, soltanto nel Brabante fiammingo e a Bruxelles, decine di jihadisti che hanno combattuto in Siria hanno ricevuto almeno 123.898 euro (150.000 dollari) di prestazioni indebite.
In precedenza, il quotidiano fiammingo De Standaard aveva scritto che 29 jihadisti di Anversa e Vilvoorde hanno continuato a percepire sussidi di mille euro al mese (1.200 dollari) dopo essersi recati in Siria e Iraq a combattere per lo Stato islamico. Il sindaco di Anversa, Bart de Wever ha dichiarato: “Sarebbe ingiusto se queste persone beneficiassero dei programmi sociali e utilizzassero, ad esempio, le loro indennità di disoccupazione per finanziare la loro lotta in Siria”.
Nel febbraio scorso, l’Istituto nazionale per l’occupazione (RVA) ha rivelato che 16 jihadisti che avevano fatto ritorno in Belgio dopo essersi recati a combattere in Siria ricevevano assegni di disoccupazione. Il portavoce dell’RVA, Wouter Langeraert, ha detto:
“Noi viviamo in uno Stato costituzionale. Non tutti i combattenti siriani che sono rientrati si trovano in prigione. Alcuni soddisfano tutti i requisiti giuridici; non sono tutti in prigione, si sono di nuovo registrati nel loro Comune, sono in cerca di lavoro etc.”.
In Gran Bretagna, i contribuenti hanno finanziato Khuram Butt, il leader del commando terrorista che ha colpito il London Bridge e il Borough Market, in cui hanno perso la vita otto persone e 48 sono rimaste ferite.
Salman Abedi, l’attentatore suicida di Manchester, ha usato i prestiti e gli aiuti agli studenti sovvenzionati dai contribuenti per finanziare il suo piano terroristico. Abedi ha ricevuto almeno 7.000 sterline (7.000 dollari) dalla Student Loans Company dopo essersi iscritto al corso di laurea in Economia aziendale alla Salford University nell’ottobre 2015. Si ritiene che abbia ricevuto altre 7.000 sterline durante l’anno accademico 2016, anche se allora aveva già mollato la facoltà. Pare anche che Abedi abbia ricevuto un’indennità di alloggio e un sostegno al reddito di importo equivalente fino a 250 sterline a settimana.
David Videcette, un ex detective della polizia di Manchester che ha partecipato alle indagini sugli attentati terroristici del 7 luglio 2005 a Londra, parlando del sistema dei prestiti per studenti ha detto:
“È un modo semplice per un terrorista per finanziare le sue attività a spese del contribuente. Tutto quello che deve fare è iscriversi all’università e poi sparire. Spesso non hanno alcuna intenzione di comparire”.
Il professor Anthony Glees, direttore del Centre for Security and Intelligence Studies della Buckingham University, ha affermato: “Il sistema britannico rende i fondi facilmente accessibili agli studenti jihadisti senza effettuare alcun genere di controllo. Occorre avviare un’indagine su questo”.
Invece, Shahan Choudhury, un jihadista di 30 anni originario del Bangladesh che si è radicalizzato in una prigione inglese, ha usato i sussidi sociali erogati dal governo per portare la sua famiglia, compresi tre figli piccoli, in Siria, per unirsi allo Stato islamico. Secondo la padrona di casa, la famigliola è sparita di notte, lasciando tutte le proprie cose nell’appartamento dell’East London.
Nel 2015, è emerso che tre sorelle di Bradford che si erano recate in Siria ricevevano ancora delle indennità. Khadija, 30 anni, Zohra, 33, e la 34enne Sugra Dawood che hanno portato con loro i nove figli hanno utilizzato gli aiuti al reddito e gli sgravi fiscali per la prole per finanziare il loro viaggio.
Più di recente, un Freedom of Information Request ha rivelato che Anjem Choudary, un islamista che sta scontando una condanna di 5 anni e mezzo per la sua attività di sostegno all’Isis, ha ricevuto più di 140mila sterline (180mila dollari) di assistenza legale finanziata con il denaro dei contribuenti per il suo fallito piano di evitare la prigione. La cifra è destinata a lievitare dal momento che i suoi legali continuano a presentare ricorsi. Questo padre di cinque figli ha preteso fino a 500mila sterline (640mila dollari) di benefit sociali, da lui definiti come una “indennità per il reclutamento per il jihad”.
