Atei idolatri
È tutta questione di… cognizione di sé.
La scorsa settimana, ho iniziato, con un gruppo di adulti, un corso di Teologia di base, tenuto da un teologo di fama, Don Pietro Cantoni. È probabile che, giunti ad una certa età, in cui il grado di consapevolezza della propria condizione umana si avvicina a quello del tempo trascorso, si percepisca la necessità di conoscere più approfonditamente il cristianesimo. Certo, per coloro che decidono di aderire a questa visione della vita e del mondo.
Ebbene, detto questo, vi inserisco parte della lezione che Joseph Ratzinger (che Don Pietro ci ha fatto avere, dopo la lezione), oggi Papa Emerito Benedetto XVI, lesse nel 1969, il giorno di Natale, ai microfoni della Hessian Rundfunk: “Dalla crisi odierna emergerà una chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Lascio a voi le considerazioni riflessive su tale profezia, su tale verità. Mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti la saggezza di queste parole, e non penso che sia una profezia che si autoadempie. Penso sia una realtà che molti cristiani, e non cristiani, atei o meno, sperimentano quasi quotidianamente.
Legata a queste parole, ecco la mia ulteriore considerazione, frutto, ovviamente, degli insegnamenti ricevuti da Don Pietro.
Con il termine ateismo ci riferiamo alla negazione di Dio, perché ??e?? significa senza Dio. Noi tutti sperimentiamo che qualcosa c’è. Se non altro, siamo noi che pensiamo. E l’ateo cosa pensa? Pensa che questo fondamento non opera, non aiuta, non dà quello che lui si aspetta. Ma, qual è la risposta di Dio ad un tale rifiuto? “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). La risposta di Dio è la misericordia. Dice il prof. teologo: “Allora tutti si salveranno? Non lo sappiamo, perché la misericordia è un dono rivolto ad una libertà e il dono va accolto. Quella povera ragazza che, in questi giorni, ha rifiutato la vita ha rifiutato anche la Misericordia? Non lo sappiamo. Quell’incontro è, e rimane, misterioso. Possiamo pregare per lei, perché in quel misterioso incontro abbia detto di sì alla Misericordia di Gesù. Noi, d’altra parte facciamolo fin da ora. Accogliamo l’amore misericordioso di Gesù: se lo facciamo, Lui entra, rovescia, sconvolge e… salva”.
Perché ho unito questi due concetti sostanziali in un unico scritto, anche se sembrano slegati?
Esiste, invece, un legame: proprio il mistero della misericordia che cade sulle debolezze umane. E gli uomini, tutti noi, siamo interni ed esterni alle nostre chiese, alle nostre appartenenze, persino ai nostri ideali. Ognuno di noi insegue a fatica un obiettivo, da credente in Dio oppure da idolatra, e in questi due casi la Misericordia (misere cordis, portare nel proprio cuore la miseria dell’altro) interviene su tutti, nessuno escluso.
E questo è un altro mistero ancora.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).