Censura, sorveglianza di massa e insetti: il World Economic Forum contro il mondo libero
di J.B. Shurk 5 febbraio 2023
Pezzo in lingua originale inglese: Censorship, Mass Surveillance and Bugs: World Economic Forum vs. The Free World
Traduzioni di Angelita La Spada
Possono viaggiare su jet privati, ma alla fine, la congrega del World Economic Forum non è altro che la più grande concentrazione di mascalzoni che la criminalità organizzata sia mai riuscita a riunire nello stesso spazio, orchestrando i piani più efficaci mai concepiti per costringere popolazioni in passato libere a fare esattamente quello che dicono. Nella foto: il fondatore del WEF Klaus Schwab parla a Davos, in Svizzera, il 23 maggio 2022. (Foto di Fabrice Coffrini/AFP via Getty Images)
Il World Economic Forum (WEF), definito l’impero che distrugge le economie nazionali, sembra un’officina che ha rubato parti delle peggiori dittature al mondo per creare il mostro “woke” di Frankenstein. Ha rubato la predilezione degli Aztechi per i sacrifici umani al fine di scongiurare le intemperie, contrastare la propensione dei comunisti cinesi al controllo totale e allo sradicamento della cultura tradizionale, respingere la partnership distruttiva della società dei fascisti italiani con i monopolisti aziendali e la fede dei nazisti tedeschi in una “razza superiore a tutte le altre”, innanzitutto le celebrità, i banchieri, i capitalisti clientelari e i potentati che si riuniscono a Davos e altrove per plaudire ai propri successi e continuare ad attuare ulteriormente il loro “piano generale” che il WEF chiama affettuosamente “Great Reset” – “Grande Reset”.
Come lo stesso Klaus Schwab ha di recente dichiarato al suo pot-pourri di insigni ospiti, il WEF intende “padroneggiare il futuro” e chi può “padroneggiare” ciò che non è stato ancora scritto se non coloro che considerano il resto degli abitanti del pianeta come poco più che semplici servitori e schiavi?
Sarebbe bello pensare che i mostri totalitari del XX secolo sarebbero serviti da sufficiente monito all’umanità a non camminare mai più incautamente nella direzione sanguinaria dell’autoritarismo. Ahimè, sembra che le lezioni brevemente apprese in un secolo di guerre mondiali, genocidi, conquiste e rivoluzioni siano state spazzate via come i semini di un dente di leone, in modo che il male possa ancora una volta attecchire e crescere. Ovviamente, il World Economic Forum non si vede come Stalin, Hitler, Tojo, Mussolini, Pol Pot o Mao. Si vede come John Kerry: come un “gruppo selezionato di esseri umani” che salverà il pianeta per chiunque altro. I totalitarismi del secolo scorso vedevano se stessi in modo diverso? Come Albert Camus avrebbe potuto chiedersi: quando “il benessere dell’umanità” non è stato “l’alibi dei tiranni”?
Quando gli individui più ricchi e potenti del pianeta si riuniscono sotto la protezione di una schiacciante sicurezza militare che garantisce loro tanto l’incolumità quanto l’esclusione degli altri viene in mente un monito contenuto nel libro di Adam Smith La ricchezza delle nazioni: “Raramente la gente dello stesso mestiere si ritrova insieme, anche se per motivi di svago e di divertimento, senza che la conversazione risulti in una cospirazione contro il pubblico, o in qualche espediente per far alzare i prezzi”.
Con il folle impulso a rimpiazzare le energie da idrocarburi con insufficienti alternative “green” che fanno salire i prezzi delle materie prime e dei beni in tutto il mondo, mentre il costo della vita in rapido aumento soffoca tutti tranne i più abbienti, le parole di Smith non sono mai state più accurate. Come spiega John Kerry senza mezzi termini, l’unico modo per combattere anche il minimo cambiamento climatico occorre “denaro, denaro, denaro, denaro, denaro, denaro, denaro”. È strano vedere una “élite” plutocratica e autocelebrativa scoprire il gioco. Se ciascuna di queste esortazioni al “denaro” vale centomila miliardi di dollari, Kerry potrebbe anche essere vicino a parlare francamente.
