𝐀 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐛𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐢𝐚𝐳𝐳e
Grande come una banlieue, esplode in Francia la polveriera dei migranti, la rabbia e l’odio anti-occidentale. È il fallimento del modello d’integrazione e assimilazione dei nord-africani e degli islamici medio-orientali. Ci dovrebbe insegnare tante cose… Ma c’è un altro aspetto di ordine più generale che riguarda la frequenza di rivolte in Francia, non solo di colore ma per ragioni sociali, rivendicazioni economiche, lotte contro il sistema.
Ancora una volta fiamme, scontri e barricate in Francia. E il paragone sorge spontaneo: perché da noi non succede? Non siamo più contenti, molti problemi che portano i francesi in piazza sono anche i nostri, a parte la questione banlieu e la differenza tra Macron e Meloni. E allora perché? Sarà l’indole dei popoli, sarà che siamo più disincantati, scettici e realisti e forse più pigri, più timorosi, meno aggressivi. Forse abbiamo capito che quelle rivolte non portano da nessuna parte. Noi perlomeno abbiamo provato a cambiare con il Voto, ora con i grillini, con la Lega, con la Meloni al governo. Le proteste sono sempre di minoranze rumorose, non incidono sui governi. Gilet gialli, allevatori in guerra, camionisti, immigrati ma il potere resta a Macron e dietro di lui alla Cappa. Resta il fatto che né loro con le loro proteste né noi, con i nostri sornioni mormorii di opposizione, senza rivolta plateale, riusciamo a cambiare le situazioni. Forse c’è poco o nulla da cambiare e con la piazza non si cambia in meglio. Arrabbiati o solo scontenti, a decidere restano i potenti. Mesta conclusione, ma ne avete una migliore?
#marcelloveneziani