Pure in Cina la gente comune è ovviamente al corrente delle decisioni di cui sopra e degli episodi di emarginazione (le notizie arrivano…), reagisce di conseguenza manifestando sui social cinesi la propria disapprovazione talvolta con parole molto pesanti nei confronti dell’Italia che, essendo noi italiani in Cina, ci fanno preoccupare molto… diremmo quasi di più del coronavirus.
Enza Armiento
Come si vive in Cina oggi e le relazioni fra Italia e Cina
Pubblicato da Giulia Zappon e Roberto Tava il 13 Febbraio, 2020
In Cina non si mangiano abitualmente pipistrelli o altri animali strani; esistono normalissimi supermercati e non solo mercati con animali vivi sulla strada.
Hanno costruito ospedali (in più) non perché non ce n’erano ma per risolvere il problema ancora più velocemente; il governo non nasconde le notizie, anzi; c’è molta solidarietà sia fra cinesi sia con le comunità di stranieri come noi che in Cina si sentono “a casa”.
Soltanto Wuhan e lo Hubei sono “blindati” ma nelle altre città e Province cinesi si può circolare abbastanza liberamente, sebbene ci invitino continuamente e a limitare al minimo indispensabile gli spostamenti. Supermercati e farmacie sono tuttora aperti, si possono comprare alimentari ed altri generi di prima necessità. Bisogna indossare la mascherina quando si esce e fare più attenzione del solito.
Ad ogni modo non abbiamo paura: siamo rimasti qui a lottare insieme agli amici cinesi. Questo Paese e questo popolo non si meritano quello che gli sta accadendo.
Il governo ogni giorno pubblica un bollettino aggiornato al giorno precedente (nella versione originale che noi leggiamo direttamente in cinese sono menzionate addirittura le generalità dei malati). Esistono perfino delle APP per vedere dove sono i casi più vicini a te, in più per noi stranieri in Cina hanno attivato su tutto il suolo nazionale delle hot-line in inglese e in altre lingue da chiamare in caso di bisogno.
Anche se l’Italia attualmente ha bloccato i voli diretti da e per la Cina, noi come italiani non siamo affatto tenuti prigionieri: volendo, potremmo rientrare in patria facendo scalo in altri Paesi, tuttavia riteniamo che al momento sia più sicuro rimanere che mettersi in viaggio.
In aggiunta a ciò, ormai il nostro lavoro e la nostra vita si basano in Cina, pertanto non vogliamo abbandonare tutto; per dipiù se lo facessimo non sapremmo con certezza quando potremmo ritornare.
Precisiamo che soltanto gli italiani che si trovavano nello Hubei sono stati rimpatriati con aereo militare mentre nelle altre Province cinesi non è la stessa cosa, almeno per il momento.
In generale, le guarigioni sono in aumento, i contagi sono in calo, i decessi rimangono abbastanza stabili e in ogni caso la letalità del virus attualmente non risulta essere alta. La maggior parte dei contagi è nello Hubei che è tuttora isolato: chi si trova là a prescindere che sia del posto oppure di passaggio non può uscire e nessuno può entrare, salvo persone e merci inviate per questioni di emergenza.
Quando saranno finalmente riattivati i trasporti da e verso lo Hubei chi uscirà da lì sarà sottoposto a quarantena, dicono le autorità locali.
La nostra vita quotidiana
Io e il mio partner Roberto Tava abbiamo una società di import-export e consulenza a Changsha (circa 7 milioni di abitanti), capoluogo della Provincia dello Hunan con circa 70 milioni di abitanti. Lo Hunan confina con lo Hubei, il cui capoluogo Wuhan focolaio dell’epidemia di coronavirus dista circa 350 km da Changsha.
Un po’ di numeri: ad oggi in tutto lo Hunan circa 23.000 persone hanno avuto contatti con persone infette di cui circa 6.000 sono sotto osservazione medica e circa 16.000 sono state dimesse, ammontano più o meno a 900 i casi confermati e 2 morti (uno a Yueyang e uno a Shaoyang), mentre nella città di Changsha i casi confermati sono circa 200 e 0 i morti.
La nostra azienda come molte altre in questa zona ha riaperto l’altro ieri, il 10 Febbraio, seppur non ancora a pieno ritmo. Molti uffici pubblici e privati sono chiusi ma si lavora on-line, dal proprio posto di lavoro oppure da casa e fortunatamente la Cina è leader nel settore IT.
Le scuole invece non potranno riaprire prima del 2 Marzo, nel frattempo alcune di esse hanno attivato i corsi on-line. Queste misure non vanno fraintese, nel senso che sono mirate soprattutto a prevenire ulteriori contagi.
Alle attività commerciali che non hanno mai chiuso nemmeno durante il Capodanno Cinese (come i supermercati), a quelle come noi che hanno già riaperto o che stanno per riaprire viene chiesto di procurarsi mascherine, guanti monouso, alcool o disinfettanti, termometri.