Prima che i sostenitori del lavaggio del cervello del Club Klaus urlino che le motivazioni umanitarie del World Economic Forum non hanno nulla a che fare con il fare soldi, pensate a come sia folle una simile affermazione. I ricchi hanno un incentivo economico a nascondere le loro fortune dietro la parvenza della benevolenza, in modo da evitare sospetti e arricchirsi ancor di più. Dietro l’idea di “ricostruire [il mondo] in modo migliore”, secondo la teoria del “Grande Reset” dell’economia mondiale proposta dal WEF, c’è un titano aziendale, un colosso bancario, un politico assetato di potere, un capo burocratico o semplicemente un vecchio aristocratico che si arricchisce o acquisisce influenza dalla moltitudine di transazioni segrete che rafforzano l’intera farsa filantropica.
Lo slogan “Amore per l’umanità” vale soltanto per gli adesivi per paraurti che il WEF può attaccare sui suoi veicoli elettrici; “l’avidità” è ancora la forza motrice delle strette di mano segrete che si scambiano i più potenti quando si incontrano. Fanno affidamento sul lavoro degli schiavi africani per l’estrazione di materie prime “green” e su quello degli schiavi cinesi per la produzione di tecnologie “verdi”, denigrando al contempo chiunque si opponga alle loro politiche dei confini aperti che inondano le nazioni occidentali di continua manodopera a basso costo. Com’era prevedibile, i maggiori responsabili dell’indebolimento dei gruppi di lavoro in patria, sovvenzionando al contempo la schiavitù all’estero, sono gli stessi che danno lezioni al mondo sul razzismo, sui salari equi e sui diritti umani.
Come per tutte le truffe in cui i ricchi e i potenti scelgono di rubare ancora di più ai poveri e ai deboli, “l’altruismo” del WEF sembra piuttosto mafioso. I loro agenti bussano alle porte delle imprese in tutto l’Occidente con una semplice proposta: forse non ne hai mai sentito parlare, ma ci sono molti elementi cattivi là fuori che vogliono farti del male. La buona notizia è che possiamo offrirti protezione soltanto per il cinquanta per cento dei tuoi profitti.
Gli imprenditori, che in passato non hanno avuto problemi a realizzare profitti, inizialmente rifiutano la proposta.
Non credo che tu capisca, spiegano i loro nuovi “amici”, senza di noi, i gruppi per i diritti civili potrebbero boicottare i tuoi prodotti in quanto razzisti e transfobici, gruppi di investitori potrebbero svalutare le tue azioni perché non rispetti gli impegni ESG e le banche potrebbero rifiutare di farti prestiti in futuro, perché sostieni “l’odio” e la “disinformazione”. Tutto il nostro staff di notizie societarie potrebbe dover scrivere articoli negativi sulla tua azienda. Sarebbe un peccato vedere soffrire una piccola impresa quando siamo qui per aiutarti.
E come si può ottenere tale aiuto?
È semplice, fai quello che ti dice il WEF di Klaus Schwab, fai affari con le nostre banche ed i fornitori approvati, offri il tuo sostegno alle nostre cause approvate e noi ci occuperemo del resto. Ehi, faremo persino in modo che i politici sul nostro libro paga ti ringrazino pubblicamente per aver salvato il mondo!
