Le ambizioni neo-ottomane di Erdoğan si dirigono verso est
di 20 febbraio 2022
Pezzo in lingua originale inglese: Erdoğan’s Neo-Ottoman Ambitions Turning Eastward
Traduzioni di Angelita La Spada
Ossessionato dall’idea di far rivivere i giorni di gloria imperiali dei turchi, Erdoğan guarda alla parte orientale della Turchia per creare un’alleanza strategica pan-turca/islamica costituita da Turchia, Azerbaigian e Pakistan, con alleanze tattiche part-time con Iran, Qatar e Bangladesh.
L’idea è quella di riunire tre nazioni musulmane: la Turchia, membro della NATO; l’Azerbaigian, con le sue ricche risorse di idrocarburi e le crescenti capacità militari; e il Pakistan, con le sue armi nucleari.
Non è un caso che Erdoğan abbia visitato l’Azerbaigian più di 20 volte durante la sua presidenza.
Ankara sembra sperare che l’uscita degli Stati Uniti dall’Afghanistan abbia creato spazio per il ruolo di leadership di Turchia e Pakistan.
Sembra tutto promettente. Tranne che non lo è.
La mossa voluta dalla Turchia per trasformare la cooperazione dei Paesi turcofoni in un’unità politica che potrebbe indebolire l’influenza di Pechino e Mosca in Asia centrale sarà senz’altro oggetto di un attento esame da parte di Cina e Russia.
In teoria, l’Iran è il “fratello musulmano” della Turchia. In realtà, è l’avversario settario (sunnita) della Turchia (sciita), rivale storico e contendente transfrontaliero nell’Iraq a maggioranza sciita e nella Siria governata dagli sciiti.
E, infine, la Russia. L’Azerbaigian è ancora più un territorio russo che turco. Sono più numerosi gli azeri che parlano russo rispetto a quelli che amano ruggire lo slogan turco “una nazione, due Stati”. Il Pakistan rimane l’alleato più fedele della Cina e sembra felice di considerarsi territorio cinese.
L’ambizioso calcolo politico neo-ottomano del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è valso alla Turchia un isolamento internazionale senza precedenti. La Turchia si è aggiudicata il titolo di essere l’unico Paese al mondo che è stato sanzionato negli ultimi cinque anni da Stati Uniti, Russia e Unione Europea. I negoziati della Turchia per la piena adesione all’UE si sono interrotti e il Consiglio Europeo ha avviato procedure di infrazione contro l’unico Stato membro musulmano della NATO. Ossessionato dall’idea di far rivivere i giorni di gloria imperiali dei turchi, Erdoğan guarda alla parte orientale della Turchia per creare un’alleanza strategica pan-turca/islamica costituita da Turchia, Azerbaigian e Pakistan, con alleanze tattiche part-time con Iran, Qatar e Bangladesh.
L’idea è quella di riunire tre nazioni musulmane: la Turchia, membro della NATO; l’Azerbaigian, con le sue ricche risorse di idrocarburi e le crescenti capacità militari; e il Pakistan, con le sue armi nucleari.
Lo slogan “una nazione, due Sati” ha acquisito slancio in particolare dopo il sostegno militare e logistico offerto dalla Turchia all’Azerbaigian durante la guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, che si è conclusa con importanti vantaggi azeri sull’Armenia. L’Azerbaigian è diventato un cliente sempre più esigente di sistemi d’arma di fabbricazione turca. La Turchia ha invitato l’Azerbaijan e il Pakistan a far parte del suo programma TF-X, un piano ambizioso per costruire una nuova generazione di aerei da combattimento autoctoni.
Le vendite di armi della Turchia all’Azerbaigian sono aumentate negli ultimi anni. Nel 2020, il volume delle esportazioni di materiali per la difesa e aerospaziali di fabbricazione turca in Azerbaigian si è sestuplicato. Allo stesso modo, tra il 2016 e il 2019, la Turchia è diventata il quarto fornitore di armi del Pakistan, superando gli Stati Uniti, mentre il Pakistan è diventato il terzo mercato più grande di armamenti della Turchia.
