Come ripartire da quel che resta dell’Italia
Francesco Alberoni –
L’ondata populista che rischia di mandare in frantumi il nostro Paese non è finita. La borghesia impoverita che voleva di nuovo il benessere, chi ha ideali, speranze e valori aspetta ancora una classe politica colta, selezionata, esperta, che studia e conosce il mondo, capace di intuire cosa avviene, cosa sta per avvenire e anticiparlo.
Questa è un’epoca che sulla grande distesa di illusoria uguaglianza seguita alla caduta del muro di Berlino al Wto e a Internet ha visto il formarsi di grandi potenze sovrannazionali (Google, Facebook, Amazon) e immensi fondi di investimento dove i singoli piccoli Paesi sono come formiche. E alla formazione di nazioni come Usa, Russia, Cina e India, che non sono imperi ma nazionalismi spietati. Queste forze ci annienteranno. E noi Europa non abbiamo capito che solo uno Stato confederale europeo, con pochi ma forti poteri federali avrebbe potuto difenderci dai nemici esterni e negoziare con questi le regole del nuovo ordine mondiale. Noi dovevamo chiedere una Europa fatta di tanti stati e sopra di essi un unico leggero potere come gli Usa nel 1800. Invece abbiamo continuato nei nostri tradizionali bisticci a starnazzare come galline in un pollaio.
In un mondo in cui emergono le nazioni, noi italiani potremmo diventare il Paese che dà gli ideali, che cerca di ricostruire i fondamenti della cultura europea a partire dalla tradizione democratica greco-romana e comunale, e un sapere italiano ed europeo che vede procedere insieme la scienza e la filosofia, l’arte e il commercio. Invece ci siamo fermati, assorbiti dall’americanizzazione consumistica. Non ci siamo occupati di università, cultura, giovani e imprese. Dobbiamo prepararci ad affrontare una realtà spiacevole ma che va governata.