Dodici anni, giù dalla finestra

suicidio_-150x150Dodici anni, giù dalla finestra
È tutta questione di… miseria.

Qualcosa dovremmo pur chiederci, di fronte a notizie come questa.
(Mirandola, prende un brutto voto a scuola. Ragazzina si getta dalla finestra
Il Resto del Carlino VALENTINA REGGIANI-
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/mirandola-prende-un-brutto-voto-a-scuola-ragazzina-si-getta-dalla-finestra/ar-BBFbj8F?ocid=spartandhp)

Mirandola (Modena), 19 novembre 2017 – Un quattro in un compito in classe. Un brutto voto che non è riuscita ad accettare; troppi i sensi di colpa verso la famiglia o forse verso se stessa. Un dolore così grande da decidere di farla finita, lanciandosi dalla finestra del bagno al secondo piano. A 12 anni anche un brutto voto può sembrare un problema insormontabile, soprattutto se si è particolarmente emotivi e duri verso se stessi. Sarebbe stato proprio quel giudizio scritto nero su bianco in una verifica, secondo i primi accertamenti degli inquirenti, a portare una studentessa delle medie, di appena 12 anni, appunto, a lanciarsi ieri mattina dalla finestra del bagno mentre la mamma, nell’altra stanza, preparava la colazione. Proprio ieri, infatti, la donna sarebbe stata ricevuta dagli insegnanti per parlare dell’andamento scolastico della figlia.

Mi sembra ovvio che non stiano funzionando almeno due cose, in questa nostra società italiana: scuola e famiglia.

Rendiamoci anche conto che queste due istituzioni sociali e culturali sono portatrici, a quest’età specialmente (anche se lo rimangono a lungo oltre i dodici anni), di quei valori e punti di riferimento con i quali i nostri giovani crescono. Nessuno di noi può fare a meno dei consigli, regole e percorsi proposti da una famiglia, anche quando questa sia mutilata, monogenitoriale, oppure in apparenza perfettamente integrata nell’ipocrisia italiana. Non parliamo poi della scuola, dove oggi, purtroppo, il livello di inutile burocratizzazione non agevola certamente gli insegnanti nei rapporti con gli studenti. Vi sono ancora insegnanti che pretendono studenti come copie di quello che ora sono loro, senza ricordarsi minimamente di come loro stessi erano e quanto siano cambiati, e molto, col passare degli anni.

Insomma, quando una ragazzina compie un gesto di questo tipo, annunciandolo con l’invio di un messaggio preciso nella chat delle amiche, e quindi premeditato, significa che il peso della responsabilità di fronte ad un brutto voto, tanto a scuola quanto in famiglia, è insopportabile.

Senza una relazione di amore ingiustificato, semplicemente gratuito, non potremo creare nuove generazioni in grado di tollerare le frustrazioni. Non è sbagliato un quattro, come non lo è un otto. Sono sbagliate le motivazioni che portano a questi due voti, le giustificazioni che forniamo sulla loro utilità pedagogica. È importante il significato dei gesti con i quali dovremmo accogliere tanto l’otto quanto il quattro. E devono essere gesti che rendono questi voti una semplice occasione di sviluppo, senza far credere che il senso della vita stia in questi voti.

Se avessi dovuto lasciarmi condizionare da tutti i quattro di italiano che ho preso io in tutti gli anni delle superiori (ricordo di aver preso qualche sei, massimo tre, in tutto…), a quest’ora sarei incapace di intendere e di volere, a detta del mio bravo professore di italiano. Ma quando tornavo a casa, i miei genitori mi dicevano: “Andrà meglio la prossima volta. Cerca di capire, dalle correzioni, perché non è andato bene e vedrai che migliorerai”. Alla maturità, tutti i colleghi che prendevano otto, presero 4 ed io il loro otto.

Non fidiamoci del tutto degli insegnanti, come dei genitori, a meno che loro stessi non sappiano ammettere di fronte ai giovani che non sono perfetti, mai.

 

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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