Nel 1988, Turchia e Pakistan istituirono un Gruppo Consultivo Militare con l’obiettivo di rafforzare le relazioni sugli approvvigionamenti militari e sugli appalti per la difesa. Man mano che la cooperazione si è intensificata, il gruppo si è ampliato e si è trasformato nel Consiglio di Cooperazione Strategica di Alto Livello (HLSCC). All’inizio del 2020, Erdoğan e il primo ministro pakistano Imran Khan hanno co-presieduto la sesta sessione dell’HLSCC e hanno firmato 13 memorandum d’intesa (MOU), cinque dei quali relativi all’industria della difesa.
In base a un contratto, la Turchia avrebbe costruito e venduto quattro corvette multiuso alla Marina pakistana. In precedenza, nel 2018, le industrie aerospaziali turche (TAI) avevano firmato un contratto da 1,5 miliardi di dollari per la vendita di un lotto di 30 elicotteri d’attacco T129 al Pakistan.
Non è un caso che Erdoğan abbia visitato l’Azerbaigian più di 20 volte durante la sua presidenza. Nel settembre 2021, le forze armate azerbaigiane, turche e pakistane hanno condotto un’esercitazione militare congiunta di otto giorni a Baku, soprannominata “Tre fratelli – 2021”. Per tutto il 2021, Ankara, Baku e Islamabad hanno discusso i modi per rafforzare il commercio, gli investimenti, i trasporti, le banche e il turismo dopo aver firmato la Dichiarazione di Islamabad che mira a migliorare l’interazione economica tra le tre nazioni musulmane.
Per avere un peso politico nel futuro dell’Afghanistan, la Turchia sta lavorando a stretto contatto con il suo fedele alleato del Golfo, il Qatar. All’inizio di dicembre, Erdoğan e l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, hanno firmato 12 memorandum d’intesa in vari ambiti, tra cui il settore militare, sanitario, turistico e quello dell’istruzione. Il ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha spiegato: “Il Qatar lavorerà con l’alleato della Turchia e con i funzionari talebani per garantire che l’aeroporto internazionale di Kabul, luogo di scene caotiche dopo la presa di potere dei talebani, continui a funzionare”.
Ankara sembra sperare che l’uscita degli Stati Uniti dall’Afghanistan abbia creato spazio per il ruolo di leadership di Turchia e Pakistan. Alcuni studiosi sono d’accordo.
“Per 20 anni abbiamo avuto gli Stati Uniti nella regione come forza extraregionale, ma con i piedi per terra. E ora che se ne sono andati c’è un vuoto politico. (…) Ci sono dinamiche geopolitiche”, ha dichiarato Rabia Akhtar, che dirige il Center for Security Strategy and Policy Research (CSSPR) presso l’Università di Lahore. “Il Pakistan ne è proprio al centro. E non è solo il Pakistan, ma anche l’Iran, la Turchia”.
Il 23 dicembre, dopo un pausa di dieci anni, è partito dal Pakistan il primo treno merci diretto in Turchia, passando per l’Iran, chiamato servizio ferroviario Islamabad-Istanbul. È stato un importante impulso alle capacità commerciali dei tre fondatori dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica. La decisione è arrivata dopo diversi anni in cui gli Stati Uniti hanno perseguito una politica di “massima pressione” contro l’Iran per isolare il Paese, interrompendo ogni tipo di commercio internazionale con la Repubblica islamica.
All’inizio di dicembre, Iran, Azerbaigian e Georgia hanno raggiunto un accordo sulla creazione di una rotta di transito che colleghi il Golfo Persico al Mar Nero. Questa rotta di transito può potenzialmente collegarsi con il servizio ferroviario Islamabad-Istanbul e potenziare ulteriormente i collegamenti nella regione, dato che il Pakistan e la Turchia sono entrambi stretti alleati dell’Azerbaigian oltre ad avere forti relazioni commerciali con l’Iran.
Sembra tutto promettente. Tranne che non lo è.
Prendiamo, ad esempio, l’accordo turco-pakistano per la fornitura di elicotteri d’attacco T-129. Questa vendita si è interrotta perché Turkish Aerospace Industries (TAI) non è riuscita a garantire le licenze di esportazione statunitensi per il contratto. Il T-129 è costruito su licenza dell’azienda italo-britannica AgustaWestland. È alimentato da motori prodotti da LHTEC, una joint venture tra l’azienda statunitense Honeywell e la società britannica Rolls-Royce.
In breve, l’accordo militare turco-pakistano è diventato una vittima di una disputa turco-americana sull’acquisizione da parte della Turchia del sistema missilistico antiaereo S-400.