Choudary ritiene che i musulmani abbiano diritto ai sussidi sociali perché sono una forma di jizya, una tassa imposta ai non musulmani per rammentare loro che sono sempre inferiori e sottomessi ai musulmani.
I media britannici hanno riportato che prima del suo arresto Choudary incassava più di 25mila sterline (32mila dollari) l’anno di benefit sociali. Tra l’altro, il predicatore radicale percepiva 15.600 sterline l’anno di indennità di alloggio per mantenerlo in una casa da 320.000 sterline a Leytonstone, nell’East London. Ha inoltre beneficiato di una detrazione fiscale di 1.820 sterline, di un sostegno al reddito pari a 5.200 sterline e ha percepito assegni familiari per l’importo di 3.120 sterline. Non essendo i benefit sociali sottoposti a tassazione, il suo reddito corrispondeva a uno stipendio di 32.500 sterline (42mila dollari). A titolo di raffronto, nel 2016 le retribuzioni medie annue dei lavoratori a tempo pieno in Gran Bretagna erano di 28.200 sterline (36.500 dollari).
Altri esempi di abusi del sistema assistenziale da parte dei jihadisti, possono essere visionati qui.
In Danimarca, secondo quanto riferito dal Servizio di sicurezza e di intelligence (PET), i jihadisti troppo malati per lavorare ma abbastanza sani per combattere per lo Stato islamico hanno beneficiato di sussidi di invalidità, prestazioni di malattia e assegni di pensione anticipata erogati dallo Stato danese.
In passato, un documento prodotto dal Ministero del Lavoro aveva rivelato che più di 30 jihadisti danesi hanno continuato a percepire benefit sociali, pari a 672mila corone danesi (92mila dollari), anche dopo essersi uniti allo Stato islamico in Siria.
Il ministro del Lavoro Troels Lund Poulsen ha dichiarato:
“È del tutto inaccettabile ed è vergognoso. Deve essere fermato. Se ci si reca in Siria per partecipare al jihad, per diventare un guerriero dell’Isis, allora ovviamente non si dovrebbe avere alcun diritto a ricevere benefit dal governo danese”.
In Francia, il governo ha tagliato le prestazioni sociali a circa 300 individui identificati come jihadisti. La Francia è il più grande esportatore di combattenti stranieri in Iraq e Siria, con più di 900 jihadisti che si trovano all’estero.
In Germania, Anis Amri, un tunisino di 23 anni, autore dell’attacco letale al mercatino di Natale a Berlino, ha utilizzato diverse identità per incassare illegalmente i sussidi sociali. Sembrerebbe che le autorità tedesche fossero a conoscenza della frode, ma non sono intervenute.
Invece, un jihadista residente a Wolfsburg, che ha portato la moglie e due figli piccoli in Siria, ha continuato a ricevere prestazioni sociali dallo Stato, pari a decine di migliaia di euro, per un intero anno dopo aver lasciato la Germania. Le autorità locali hanno detto che la legge tedesca sulla privacy impedisce loro di sapere quali famiglie abbiano lasciato il paese.
Complessivamente, è stato rilevato che più del 20 per cento dei jihadisti tedeschi che combattono in Siria e in Iraq percepiva benefit sociali da parte dello Stato; e dopo il loro rientro in Germania, i jihadisti potranno ricominciare a ricevere assegni assistenziali. Il ministro degli Interni del land della Baviera, Joachim Hermann, ha dichiarato:
“Non saremmo mai dovuti arrivare a questo. Il denaro dei contribuenti tedeschi non avrebbe mai dovuto finanziare direttamente o indirettamente il terrorismo islamista. I sussidi di questi parassiti terroristi dovevano essere tagliati subito. Non lavorare e diffondere il terrore a spese dello Stato tedesco non è solo estremamente pericoloso, è anche la peggior provocazione e infamia!”
Nei Paesi Bassi, il governo ha interrotto l’erogazione di sussidi a decine di jihadisti. Un combattente olandese di nome Khalid Abdurahman è apparso in un video di YouTube con cinque teste mozzate. Originario dell’Iraq, l’uomo ha vissuto per oltre dieci anni grazie al welfare, prima di unirsi allo Stato Islamico in Siria. I servizi sociali olandesi lo hanno dichiarato non idoneo al lavoro e i contribuenti gli hanno pagato i farmaci per il trattamento della claustrofobia e della schizofrenia.
