Devastati e profani
È tutta questione di… futuro.
Ho già parlato della dipendenza dalle droghe (Allerta in Italia per la Krokodil: la droga che scioglie ossa e pelle.Nuova emergenza per la droga killer proveniente dalla Russia. Facile da sintetizzare, costa poco. Ma gli effetti sono devaastanti), e di come un certo tipo di musica, associata alla tossicodipendenza, possa potenziare gli effetti di queste sostanze sulla mente e sul corpo della persona.
Da qualche tempo è in commercio un nuovo tipo di droga, la Krokodil che mangia la carne, proveniente dalla Russia, e giunta ora in Italia viene venduta, suscitando la necessaria preoccupazione dei genitori, di tutti i genitori.
Sappiamo ormai che i fattori, le concause e gli stati mentali che agevolano l’avvicinamento di giovani e meno giovani alla droga sono molti, e non tutti controllabili con l’ausilio di una buona educazione familiare. Nemmeno con un buon livello di istruzione. È altrettanto vero, che una buona dose di superficialità che caratterizza questo periodo storico occidentale agevola di fatto l’abbandono di quello spirito critico necessario proprio in questi casi specifici. Ma, quando lo stesso spirito critico manca, certo non è possibile abbandonare quello che non c’è!
Gli studi, oramai classici, di etnologia, dimostrano che il consumo di sostanze psicoattive veniva, ed è ancora effettuato, per alterare lo stato di coscienza. Serve per accostare l’Uomo ad un’esperienza sacra, in comunione mistica con le divinità. Mi sembra ovvio che oggi tale alterazione porti piuttosto ad una comunione presunta con una dissoluzione totale di qualsiasi sacralità. Ammesso, poi, che si sappia il significato di sacrificio, ossia rendere sacro il nostro fare. E le cose si sacralizzano quando le scelte che operiamo restano eterne nella loro sostanza di base, come accade ad una madre che mantiene sacro il suo rapporto con i figli, dalla nascita alla sua morte.
Ed è proprio in virtù di questa mancata esperienza sacra, a parer mio, che oggi molti esseri umani cercano di alterare il proprio stato di coscienza per evadere dal mondo a cui sentono di non appartenere. E la primigenia esperienza sacra la si trascorre e la si impara in famiglia, quando c’è la famiglia e i genitori fanno il loro mestiere di genitori.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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