L’ora del piacere e l’ora del dolore
Francesco Alberoni – Dom, 07/07/2019
Quando una madre è col suo bambino, lei sta facendo qualcosa e lui gioca poco lontano, né la donna né il bambino si accorgono che passa il tempo.
Il tempo per loro non esiste. Ma se il bambino è uscito in un giardino che sta sulla strada, lei si accorge che non lo sente, allora «entra nel tempo», incomincia a percepirlo. Se il bambino tarda a tornare arriva l’ansia e l’attesa. Aspettare qualcuno vuol dire percepire il tempo mentre sta passando. Non c’è bisogno di guardare l’orologio, quando aspetti percepisci il durare e il durare è dolore. È come lo svolgersi di un nastro o, meglio, di un elastico che trascini in avanti e, in questo modo, il «già passato» si allunga generando una tensione: la sofferenza e l’angoscia crescono esponenzialmente.
Tanto l’assenza del tempo nella presenza, quanto il tormento dell’attesa nella assenza, sono esasperati nell’amore. Quando la persona amata è presente accanto a te, o la senti nella stanza accanto, o soltanto l’ascolti al telefono, non c’è il tempo e sei immerso nella serenità. Non conta cosa fate, conta solo la presenza. Quando gli amanti si accarezzano, si abbracciano, fanno l’amore, il tempo scorre via senza che lo percepiscano, e quando guardano l’orologio e scoprono quanto sono stati felici, di solito si accorgono che è sempre più tardi di come pensavano.
Il tempo lo percepisci e diventa dolore solo quando la persona amata è assente e tu ne aspetti il ritorno. Se ti ha dato un appuntamento, quel momento diventa la «porta del tempo» e se lei ritarda, allora il tempo irrompe con tutta la sua angoscia. Nell’attesa di chi ami il tempo scorre lentissimo, il nastro si tende in modo atroce. Col passare degli istanti ti domandi perché l’altro arrivi tardi. Se mi amasse, pensi, desidererebbe vedermi come lo desidero io. Perché allora non è già venuto, perché non è già qui? Il tempo dell’attesa diventa una misura dell’intensità di amore e se l’attesa diventa troppo lunga, arriva il terrore che lui non ti ami. Non è gelosia, non importa cosa ha fatto: se si è fermato con degli amici, se ha preso un caffè, se è entrato in un negozio… Non importa cosa ha fatto, sei precipitato nel tempo e il tempo e dolore.