La legge per tagliare i benefit sociali ai jihadisti non si estende ai prestiti per gli studenti: il vicepremier Lodewijk Asscher ha detto che un divieto del genere sarebbe controproducente perché renderebbe più difficile il reintegro dei jihadisti.
In Spagna, Saib Lachhab, un jihadista marocchino di 41 anni residente nella città basca di Vitoria, ha accumulato 9mila euro (11mila dollari) di sussidi per finanziare il suo piano di unirsi allo Stato islamico in Siria. Ogni mese, l’uomo riceveva 625 euro (750 dollari) dal governo centrale e 250 euro (300 dollari) dal governo basco. Percepiva inoltre 900 euro (1.075 dollari) al mese di assegni di disoccupazione.
Samir Mahdjoub, un jihadista algerino di 44 anni residente nella città basca di Bilbao, ha ricevuto 650 euro (780 dollari) al mese di sussidi pubblici e 250 euro (300 dollari) di sostegno all’alloggio. Redouan Bensbih, un jihadista marocchino di 26 anni residente nella città basca di Barakaldo, ha incassato 836 euro (mille dollari) di sussidi sociali al mese dopo essere stato ucciso su un campo di battaglia siriano. La polizia ha infine arrestato nei Paesi Baschi cinque musulmani che intercettavano i pagamenti e li dirottavano in Marocco. Le autorità basche hanno detto che gli aiuti continuavano ad essere erogati perché non era stata loro notificata la morte dell’uomo.
Ahmed Bourguerba, un jihadista algerino di 31 anni residente a Bilbao, ha percepito 625 euro (750 dollari) al mese di benefit sociali e 250 euro (300 dollari) di sostegno all’alloggio fino a quando non è finito in prigione per reati di terrorismo. Mehdi Kacem, un jihadista marocchino di 26 anni residente nella città basca di San Sebastian, ha incassato 800 euro (950 dollari) al mese di sussidi fino a quando non è stato arrestato per appartenenza allo Stato islamico.
In passato, una coppia pakistana residente a Vitoria era stata accusata di aver falsificato documenti di identità per ottenere in modo fraudolento benefit sociali per dieci persone inesistenti. La polizia ha detto che i due hanno frodato il governo basco di più di 395mila euro (475mila dollari) nell’arco di tre anni.
In Svezia, secondo un rapporto elaborato dal Collegio nazionale di Difesa, 300 cittadini svedesi hanno continuato a ricevere aiuti sociali anche dopo aver lasciato il paese per andare a combattere in Siria per l’Isis. Nella maggior parte dei casi, i jihadisti hanno usato amici e familiari per gestire le pratiche, creando l’illusione che loro fossero ancora in Svezia.
Il convertito musulmano Michael Skråmo, ad esempio, ha incassato più di 50mila corone svedesi (5mila dollari) di benefit sociali dopo essersi recato in Siria con la moglie e i quattro figli. E questo, fino a un anno dopo che aveva lasciato Göteborg.
Magnus Ranstorp, uno degli autori del report, ha chiosato che i sussidi sociali evidenziano la debolezza dei meccanismi di controllo svedesi:
“Per qualche tempo, Michael Skråmo è stato uno dei più noti simpatizzanti dell’Isis. La polizia dovrebbe essere in grado in qualche modo di lanciare l’allarme e informare tutte le autorità quando qualcuno si è recato laggiù”.
Nel frattempo, l’Arbetsförmedlingen, l’agenzia governativa svedese per l’impiego, ha interrotto un progetto pilota finalizzato ad aiutare i migranti a trovare lavoro dopo aver scoperto che i dipendenti musulmani dell’agenzia assumevano i jihadisti svedesi. Operativi dello Stato islamico avrebbero corrotto – e in alcuni casi minacciato – i dipendenti dell’agenzia nel tentativo di reclutare combattenti dalla Svezia.
Ma i funzionari comunali di Lund proseguono imperterriti e hanno lanciato un progetto pilota volto a fornire ai jihadisti svedesi di ritorno dalla Siria alloggio, impiego, istruzione e altri aiuti finanziari – tutto grazie ai contribuenti svedesi.
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.