𝐀𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐜𝐢 𝐬𝐩𝐢𝐚
Ma allora, non è una diceria da complottisti dietrologi e terrapiattisti, ci spiano davvero?
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Attenzione, qualcuno ci spia
Ma allora, non è una diceria da complottisti dietrologi e terrapiattisti, ci spiano davvero? Parto da un piccolo episodio personale, domestico. Siamo a tavola e racconto che da bambino chiesi ai miei genitori di adottare a casa un agnellino. Ero il piccolo, piuttosto coccolato e assecondato nei miei capricci, e i miei genitori fecero portare dal nostro mezzadro Carluccio, un tenerissimo agnellino. Ma io pretendevo di mangiare con lui per terra, a quattro zampe, dalla sua stessa scodella; e mia madre per accontentarmi mise in un tegame due scodelle diverse, una per lui e una per me. Ma poi fecero sparire il mio compagno lanuto. Fine dell’aneddoto. Dopo poche ore sul mio telefono giunge una strana offerta: vuoi adottare in casa un agnellino?
Il caso non è affatto isolato. In Puglia mia sorella, giorni fa, parlava tra amici di un suo conoscente che era andato a farsi trapiantare i capelli a Istanbul; dopo poco sullo smartphone gli giunge un’offerta: se vuoi trapiantarti i capelli ora è possibile anche da noi, a Bari. E la stessa cosa a proposito di un barbiere milanese di cui parlava a pranzo, specializzato nei capelli ricci; anche qui ce n’è uno, avverte solerte il confidente smartphone pugliese.
Aggiungo, per completare il quadro, che spesso il televisore di casa mia si accende e a volte parla, non interpellato da nessuno, s’intromette nella conversazione. Fenomeno paranormale o altro?
Giorni fa avevo scritto un articolo sull’infocrazia. Non pochi lettori mi hanno raccontato vicende analoghe. Come M.F. che racconta un analogo spionaggio: parlavano di coppole insolite in famiglia e puntualmente arriva loro il consiglio per l’acquisto di coppole insolite.
Noto la seguente progressione, molto allarmante. Prima succedeva che se tu ricercavi qualcosa su google o su un altro network, ti arrivava poi la pubblicità relativa a quel che cercavi; la meta di un viaggio, una moto, un prodotto qualunque. Ti contrariava l’ingerenza ma in fondo era una conseguenza della tua ricerca in rete. Dopo, ci siamo accorti che se parli al telefono o in un whatsapp o in un’e-mail di qualcosa, ti arriva il corrispettivo e ciò ti inquieta di più perché avverti che le tue conversazioni al telefono sono intercettate, almeno da algoritmi. Ora addirittura succede che se tu parli con qualcuno a voce, de visu, non al telefono, anche avendo lo smartphone lontano da te, in un’altra stanza, ti arriva la pubblicità in relazione a ciò che dicevi. Inquietante. Finora l’ambito delle ingerenze non è nocivo, anche se è una molestia della privacy, una lesione futile della propria libertà; finché arrivano consigli per gli acquisti, uno può ignorarli e basta. Come ignoriamo o chiudiamo subito la telefonata alle ossessive, quotidiane persecuzioni di gestori telefonici, di servizi, luce, gas e menate varie. “Signor Marcello?” E io li mando subito a quel paese. Ma visto che nel giro di così poco tempo siamo passati dall’intercettazione di una ricerca su google, a una delazione telefonica e da questa a un vero e proprio spionaggio di conversazioni private, domestiche, non telefoniche, allora ti chiedi quali saranno le prossime tappe e fino a che punto siamo spiati solo per ragioni commerciali. E come si ferma, come si evita la commutazione in qualcos’altro di più preoccupante come la schedatura di gusti e tendenze, la vigilanza sulle opinioni e sui comportamenti privati, anche leciti ma reputati magari scorretti? Qual è il confine tra lo spionaggio e il plagio, il condizionamento mentale, la pressione psicologica, l’induzione all’autocensura, il regime di sorveglianza?
Come sempre noi italiani, prima denunciamo la cosa, poi la buttiamo sul ridere, vediamo il lato comico e ci ridiamo su. Facciamo bene, per carità, a scherzarci o fare una ramanzina grottesca ad Alexa o affini, che anziché aiutarci fanno il doppio gioco e lavorano per l’invasore. Taci, il nemico ti ascolta! Era la propaganda di guerra di ottant’anni fa. Ma non siamo in guerra con nessuno né siamo così interessanti da essere spiati né così psicolabili da seguire i consigli per gli acquisti; anzi già per il solo fatto che si sono intromessi nella nostra vita privata, quei prodotti indicati li cancelliamo a priori. Attenti a parlare di prostitute o mafiosi. Mia sorella, ad esempio, ha parlato di Messina Denaro e teme di essere coinvolta…
Ma ora stiamo tranquilli perché il Garante per la Privacy ha avviato un’indagine dopo che un servizio televisivo e diversi utenti hanno segnalato che basta pronunciare alcune parole sui progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, un’agenzia turistica, un prodotto cosmetico. Su questo illecito uso di dati che si fa alle spalle di persone ignare, l’Autorità per la privacy – si legge in una nota – “ha avviato un’istruttoria, in collaborazione col Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e sia stato correttamente acquisito il loro consenso”. Più che l’apertura di un’indagine o un’istruttoria, che non si nega a nessuno, vorremmo che sia fermato questo spionaggio. E vorremmo sapere se si sta indagando non solo sull’uso distorsivo di app e reti ma sull’uso spionistico dello stesso smartphone, che va al di là di ogni pur molesta interferenza nella nostra vita privata. Non sarà il Grande Fratello ma un Piccolo Cugino; però, diamine, dà fastidio e non è affatto da escludere che possa farsi Grande con gli anni.
(Panorama n.9)