Adolescenti Covid-19
È tutta questione di… realtà.
Questo studio, appena pubblicato, presso una rivista scientifica di indubbia caratura mondiale, ci dice che le cose non vanno bene per gli adolescenti di questo nostro mondo.
In 36 studi scientifici, provenienti da 11 nazioni, che hanno coinvolto un totale di 79.781 bambini e adolescenti, assieme a 18.028 genitori, emerge una triste e prevedibile diretta correlazione fra le misure di lockdown e la salute mentale.
Nello specifico, 1 adolescente su 4 presenta sintomi clinici di depressione e 1 su 5 quelli di un disturbo d’ansia generalizzato.
Avremo dunque, se non corriamo ai ripari e con una certa urgenza, una generazione futura di esseri umani che manifesteranno comportamenti privati e pubblici inadeguati e malati, con una serie di conseguenze professionali ed esistenziali di una certa portata storica.
Certo, nella storia del mondo vi sono stati periodi decisamente più critici e difficili, rispetto a quello attuale, peraltro non ancora terminato. Ma, la percezione delle difficoltà, e quindi del dolore, è assoluta per ogni essere umano, all’interno del proprio periodo storico ed esistenziale. In altri termini, ognuno di noi percepisce il proprio dolore, la propria difficoltà come la peggiore, anche se razionalmente, e ragionevolmente, è nelle condizioni di porre tale esperienza a confronto, e quindi di relativizzare.
Quest’ultima capacità/abilità neuro-cognitiva non è innata, ma appresa.
Quindi, se non siamo educati a pensare che il dolore e la sofferenza appartengono, come la fatica, al genere umano in quanto tale e che nessuno di noi è esentato da queste situazioni, non riusciremo a gestire il dolore e la sofferenza.
Ecco, la situazione dei nostri giovani (non di tutti, ovviamente…) è un po’ questa, proprio perché gli strumenti cognitivi che permettono la gestione del dolore, della sofferenza e della fatica sono essenzialmente legati alla conoscenza della storia del mondo, dunque al sapere, all’istruzione, alla lettura.
E lo vediamo molto bene in questi giorni, in cui la classe politica non vuole scegliere il prossimo Presidente della Repubblica, cosa significa essere individualisti, ossia non possedere gli strumenti esistenziali per comprendere il dolore e la fatica dei cittadini.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).