𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀, 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐞𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐢?
Siamo davvero alla fine della cristianità e all’irreversibile tramonto della Chiesa cattolica, non c’è più niente da fare?
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Dopo la cristianità, torneranno gli dei?
Siamo davvero alla fine della cristianità e all’irreversibile tramonto della Chiesa cattolica, non c’è più niente da fare? E’ uscito un libro aspro e impietoso di una studiosa cattolica, dedicato a La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo, edito da Cantagalli. Si chiama Chantal Delsol, ha fondato l’Istituto di ricerca Hannah Arendt, è conservatrice e liberale, ma soprattutto realista. Ho conosciuto i suoi maestri, Julien Freund e Pierre Boutang, nei convegni romani della Fondazione Volpe.
Secondo l’autrice, la civiltà cristiana è durata sedici secoli, è nata sul fiume Frigido, vicino Gorizia, nel 394, quando l’imperatore cristiano d’Oriente Teodosio sconfisse e poi decapitò l’Imperatore pagano d’Occidente, Eugenio; ed è durata fino alla seconda metà del secolo scorso, con la svolta anticristiana che Delsol simboleggia con il diritto all’aborto. Ma l’inizio della fine del Cristianesimo per lei comincia con la Rivoluzione francese. Scandalosamente, la Delsol nota che nel secolo scorso i tre fascismi – italiano, spagnolo e portoghese – tentarono di difendere la civiltà cattolica e cristiana; mentre il nazismo era per lei un ritorno al paganesimo. Ma i fascismi furono sconfitti.
La tesi centrale del libro è che dopo il cristianesimo si va riaffermando un nuovo paganesimo: la nuova religione venera le piante, la terra (Gaia), gli animali, l’umanità, la tecnica, il progresso e ammette pratiche diffuse al tempo del paganesimo: l’infanticidio, il divorzio, l’omosessualità, il suicidio. Come la civiltà cristiana aveva assorbito molte eredità pagane e aveva edificato le chiese sui templi, così anche la società neopagana ha snaturato alcuni capisaldi del cristianesimo e li ha tradotti nella sua morale, nel pacifismo, nei diritti umani, ecc.
E la Chiesa come ha reagito? Prima si è opposta alla modernità, ai tempi del Sillabo; poi ha ceduto, l’ha assecondata, si è mimetizzata e fusa nella sua ideologia, inseguendo l’ecologia, il panteismo, il pacifismo, la società globale coi flussi migratori, l’etica umanitaria. Intanto cresce nella società la nuova religione o morale woke, che dilaga nei talk show, al cinema, nelle scuole, nel racconto collettivo, che sostituisce la visione cristiana.
La tesi è forte ma non convince l’idea che dopo il cristianesimo vi sia un ritorno del paganesimo. Alcune analogie con le società precristiane sono innegabili, ma la nuova ideologia differisce dal mondo degli antichi déi pagani e delle società che le rispecchiavano. Il paganesimo aveva una visione del mondo eroica, sacrale, mitica, storica e rituale, estranea al presente. Non possiamo giudicare il paganesimo solo dal tempo del suo declino. Per il mondo pagano l’uomo era inserito tra il cielo e la terra, tra il mondo della natura e le forze soprannaturali. Nel nostro tempo invece, la Natura viene sostituita, geneticamente modificata, abolita, comunque subordinata alla volontà umana e ai desideri illimitati. E il soprannaturale scompare per far posto al virtuale e alla tecnologia. Il grande Pan non è tornato, viviamo nell’età del nichilismo, seppure ornato di orpelli e residui pseudopagani e pseudocristiani.
Ma da cristiana, cosa risponde Chantal Delsol alla “Waterloo” (sua espressione) della Chiesa e della Civiltà cristiana? Non auspica nessuna riconquista, rigetta ogni ambizione di potenza e invita a diventare testimoni silenziosi senza egemonia e missionari senza conquista. Non resta che diventare, lei dice, “agenti segreti di Dio”. Ma un cristianesimo che rinuncia alla visibilità (ne parlò Carl Schmitt, più di recente Ratzinger), che abdica alla civiltà cristiana, che accetta la clandestinità, non asseconda proprio lo spirito del nostro tempo che ricaccia la religione nella sfera intima, privata, espellendola dalla vita comunitaria? Una religione è sempre un legame comunitario, non può esistere solo in interiore homine. Forse la strada è un’altra, articolata su più livelli. Sì, il nucleo profondo della fede è affidato agli esempi e ai testimoni, e a coloro che da asceti e monaci si ritirano dal mondo per abitare il suo centro spirituale. Ma una visione comunitaria e civile del cristianesimo non può essere soppressa, è auspicabile un cattolicesimo sociale e anche politico e perfino una religione civile discesa dai principi cristiani. Deve invece liberarsi dei due atteggiamenti finora prevalenti: non può più rivendicare l’egemonia dei principi e dei valori della civiltà cristiana in un mondo scristianizzato, sarebbe fuori dalla realtà e ridurrebbe la fede a una guerra permanente col mondo e col tempo; ma dall’altra non può accettare il mondo scristianizzato e la sua nuova religione atea, assecondare lo spirito del tempo e il tempo senza spirito, mimetizzarsi per sopravvivere e mantenere ancora una funzione e uno status. La strada invece dovrebbe essere un’altra: rendersi conto che non sono più possibili valori assoluti e pratiche conseguenti, e accettare di essere una parte della società e non il tutto; opporre i propri principi e valori a quelli dominanti, esporli fieramente e civilmente, senza guerre di verità, ordalie o giudizi divini. E passare dalla presunzione di detenere il monopolio della verità alla convinzione che la verità esiste (contro tutti i relativismi) ma è più grande di noi; sicché noi siamo dentro la verità, ma la verità non è in nostro possesso, ne siamo alla ricerca, possiamo coglierne solo un lato. E’ la poligonia del vero, come diceva il sacerdote e filosofo Vincenzo Gioberti; ossia la verità ha più lati e noi possiamo conoscerne qualcuno. Ma la verità intera attiene solo a Dio.
Piuttosto che accettare il passaggio alla clandestinità, come auspica Chantal Delsol (ma è quello che già accade in Francia), per un cristiano si tratta di accettare la sfida con fermezza, alla luce del sole, ma rispettando chi non si riconosce nei suoi principi: ciò non toglie nulla a Dio, ma toglie qualcosa alla potenza dell’uomo che pretende di parlare in Suo nome. Ma l’antagonista funesto della religione non è il paganesimo; è la fede nell’Io, è il dominio del Nulla.
La Verità – 27 novembre 2022