Che coraggio queste bestie… e chiedo scusa alle bestie!

maleducazioneChe coraggio queste bestie… e chiedo scusa alle bestie!
È tutta questione di… civiltà.

Che si viva in un mondo completamente incivile non è una novità. La nonna del mio amico Mauro Magro diceva in bergamasco: “Chi ga il suspech, ga il difech“. E questa notizia non fa che confermare tanto le mie considerazioni sul mondo, quanto la validità del detti popolari, che, sappiamo tutti, fanno parte della saggezza antropologica di qualsiasi cultura.

 

Come sapete, ho la fortunata opportunità di frequentare i giovani di questa generazione, incontrandoli in Università e, a dire il vero, posso dichiarare che vi sono tra loro persone in grado di insegnare parecchie cose al mondo degli adulti. In questo caso, la replica che la signorina Menchi scrive in rete a coloro che le ha hanno attribuito proprietà fisico-mentali di questo tipo, è oltremodo garbata e certo originale rispetto al clima che viviamo in Occidente, quando giudichiamo il successo delle persone, in qualsiasi settore professionale, anche nel mondo adulto.

Si dirà, come quasi sempre accade in questi casi, che è tutta colpa della rete, ma io non lo penso affatto. Lo stile con il quale una persona scrive, oppure esprime un giudizio anche verbalmente, non dipende dal mezzo che usa, ma dalla visione del mondo che si possiede e dalla qualità delle relazioni interpersonali che si stabiliscono con gli altri individui. È vero che Oscar Wilde diceva che ogni uomo mente, ma con una maschera avrebbe detto la verità, ma è altrettanto vero che i sentimenti della pudicizia, del rispetto, della prudenza, della cautela e dell’educazione si possono esprimere quando si è abituati a frequentarli. In sostanza, la famiglia italiana cosa fa? Dove sta? Esiste ancora qualche genitore in grado di fare il proprio dovere, ammesso che ami davvero il proprio figlio? I padri, che una volta erano in grado di pronunciare locuzioni del tipo: “Se non fai così, quella è la porta….”, esistono ancora?

Comincio a sviluppare l’idea che oltre ad essere senza governo, questa nazione sia anche senza padri.

 

 

alessandro_bertirotti2Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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