Con chi ce l’ha Giorgia?

𝐂𝐨𝐧 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐞 𝐥’𝐡𝐚 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚?
Ma chi è il nemico di Giorgia Meloni? Con chi ce l’ha quando lei allude a quei meschini che si rotolano nel fango, acqua putrida che batte contro la roccia?

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Con chi ce l’ha Giorgia?
di Marcello Veneziani
25 Ottobre 2023

Ma chi è il nemico di Giorgia Meloni? Con chi ce l’ha quando lei allude a quei meschini che si rotolano nel fango, acqua putrida che batte contro la roccia? Non sono i poteri forti, mi pare di capire, non è l’establishment, anche perché avendo collocato il suo governo all’ombra della Nato, di Biden, della van den Leyen, in linea con gli altri paesi dell’Unione europea, in sostanziale continuità col governo precedente, non è a loro che si riferisce, almeno in questo caso. Nessun capo di stato, nessun Macron, nessun signore della finanza o delle multinazionali sta attaccando la Meloni e il suo governo o ha preso a pretesto la questione con Giambruno per sferrare al suo governo un colpo basso. Non c’è una campagna contro di lei, anzi i giudizi sulla vicenda familiare sono stati piuttosto controversi, divisi tra chi ha solidarizzato con lei e chi l’ha criticata, sottolineando l’incoerenza tra la posizione politica in favore della famiglia tradizionale e la decisione di rompere la relazione, non il matrimonio che non c’era, col suo partner.

Non penso che la Meloni si riferisse nemmeno all’opposizione che fa il suo mestiere e non mi pare che abbia alzato il tiro e inasprito i toni strumentalizzando la vicenda: la Schlein si è eclissata, Conte ha fatto attacchi politici di routine, gli altri non si sono accaniti. Insomma, con chi ce l’aveva Giorgia Meloni?

La stampa ha tradotto che ce l’avesse con Mediaset e il suo partito; tesi, francamente, che non sta in piedi perché non si capirebbe la ragione del tranello ordito contro di lei; perché i Berlusconi o il loro partito vorrebbero indebolire la premier e quindi remare contro il governo di cui Forza Italia fa parte? La Meloni può prendersela con Mediaset per il mancato controllo, o per la ricerca dell’audience senza considerare gli effetti politici; ma non penso che si possa ragionevolmente parlare di un complotto degli eredi familiari e politici di Berlusconi contro la Meloni e il suo governo.

E allora, chi è il nemico a cui allude Giorgia Meloni? Non è il sistema, non è l’opposizione, non sono i poteri forti. E’ più genericamente la maldicenza, figlia del malanimo; ma questo può riguardare singole testate, singoli influencer, qualche posizione individuale, il chiacchiericcio e il suo uso maldestro. Ma non si può elevare alla dignità di nemico la malalingua, né vi si può rintracciare la trama di un complotto, ordito poi da chi con chi.

C’è sicuramente l’attenuante grandissima dello stress doppio sotto cui vive la Meloni: stress di avere sulle sue piccole spalle tutte le responsabilità del governo; e insieme stress per la vicenda famigliare, e tutto quel che comporta.

Ma, francamente, le espressioni usate, che evocano un linguaggio a metà tra Nietzsche, Pound e le chiese avventiste, ci sembrano sproporzionate per la maldicenza e la malevolenza. Meloni non sta combattendo’Armageddon, la battaglia finale contro il Nemico assoluto; sta governando con prudenza e basso profilo, piccoli passi e tanto realismo. Le ostentazioni di orgoglio e fierezza per i risultati del primo anno di governo sono una comprensibile controffensiva mediatica, un atto di propaganda politica o di contropropaganda, se volete. Magari qualcosa accadrà ma allo stato attuale non c’è una guerra in corso contro di lei; la sua è una denuncia preventiva per un possibile futuro accerchiamento.

In realtà, al di là della presunta sindrome del complotto, c’è un elemento importante nel carattere e nella linea di Meloni: potremmo dire la sindrome di Calimero, o meglio l’indole vittimista. Che dipende da una serie di fattori.

Il primo è che proviene da un’area che è stata e in molti casi lo è ancora, discriminata, emarginata, ghettizzata, disprezzata. Il vittimismo sarà pure un alibi per la gente di destra, sarà pure una mezza mania di persecuzione, sarà pure egocentrismo capovolto; ma oltre la percezione c’è in effetti la realtà. Potremmo compilare lunghi cahiers de doléances, per documentare le reali difficoltà scontate da chi è considerato dalla parte del torto; porte sbarrate, accessi non consentiti, disprezzo a priori, quasi “etnico”. Poi col tempo è diventata un’abitudine, per taluni un’indole, un alibi e un mestiere.

Il secondo è che lei, Giorgia, è un carattere piuttosto sospettoso, suscettibile e malpensante; la puoi elogiare dieci volte ma se all’undicesima la critichi, lei s’inalbera, resta “basita”, vuol dire che ce l’hai con lei, fai parte di chissà quale disegno contro di lei. Finché era all’opposizione contro tutti, poteva essere comprensibile – del resto se sei contro tutti, tutti sono contro di te – ma ora è un’altra stagione.

La terza ragione è naturalmente politica: il vittimismo rende anche un discreto fatturato di consensi, gridare al nemico e al complotto compatta i propri ranghi, genera solidarietà e fornisce una scusante se non si realizzano i programmi di partenza o se crescono le delusioni. E’ una legge elementare della politica e della psicologia delle masse.

Bisogna anche aggiungere che viviamo in un’epoca in cui anche il giudizio storico è fondato sul primato morale della vittima. Lo statuto di vittima dà un passaporto per varcare confini, giudizi, per consentirti cose negate agli altri; gli unici monumenti consentiti sono elevati alle vittime, vere o presunte, soprattutto se espressione di un genere, un popolo, una categoria. Un grande può aver compiuto imprese eccezionali ma se ha fatto vittime, va cancellato. Il vittimismo è il criterio di superiorità etico-storica della nostra epoca, frutto degenerato di una mentalità giudaico-cristiana. Curioso pensare che solitamente il vittimismo è stato usato contro il mondo da cui proviene la Meloni e che lei ora ritorce contro di loro. Dopo aver letto questa riflessione, il vittimista si chiederà se l’articolo era pro o contro di lui. Nessuno dei due, era solo un modesto tentativo di capire e di spiegare, al lume di quel che ci pare essere la verità. Ma lei/lui resterà convinta/o del contrario.

La Verità – 25 ottobre 2023