𝐀𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐥𝐚 𝐓𝐞𝐬𝐭𝐚
La mia spiaggia segreta è così segreta che è inaccessibile a tutti.
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Al mare persi la Testa
La mia spiaggia segreta è così segreta che è inaccessibile a tutti. Il suo nome è La Testa, il suo nomignolo è La Spiaggetta, la sua ubicazione è Bisceglie, il mio paese natio. Sono innamorato di tante spiagge nel sud, in Italia, nel mondo, sono quasi un sommelier di spiagge e calette; e la lunghissima Puglia ne offre a bizzeffe, è un corridoio infinito sul mare, dal Gargano al Salento e non basta, perché poi gira fino a Taranto. Ma la spiaggia segreta e più amata si chiama appunto La Testa ed è sempre nella mia testa. Purtroppo però, è invisibile, irraggiungibile; dista da qui più di trent’anni. Non c’è più. Voi direte, ma come è possibile, le spiagge non sono mica mortali. Gli uomini tramontano, le rocce no. E invece quel luogo incantato in cui trascorsi mezza infanzia, l’adolescenza e la gioventù, dove imparai a nuotare, dove si ritrovava quasi tutta la mia famiglia, mio padre in testa, ed era come una larga balena in forma di scoglio obliquo, liscio e digradante verso il mare, arenato tra ciottoli, un giorno sparì. Crollò la strada e la muraglia sottostante, e fu annientata. Poi fu ripristinata con lastroni importati ma è diventata altra cosa dopo il lifting e la chirurgia ricostruttiva, ha perso la sua straordinaria particolarità: la Balena spiaggiata non c’è più.
Poco dopo la sua scomparsa, m’innamorai di Talamone in Maremma, solo perché c’è uno scoglio simile a La Testa e io immaginai che come la Grotta di Loreto fosse miracolosamente trasvolata dalla mia Betlemme, Bisceglie, fin qui. A dir la verità, quello scoglio non è come la Balena originaria, assolutamente irriproducibile e mitica, ma almeno le somiglia, quantomeno la ricorda. Ma l’originale vive segreta nei cieli e nei cuori. Però io ci torno alla Testa, con la testa, ogni giorno che sono al mare, perché ogni momento d’incanto che vivo sul mare lo riporto a quel piccolo paradiso perduto, da cui fui sfrattato ma che non ho più dimenticato. In fondo amiamo gli archetipi che ci portiamo dentro, e che conoscemmo in quel tempo fuori dal tempo, l’infanzia piena d’incanti.
La gazzetta del Mezzogiorno (giugno)