𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐢𝐚𝐨 𝐞 𝐁𝐚𝐧𝐝𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐁𝐞𝐥𝐥𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐥’𝐎𝐩𝐞𝐫𝐚
L’odio e l’idiozia non riposano neanche a Pasqua. E sfilano uniti per impedire che un giovane talento italiano possa dirigere un’orchestra in un teatro francese.
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Bella ciao e Bandiera rossa contro Bellini e l’Opera
di Marcello Veneziani
Pubblicato il 12 Aprile 2023
L’odio e l’idiozia non riposano neanche a Pasqua. E sfilano uniti per impedire che un giovane talento italiano possa dirigere un’orchestra in un teatro francese. Ma riavvolgiamo il nastro e procediamo con ordine. Beatrice Venezi, classe ’90, è nata col pallino di diventare direttore d’orchestra (ci tiene a farsi chiamare direttore). Ha precocemente debuttato a soli ventiquattro anni. Ora, a 33 anni, dirige orchestre in tutto il mondo, da Londra a Beirut, dall’Armenia alla Georgia, da Madeira al Giappone, dal Canada all’Argentina. Sapendo di recare grave offesa al femminismo demente, dirò che Beatrice è davvero brava e bella, con una naturale grazia e un naturale talento, ben coltivato. Però ha un imperdonabile difetto. Ha detto di credere nei valori di Dio, patria e famiglia; fu subito attaccata duramente nel nostro paese, dalle boldrine furenti. Di recente ha persino accettato l’incarico di consigliere musicale del ministro dei beni culturali. Di conseguenza, è diventata un obbiettivo da colpire per tutta la sinistreria e l’antifascisteria militante, con l’omertoso silenzio-assenso della sinistra istituzionale, di potere e di sottopotere, cupola cultural-teatrale in testa.
Domenica di Pasqua Beatrice Venezi ha diretto l’orchestra dell’opera di Limoges per rappresentare la Sonnambula di Bellini. Sono scesi in campo contro di lei il “Movimento contro il Razzismo e per l’amicizia tra i popoli” (amicizia che esclude naturalmente quella tra francesi e italiani) e addirittura la Lega per i diritti dell’uomo. E nel pomeriggio di Pasqua, puntualmente, gli attivisti sono scesi, armati di colombe pasquali della pace, per gridare il loro odio contro la giovane “direttore d’orchestra”. Hanno cantato Bella ciao e Bandiera rossa, assediando il teatro e gridando che il direttore in questione, prima di essere un’artista è una donna di estrema destra.
La dichiarazione più ardita che ho trovato di Beatrice Venezi non ha carattere politico, ma di principio, quando spiega che Dio patria e famiglia “sono valori alla base di tutte le società che hanno un indirizzo conservatore, non vedo niente di fascista nel dire che amo la mia patria, che amo visceralmente l’Italia e che mi piacerebbe che fosse riconosciuta nel mondo per il grande valore che ha e non soltanto per fenomeni negativi(…) Non mi vergogno di dire che la famiglia – indipendentemente dal tipo di famiglia – è la base di qualsiasi società. E poi Dio: io sono credente, per me è un valore, se poi questo non è condiviso… Tra l’altro il cattolicesimo è una delle religioni più accoglienti da questo punto di vista, prende in considerazione tante posizioni diverse ed è dialogante nei confronti di culture e posizioni diverse; questi per me sono valori, non sono slogan”. Per questa sua convinzione viene crocifissa come fascista ed estremista di destra. La controprova del suo fascio-estremismo è l’incarico assunto da pochi mesi: che non è quello di terrorista (in Francia, si sa, le sarebbe andata molto meglio se fosse stata brigatista rossa) o di orchestratrice dei Nuclei Armati Fascistoni, ma addirittura di consigliere musicale del governo Meloni. Un governo eletto democraticamente, che governa democraticamente, allineato e integrato nella Nato e nell’Unione europea. Ma per loro è la prova che Beatrice Venezi è camerata di estrema destra, armata di bacchetta contundente.
Ora, voi direte, che c’importa di alcune decine di “odioti”, non curiamoci di loro. Si, giusto, ma non è così. Quelle manifestazioni, che una volta inscenate si ripetono a pappagallo anche in altre località, qualche perverso risultato l’ottengono. Lo dico anche per esperienza personale.
Se un teatro sa che ci sarà una contestazione di piazza, magari anche a mezzo stampa e con relativa mobilitazione politica, ci pensa due volte prima di invitare un personaggio che può creare problemi. Se può scegliere, trova altre soluzioni. La stessa cosa succede al pubblico: magari ci pensa prima di andarci se sa di trovarsi coinvolto in una gazzarra e magari insultato perché ritenuto complice (ora sapete che è un’estremista fascista; se ci andate lo stesso, vuol dire che siete come lei). Gli stessi artisti che lavorano con lei, magari per iniziativa del solito solerte militante, non potranno sottrarsi dal sottoscrivere una dichiarazione di antifascismo e prendere le distanze dall’appestata; comunque pure loro ci penseranno due volte prima di affiancarla. E così gli sponsor istituzionali e privati… Chi per conformismo, chi per viltà e paura, chi semplicemente per non avere rogne e vivere tranquillo.
La direzione del teatro di Limoges ha fatto sapere che quell’impegno era stato fissato due anni fa, quando la giovane “direttore d’orchestra” non era stata ancora additata come “esponente dell’estrema destra”. Ma oggi che sanno l’atroce verità, lo rifarebbero?
A me è capitato più volte. Per esempio, avevo portato in teatro una serata dedicata a d’Annunzio, i futuristi, i movimenti rivoluzionari del tempo. Gran successo di pubblico, ma un collettivo di artisti protestò, senza aver visto lo spettacolo, reputò inopportuno che fossi io a farlo. La cosa scivolò nel nulla; però quel format doveva girare in un circuito di teatri, ma quel pre-accordo finì nel nulla. Francamente per me andò meglio così, preferisco fare altro. Ma pensate che non ci sia un nesso, comprensibile, tra la protesta del collettivo artisti e la cancellazione dai palinsesti? Mi auguro che non accada la stessa cosa ai prossimi impegni di Beatrice Venezi; confido sulla “neutralità” della musica, sulla velocità dell’oblio e sul soprassalto di saggezza. Ma voi di sinistra che non siete d’accordo con questi facinorosi, ditelo apertamente, spezzate l’omertà in loro favore. A proposito di impegni futuri, ne abbiamo uno in questo mese che faremo insieme, Beatrice Venezi e io, al Salone del Libro, a Parigi…
La Verità – 11 aprile 2023