Dal bastone alla carota, ossia dalla punizione alla ricompensa. Possono viaggiare su jet privati, ma alla fine, la congrega del World Economic Forum non è altro che la più grande concentrazione di mascalzoni che la criminalità organizzata sia mai riuscita a riunire nello stesso spazio, orchestrando i piani più efficaci mai concepiti per costringere popolazioni in passato libere a fare esattamente quello che dicono. È Cosa Nostra reinterpretata come “la cosa di Klaus”. In un’era più giusta, chiunque partecipasse alle riunioni del WEF sarebbe arrestato per associazione a delinquere finalizzata a commettere estorsioni e frodi. Invece, poiché “i padroni del nostro futuro” hanno investito molto denaro nelle elezioni dei leader più importanti dell’Occidente, presidenti, primi ministri, legislatori e persino militari sono fin troppi felici di difendere la loro causa.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha detto alla sua platea del WEF che l’economia mondiale è in grave pericolo, senza sottolineare che sono state le politiche fatte di restrizioni e lockdown per contrastare il Covid-19 e i tentativi di utilizzare la pandemia come un “grande reset” per sancire il passaggio dell’Occidente dalle energie da idrocarburi a quelle “green” ad essere responsabili di gran parte del danno. Anziché usare la piattaforma globale come un’opportunità per fare un mea culpa tanto necessario al mondo intero, il capo delle Nazioni Unite era più interessato a sollevare altri due punti: 1) dovrebbe esserci una “responsabilità” giuridica per le piattaforme di social media che promuovono “la falsa informazione” e 2) i politici dovrebbero imporre misure impopolari alla loro popolazione per il proprio bene.
In sostanza, il capo dell’organo di governo internazionale preferito dai globalisti chiede che i leader nazionali ignorino intenzionalmente la volontà del loro popolo e istituiscano un sistema per criminalizzare la libertà di parola, in modo che il dissenso scompaia magicamente proprio come un manifestante in un campo di “rieducazione”. Queste sono le stesse “élites” del WEF che poi hanno l’audacia di voltarsi e predicare la “democrazia” e i “valori occidentali”.
Ovviamente, il presidente colombiano Gustavo Francisco Petro Urrego non ha avuto remore a dire a voce alta l’aspetto tranquillo. Seduto accanto al paladino “green” Al Gore, Petro Urrego ha affermato che l’umanità deve “superare il capitalismo”, se vuole sopravvivere. Dato che Gore, membro del consiglio di fondazione del WEF, sembrava non essere in disaccordo, si può affermare che il Club Davos preferisce una versione del comunismo controllata dalla “élite” (ne esiste un’altra?) piuttosto che un sistema di libero mercato in cui la gente comune può prosperare.
Se tutto ciò è in netto contrasto con le libertà occidentali duramente conquistate, che privilegiano la tutela dei diritti e delle libertà individuali rispetto all’interferenza arbitraria dello Stato, il motivo è dovuto al fatto che il World Economic Forum ha ribaltato l’inestimabile retaggio illuministico degli occidentali. In concomitanza con la sua riunione, il WEF ha pubblicato un report che annovera “le fake news e la disinformazione” tra i “rischi” globali più rilevanti. I membri del WEF prevedono pubblicamente che gli Stati Uniti avranno presto leggi su “l’incitamento all’odio”, in aperta violazione della libertà di espressione tutelata dal Primo Emendamento della Costituzione americana. Aumentano le esortazioni a monitorare e applicare i singoli “limiti di carbonio” nella battaglia senza fine contro il clima della Terra in continua evoluzione. Questi stessi autoritari insistono per creare passaporti vaccinali digitali, un tracciamento dei contatti, per introdurre l’uso obbligatorio di “vaccini” sperimentali e di test onnipresenti. E dopo che il World Economic Forum ha deciso che gli occidentali dovrebbero mangiare insetti, l’Unione Europea ha ora autorizzato il consumo di grilli domestici. Censura, sorveglianza di massa e insetti: benvenuti nel futuro, se il WEF dovesse ottenere ciò che vuole.
Nessuno dei programmi di vasta portata del World Economic Forum per rifare il mondo nell’interesse dei suoi membri suona come qualcosa che gli occidentali liberi potrebbero mai accettare di buon grado. Sicuramente è per questo che così tanti relatori del WEF sollecitano l’attuazione di queste politiche indipendentemente dal sostegno pubblico. Forse è anche per questo che il Partito Comunista cinese ha di recente plaudito allo “spirito di Davos” di quest’anno. I comunisti riconoscono il comunismo quando lo vedono, e nell’oligarchia globalista delle “élites” di Klaus Schwab, alla Cina piace quello che vede.
J.B. Shurk scrive di politica e società.