Anche i merluzzi piangono

ANCHE I MERLUZZI PIANGONO

Spiavo al mare un pescatore che afferrava euforico il pesce abboccato alla sua canna e la gente intorno si congratulava a vedere il povero sgrombro agitarsi e disperarsi e soffrire con quel feroce amo in gola. Ma perché se spari a un tordo sei un criminale e se uccidi un pesce sei un benemerito? Sono due creature di uguale dimensione, presumo stessa sensibilità e intelligenza; anzi il pesce ha più fosforo, invece tordo sta per fesso. Eppure la triglia non commuove e nemmeno la spigola, pesce federalista, che al nord muta in branzino. Forse il peccato originale è addirittura nel Cantico delle creature di San Francesco che esalta il creato ma si dimentica del mare e dei suoi abitanti. Non è in malafede, naturalmente, è che lui è dell’entroterra… Sia chiaro, io sono uomo di mare, mangio il pesce, gli uccelli a tavola mi fanno senso. Con la caccia sono in perfetto equilibrio tra cacciatori e anti: da ragazzo presi la licenza di caccia ma non uccisi mai un animale. Forse per imperizia, forse per stucchevole pietà, ma mi pareva brutto sparare a un uccello disarmato, era una lotta impari. Lo avrei fatto solo se avesse sparato prima lui o se mi avesse insultato pesantemente. A me della caccia piaceva tutto, il rito, la natura, l’alba, l’arma, la tenuta, il cammino, l’appostamento, l’ascolto e la scoperta. Non l’esecuzione. E se anziché sparare gli facessimo la foto? Beccato, ora finisci su Instagram. Ma torno a chiedervi: perché vi commuove l’uccello e non il pesce, che pure è simbolo cristiano, non vi sporca i balconi, l’auto o la vostra testa, e non vi sveglia con i suoi versi? Quando vi fa gli occhi di triglia, la boccuccia da merluzzo, lo sguardo da totano, non vi commuove? Su Brambilla, pensi anche al Pesce. Santa Orata martire.