Cause ed effetti?

Cause ed effetti?

È tutta questione di… distorsione della realtà.

Causa_Effetti_01-300x225La scienza, quando vuole studiare l’invisibile con gli stessi mezzi con cui studia il visibile, spesso incorre in molti errori, il più delle volte frutto delle convinzioni personali del ricercatore stesso.

La vita personale, il tipo di esperienze che si fanno, modellano costantemente il modo di ragionare anche nel caso di coloro che fanno ricerca scientifica.

Se prendo come esempio il libro che tenete tra le mani e state leggendo, vi sarà certamente un motivo esistenziale, cioè che affonda le sue motivazioni nella storia personale, per cui ho deciso di scriverlo, di dargli questo titolo e di suddividerlo secondo questo schema. Tutte le decisioni che ho preso in merito a questi temi non sono il frutto di un asettico ragionamento scientifico e letterario, ma il risultato di tutta la mia vita fin qui trascorsa.

Non è possibile svolgere una professione, qualunque essa sia, senza portare dentro di sé il bagaglio della propria esistenza, con la sua storia e i suoi affetti.

E questo accade a tutti gli esseri umani, nella contemporaneità del vivere in comune, favorendo la formazione di atteggiamenti collettivi. Così nasce la cultura, intesa anche come una narrazione di se stessi attraverso i comportamenti del vivere assieme, in un preciso contesto storico e territoriale.

Causa_Effetti_00-2-300x158In questo senso dunque, anche l’abitudine scientifica, di matrice umanistica, con la quale si collegano i fenomeni del reale fra loro, per cui l’antecedente è quasi sempre una causa e il conseguente è spesso un effetto, è frutto di un atteggiamento culturale generale dell’epoca, secondo cui l’uomo è in grado di comprendere la realtà partendo dalla propria esperienza personale.

Possiamo affermare che l’umanità applica la legge della causa-effetto in quasi tutti i suoi ragionamenti, indipendentemente dal luogo in cui si trova a vivere. Perché si applica questo metodo generale che trova le sue due principali espressioni nell’induzione e/o nella deduzione?

Perché in questa maniera si risparmia molta energia mentale e si riducono le cose osservate a qualcosa di semplice. E se una cosa grande come le stelle o piccola come le zampe di un millepiedi sono comprensibili significa che il loro funzionamento è semplice e segue la legge di causa-effetto.

Nella attuale contemporaneità globale, possiamo continuare a pensare in questo modo?

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).