𝐂𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐞 𝐥’𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨?
Ma chi stabilisce o ristabilisce l’ordine mondiale, quando viene violato con una guerra o un’invasione?
Continua a leggere⤵️
Chi decide l’Ordine del mondo?
Ma chi stabilisce o ristabilisce l’ordine mondiale, quando viene violato con una guerra o un’invasione? Chi è il sovrano supremo, o l’arbitro che dispone della forza e dell’autorità per decidere i torti e le ragioni, i diritti e le prevaricazioni?
In un mondo perfetto ci sarebbe un Re del mondo – per citare un’opera di René Guénon – con un Impero Universale, come fu il Sacro romano impero in Occidente, che garantisce i diritti dei popoli, degli stati e degli individui e le loro sovranità, limiti e confini. O, in una versione più terrena e più moderna, vi sarebbe la Comunità internazionale come organismo supremo di uno Stato planetario, che può imporre ai singoli soggetti il rispetto dei diritti e dei doveri. Ma sappiamo che l’Impero Universale è solo un nobile ideale e l’organizzazione delle Nazioni Unite non ha mai davvero governato l’ordine del mondo. Inoltre è pressoché impossibile che qualcuno guidi la comunità internazionale anche perché i criteri di selezione divergono: sul piano dei diritti, della potenza economica e militare prevale il mondo nord-occidentale; sul piano demografico, territoriale e del numero di Stati membri il criterio si rovescia, e prevale l’area afro-asiatica. I “valori” dominanti nella globalizzazione vengono dall’Occidente a partire dai diritti umani ma sul piano dei popoli e dei territori l’Europa è meno importante dell’Africa e l’America meno importante dell’Asia. Infatti il ruolo dell’Onu non ha mai decollato.
Di fatto, per circa mezzo secolo il mondo fu dominato da due superpotenze che si spartivano le loro aree di influenze, una limitava l’altra, con la deterrenza, il compromesso o la guerra fredda. Ma quando nel 1991 crollò definitivamente l’Unione sovietica, il bipolarismo mondiale fu sostituito dall’egemonia planetaria degli Stati Uniti: che interveniva dappertutto, salvo nei paesi in cui poneva a rischio l’equilibrio mondiale; poteva bombardare e distruggere insediamenti militari, e perfino popolazioni civili; poteva ritenere alcuni stati canaglia e disporre dei destini planetari. Ma con gli anni, prendono consistenza geopolitica alcune varianti: il mondo islamico insorge e alcune sue punte estreme – incattivite dalla guerra del Golfo, la guerra all’Iraq e l’interventismo nel Medio Oriente – colpiscono obbiettivi simbolici della potenza euro-americana. Aiutato dall’espansione demografica e dai flussi di emigrati verso il nord e l’Occidente, l’Islam infrange l’ordine mondiale americano e stabilisce una nuova tensione non tra Est e Ovest ma tra Nord e Sud.
L’altra novità è il colonialismo prima commerciale e tecnologico della Cina tecno-comunista e del suo “capitalismo di Stato” che diventa competitore globale degli Usa. Intanto la Russia si rialza e con Putin si avvia a riacquistare uno statuto di potenza, seppure non come prima del ’91. La Russia mira a restare egemone nella sua area e su molti dei paesi che un tempo erano satelliti dell’Urss. Non può accettare di essere ridotta al rango di singola nazione circondata dalle basi Nato e privata di ogni autorevolezza sovranazionale.
Se l’Islam avvia un’invasione globale, se gli Stati Uniti e la Repubblica cinese proseguono la loro opera di colonizzazione soprattutto commerciale ma anche ideologica, la Russia non mostra mire colonizzatrici, salvo la naturale espansione economica (per es. col gas) non vuol mettere sotto scacco l’Europa o altre aree del pianeta, ma vuole stabilire questo primato territoriale ed essere circondato da stati neutrali se non sotto l’influenza russa. L’ordine mondiale non può rispecchiare l’ordine americano e coincidere coi suoi piani; la Nato non può espandersi nel mondo, stabilire i diritti e le ingerenze, avocare a sé la polizia internazionale e castigare ogni linea difforme.
Questa è la situazione allo stato attuale. Allora qual è la soluzione di fronte a conflitti come questo? Non c’è una soluzione ma un compromesso realistico tra potenze, diritti, modelli, esigenze. Non potendo avere un Ordine Mondiale universalmente riconosciuto o imposto, stabilito da un Sovrano e garante con la forza e l’autorevolezza di arbitro sovraordinato a tutti gli Stati, l’unica soluzione realistica è accettare la pluralità del mondo e circoscrivere, riconoscere alcune aree omogenee o spazi vitali – per dirla con la geopolitica, Carl Schmitt o più recentemente Samuel Huntington: l’Europa, gli Stati Uniti, l’America latina, la Russia, la Cina, l’India, il sud-est Asiatico, l’Africa, il Medio Oriente o civiltà islamica, l’Australia. Le grandi aree naturalmente possono essere intese diversamente, ma queste dieci ci sembrano le più indicative, a loro volta suddivise in altre aree minori. L’ordine mondiale non può che essere governato da rappresentanti di queste dieci realtà principali.
Non è la soluzione regina e le tensioni non sono certo evitate, ma l’unico criterio di compromesso, l’unico confine di garanzia non può che essere stabilito a partire da queste linee di demarcazione.
Nel caso Ucraina, non può essere la superpotenza americana a stabilire la liceità di fagocitare a occidente l’Ucraina che già nel nome rispecchia il travaglio del suo confine; e non può essere la Russia a imporre con la forza la sua egemonia. E’ necessario riconoscere in queste terre di mezzo una dignitosa neutralità in modo che l’Ucraina non diventi né Occidente, con le basi Nato sui confini con la Russia, né diventi Stato satellite della Russia; ma uno Stato autonomo neutrale che resti a separare l’Occidente e l’Oriente. Ma la verità non è di questo mondo, così come la giustizia e l’armonia. E l’umanità resterà preda delle sue prove di forza, finché guerra non li separi.
MV, Panorama (n.11)