Poi c’è la Cina. Dopo l’acquisizione del potere da parte dei talebani, la Cina è stato il primo Paese straniero a promettere aiuti umanitari di emergenza all’Afghanistan. La sicurezza alle frontiere occidentali della Cina è essenziale per Pechino e per i suoi progetti Belt and Road in Asia centrale e in Pakistan. La Cina ha inoltre bisogno nella regione di un sistema di sicurezza favorevole per proteggere i suoi interessi economici. La tradizionale alleanza Cina-Pakistan si sta evolvendo in un’alleanza sino-pakistana in Afghanistan, dove potrebbe esserci soltanto un ruolo troppo limitato per la Turchia. “È probabile che ci sia una cooperazione strategica più profonda tra Cina, Pakistan, Afghanistan, Russia e Iran, sulla lotta al terrorismo e sulla repressione del traffico illegale di droga”, ha dichiarato Mercy A. Kuo, vicepresidente esecutivo di Pamir Consulting.
La Cina è stata anche tradizionalmente sospettosa del sostegno segreto offerto dal governo turco alla sua minoranza turco-musulmana, gli uiguri, che il Partito Comunista Cinese considera una minaccia fondamentale per la sicurezza. All’inizio di quest’anno, il Consiglio di Cooperazione dei Paesi turcofoni, noto anche come Consiglio turco, ha cambiato nome in Organizzazione degli Stati turchi, aumentando i sospetti cinesi (e russi) in merito al potenziale separatismo pan-turco. La mossa voluta dalla Turchia per trasformare la cooperazione dei Paesi turcofoni in un’unità politica che potrebbe indebolire l’influenza di Pechino e Mosca in Asia centrale sarà senz’altro oggetto di un attento esame da parte di Cina e Russia.
Poi c’è l’ambiguità iraniana. Le esercitazioni militari “Tre fratelli – 2021” condotte a settembre hanno acceso maggiori tensioni tra l’Azerbaigian e l’Iran poiché la Repubblica islamica ha percepito ciò come una minaccia alla sicurezza, in particolare a causa del coinvolgimento del Pakistan. In risposta, il 1° ottobre, l’esercito iraniano ha dato il via alla propria esercitazione militare, dal nome in codice “Fatehan Khaybar”, nei pressi del confine dell’Iran con l’Azerbaigian. Poco dopo queste esercitazioni militari, l’Azerbaigian ha chiuso a Baku una moschea e un ufficio gestiti dal rappresentante del leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Teheran deve anche affrontare la minaccia di tendenze separatiste etno-nazionalistiche tra la sua stessa popolazione turca azera. Si stima che la minoranza turca in Iran, la più numerosa, sia costituita da 14-20 milioni di persone, in un Paese che conta complessivamente 84 milioni di abitanti.
Un altro contrasto esistente tra l’Azerbaigian e l’Iran riguarda i contratti per la ricostruzione firmati dopo l’ultima guerra del Nagorno-Karabakh. Teheran è rimasta delusa dalle generose assegnazioni da parte di Baku di progetti di costruzione a società turche o pakistane anziché a offerenti iraniani.
In teoria, l’Iran è il “fratello musulmano” della Turchia. In realtà, è l’avversario settario (sunnita) della Turchia (sciita), rivale storico e contendente transfrontaliero nell’Iraq a maggioranza sciita e nella Siria governata dagli sciiti.
Infine, l’Azerbaigian è ancora più un territorio russo che turco. Sono più numerosi gli azeri che parlano russo rispetto a quelli che amano ruggire lo slogan turco “una nazione, due Stati”. Il Pakistan rimane l’alleato più fedele della Cina e sembra felice di considerarsi territorio cinese.
L’ambizione pan-turca/islamista di Erdoğan sarà positiva sia per gli interessi russi sia per quelli cinesi perché comporterà un maggiore impegno turco verso est e un ulteriore indebolimento dei legami già tesi fra Ankara e le istituzioni occidentali, in particolare con la NATO. Mosca e Pechino saranno senz’altro in grado di controllare qualsiasi azione scorretta del neonato blocco turco/musulmano.
Burak Bekdil, uno dei maggiori giornalisti turchi, è stato di recente licenziato da un importante quotidiano del paese dopo 29 anni di lavoro, per aver scritto sul sito web del Gatestone ciò che sta accadendo in Turchia. È membro del Middle East Forum.