Ecco perché sto male
È tutta questione di… solitudine.
Ho riflettuto qualche giorno, prima di decidermi a scrivere. Non sapevo come dirlo, ma sapevo che avevo qualche cosa da dire e che dovevo dirla. Era necessario che comunicassi tutta quella angoscia che stavo provando e che avevo già conosciuto nella mia vita, quando sono stato colpito da profondi dolori e lutti personali. Certe cose, specialmente le più personali, quelle che rimangono chiuse e buie in noi per molti anni, anche decine di anni, prima o poi esplodono con una forza dirompente, a volte persino incontrollabile. Il cervello recepisce, elabora, ma lo fa sempre all’interno di un contesto, perché i nostri pensieri non sono meteore piovute dal cielo. Il cielo, in sé, ci ama, e siamo noi a non voler accettare il tempo brutto, i temporali e quella pioggia che ci è necessaria, anche se è causa di maltempo, di freddo e di umidità e noi ci rattristiamo al solo vederla.
Vi chiederete a cosa mi sto riferendo, e forse coloro che mi leggono da tempo hanno già compreso il tema di questo breve ma personalissimo scritto.
Parlo dell’odio nel quale stiamo vivendo. Di tutto l’odio che alberga nei nostri pensieri, anche quando crediamo di essere tolleranti e rispettosi. Parlo di quell’odio che si annida nella mente e nel cuore quotidianamente e che stiamo alimentando senza rendercene conto. Con le parole, le offese, le soluzioni facili, l’assenza di fatica, l’ignoranza, la solitudine interiore, e nella quasi certezza di essere sempre noi i migliori, in tutto e per tutto. Questo odio è solitudine pura, ed è tanto più grave perché siamo cresciuti in contesti che ci hanno insegnato il rispetto degli altri.
Perché tutto questo?
Perché siamo diventati terroristi, e verso noi stessi, senza differenze di culture e di credo. Siamo terrorizzati dalla solitudine che proviamo verso questo mondo, e percepiamo la solitudine di coloro che ci governano, anche se circondati da quel potere economico e personale che li fa sembrare diversi, a volte, peggiori di noi.
Ecco perché il terrorismo emerge. È l’espressione più eclatante di tutto l’odio che proviamo verso noi stessi e gli altri, perché non siamo nelle condizioni di arginare quell’immensa solitudine nella quale cresciamo e ci perdiamo. Una solitudine profonda che si nutre di sfiducia, incomprensione, corruzione e ingiustizie. Dove qualsiasi individuo o Stato che si senta forte dei propri privilegi e condizioni crede anche di essere migliore rispetto a tutto il resto del mondo.
È questo odio, personale e istituzionale, nel quale stiamo crescendo i nostri figli. Ma tutti noi sappiamo che alla base vi è il gioco del male, che si traveste e assume tutte le forme possibili, tanto dell’integrazione apparente quanto della disintegrazione effettiva.
Senza una meta finale comune, alla quale possono partecipare tutti, non andremo da nessuna parte.
Ecco perché sto male.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
Scrivi una mail a Alessandro Bertirotti