𝟮𝟱 𝗹𝘂𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗳𝗼𝗿 𝗲𝘃𝗲𝗿
Da settantasette anni il 25 luglio è il tormentone della storia d’Italia, il paradigma di tutte le cadute dei capi, di tutti i conflitti tra poteri e di tutti i voltafaccia e i tradimenti. Ogni leader deposto nella nostra repubblica ha subito la sindrome del 25 luglio…
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25 luglio for ever
Da settantasette anni il 25 luglio è il tormentone della storia d’Italia, il paradigma di tutte le cadute dei capi, di tutti i conflitti tra poteri e di tutti i voltafaccia e i tradimenti. Ogni leader deposto nella nostra repubblica ha subito la sindrome del 25 luglio: da Craxi a d’Alema, da Berlusconi a Bossi, da Letta a Renzi, fino a Salvini, solo per dire dei più recenti. E sarebbero in tanti tra renziani, sinistre e grillini a vendersi Conte (“Giuseppe venduto dai fratelli” era un film biblico famoso), ma si trattengono solo perché temono di cadere con lui e di andare alle urne. Ora scarseggiano i capi, ma abbondano i Badoglio.
Per i missini, la replica del 25 luglio fu la scissione di Democrazia Nazionale dal Msi dove mezza classe dirigente abbandonò il partito in cui militava da sempre. Almirante ripeteva che fu coniato un verbo in inglese, To Badogliate, per indicare il tradire usando il nome del Maresciallo Badoglio. Poi venne il caso Fini, divenuto il Badoglio per antonomasia, o lo Schettino secondo altri.
Il 25 luglio è anche un evento paradossale: un dittatore che va al Gran Consiglio consapevole del destino che lo attende, cade democraticamente, con voto di maggioranza, rimette il suo mandato nelle mani del Re e poi si fa arrestare. Chi lo abbatte sono i suoi quadrumviri della Marcia su Roma (Balbo era morto), le migliori intelligenze del regime, da Grandi a Bottai, personalità di valore come de’ Stefani, de Marsico, Rossoni, Federzoni; la destra del regime, sotto l’egida del Re, più qualche spurio. Con il Duce al Gran Consiglio restano in pochi e non i migliori. Mussolini è stanco e sfiduciato, non ama la prospettiva di andare al rimorchio dei tedeschi, magari voterebbe anche lui per la caduta… Poi con l’8 settembre verranno le tragedie, da Salò a Verona, gli eccidi rossi, i rastrellamenti tedeschi, la guerra civile. Ma il Paese spaesato e decapitato, con la classe dirigente che si squaglia, comincia là (salvo antichi precedenti). Le nostre classi dirigenti che vanno a vendersi e a venderci al miglior offerente cominciarono lì. Il 25 luglio non finì più.
MV, 25 luglio 2020