Viene anche chiesto di mantenere una distanza di sicurezza con le persone che arrivano da fuori, di rilevare la loro temperatura corporea registrando i dati delle stesse su un apposito registro ed infine di evitare grandi raggruppamenti di persone, ad esempio facendo la pausa pranzo a turni anziché tutti insieme.
I ristoranti nella nostra zona non possono ancora aprire al pubblico ma, previa approvazione del governo, possono fornire cibo da asporto consegnandolo a domicilio.
I dati sui contagi
I dati su contagi e decessi a livello globale non vanno solo letti ma anche interpretati: i recenti contagi includono anche persone che magari si erano infettate precedentemente ma per cui la malattia non si era ancora manifestata, potendo avere fino a 2-3 settimane di incubazione.
Le persone morte di coronavirus sono soprattutto anziani e/o pazienti con malattie pregresse. Del resto, gli esperti stanno dimostrando che questo virus è comunque una nuova forma influenzale non ancora conosciuta e in quanto tale è facilmente contagiosa ma, in attesa di un vaccino, con le dovute precauzioni può essere altrettanto facile evitarla.
Il grande lavoro dei medici e degli infermieri cinesi
Va specificato che i primi morti sono stati medici ed infermieri impegnati in prima linea a salvare delle vite e per parecchi di loro ha inciso molto lo sfinimento dovuto a turni lunghissimi (spesso per propria scelta etica) sul campo nella lotta contro il virus.
Un paio di giorni fa abbiamo visto su un canale cinese (CGTN), in lingua inglese, un servizio molto toccante sul lavoro del personale medico-sanitario a Wuhan: medici e infermieri lavorano senza sosta indossando maschere e tute anti-contagio che gli causano prurito e irritazioni sulla pelle del viso e sul corpo.
Per evitare di sprecarle dato il costo non vanno nemmeno in bagno anche per 6 ore di fila (altrimenti dovrebbero gettarle ed indossarne di nuove) quindi lavorano indossando dei pannoloni e per ridurre al minimo il problema evitano di ingerire liquidi già 1 o 2 ore prima del proprio turno.
È commovente vedere che pur essendo stremati fisicamente e mentalmente non perdono la forza né la speranza e si definiscono ottimisti.
Terminato il loro turno in molti ricorrono all’ossigenazione indotta per rivitalizzarsi.
Associazioni italiane ed imprenditori italiani in Cina tentano di sostenere questo Paese moralmente e con donazioni di denaro o di materiale sanitario protettivo necessario soprattutto per la prevenzione.
Le istituzioni Italiane in Cina (Ambasciata e Consolati) forniscono giornalmente notizie aggiornate a tutti noi italiani in Cina e sono disponibili in caso di emergenze, veniamo informati sia tramite e-mail sia tramite le APP istituzionali.
Invece la sensazione che si ha in Cina, riferendoci alle decisioni del Governo italiano a Roma, è che col blocco dei voli si stiano creando forti disagi ed attriti fra i due Paesi. Infatti, leggiamo agghiacciati le notizie che arrivano dall’Italia e da altri Paesi che parlano di razzismo e violenza contro i cinesi all’estero.
Questi comportamenti incivili dettati dall’ignoranza sono gravissimi, insensati, inutili e danneggiano fortemente non solo i cinesi vittime di questi maltrattamenti ma anche i Paesi dove ciò sta accadendo: è un boomerang.
Pure in Cina la gente comune è ovviamente al corrente delle decisioni di cui sopra e degli episodi di emarginazione (le notizie arrivano…), reagisce di conseguenza manifestando sui social cinesi la propria disapprovazione talvolta con parole molto pesanti nei confronti dell’Italia che, essendo noi italiani in Cina, ci fanno preoccupare molto… diremmo quasi di più del coronavirus.
Le conseguenze nel breve e medio termine sono già visibili, ma ce ne saranno anche nel lungo termine.
Preghiamo ad ogni persona che legge questo articolo di farlo girare: sono notizie vere di prima mano da chi sta vivendo il problema dalla Cina in diretta ed in prima persona. La Cina ha relazioni diplomatiche, commerciali e scambi culturali in essere con molti altri Paesi sia in Asia sia in Occidente.
Questa lunga pausa conseguente all’epidemia sta causando ingenti danni non solo alle persone ma anche all’economia sia della Cina sia dei Paesi coinvolti direttamente o indirettamente: per quanto riguarda gli spostamenti di merci e di persone, sono e saranno compromessi viaggi studio, visite di delegazioni cinesi ed estere, turismo, trasferte, trasporti internazionali, eccetera.
Chiediamo a ciascuno di voi di far sentire la nostra voce e quella della Cina: una nazione pacifica, con storia e cultura millenarie ma che l’Italia così come un po’ tutto l’Occidente purtroppo conosce ancora troppo poco.
Con l’occasione rammentiamo che quest’anno c’è il cinquantesimo anniversario delle relazioni fra Italia e Cina: tifate per i cinesi e anche per noi italiani in Cina!
http://discoverplaces.travel/it/come-si-vive-in-cina-oggi-e-le-relazioni-fra-italia-e-cina/