Come viviamo?
È tutta questione di… realtà.
Dire che l’uomo è dominato dalla natura appare tanto inesatto quanto dire che l’uomo domina la natura. In realtà, il territorio presenta proposte, pone comunque alcune condizioni e l’uomo risponde ad esse elaborando così, a poco a poco, il suo adattamento al territorio e sviluppando una azione continua per condizionarne il potere.
Il filo che lega il territorio o ecosistema all’uomo non è diretto come non lo è il rapporto stimolo-risposta.
Tra lo stimolo del territorio e la risposta dell’uomo intercorrono complessi processi intermedi che si concludono in quella che noi oggi definiamo interiorizzazione di atteggiamenti. In sostanza, l’osservazione di un dato territorio suggerisce, come ipotesi, che la gente vissuta per almeno quattrocento anni in quel territorio abbia interiorizzato formule di vita e moduli di esistenza legati al suo adattamento al territorio (Musio G., 1995, La mente culturale. Struttura della cultura e logica della organizzazione della mente, Università di Firenze, Firenze). Quelle formule, quei moduli di esistenza costituiscono precisi appuntamenti che, ripetendosi con una certa regolarità, diventano atteggiamenti normativi.
In breve, gli individui sono immersi in circostanze contingenti che altro non sono che espressioni di quel dato territorio e, soprattutto nelle situazioni estreme, possono fare solo ciò che in realtà fanno: né più, né meno. I casi limite del mondo eschimese o del mondo del Sael sono un esempio evidente: dove non esistono alternative si è obbligati a mantenere costanti i comportamenti adattivi che nel tempo si sono dimostrati più efficaci. È quindi evidente che esiste un rapporto relativamente stretto fra ciò che il territorio propone agli individui che lo abitano e ciò che essi costruiscono come risposta esistenziale al territorio stesso.
Ecco perché una riflessione sulla matrice della cultura umana induce ad ipotizzare un legame plausibile tra l’organizzazione della mente, il comportamento dell’uomo e il territorio in cui egli vive. Le frasi di uso popolare “ti comporti come un contadino” o “quello si comporta come un montanaro” non sono occasionali né prive di senso. È evidente che essere contadini o montanari comporta una serie di scelte precise e adatte al territorio in cui esse operano.
E, in senso più ampio e persino troppo generalizzante, noi italiani, come ci comportiamo?
Abbiamo qualche cosa che ci accomuna, come popolo, nonostante i diversi territori peninsulari che abitiamo?
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).